Non è la Politica che è decadente, sono gli ingordi di potere che paralizzano le alternative possibili

Eurodeputati, senatori, deputati, consiglieri regionali, con un consolidato curriculum politico e privilegi garantiti, si mettono in gioco per una qualsiasi carica non certamente equiparabile a quella che occupano

A pochi giorni dalle elezioni amministrative, non può sfuggire un’ingenua analisi su quanto sta accadendo. Eurodeputati, senatori, deputati, consiglieri regionali, con un consolidato curriculum politico e privilegi garantiti, si mettono in gioco per una qualsiasi carica non certamente equiparabile a quella che occupano. Dovrebbero sentirsi appagati nella loro bramosia di affermazione e, invece, no, tornano a reclamare un potere locale territoriale e lo vogliono a tutti i costi. Forti della notorietà, non hanno pudore neanche di fronte a cittadini che per anni si sono messi a servizio delle Comunità o che esprimono flussi energetici nuovi e positivi.

Poi, c’è un’altra categoria, quella degli ex sindaci, ex amministratori e tutti lì a promettere cambiamenti, metamorfosi di realtà cristallizzate, come se non avessero mai avuto altre opportunità. Non è la Politica che è decadente sono coloro che sono ingordi di potere che paralizzano alternative possibili, loro la chiamano “Passione, Amore per il territorio d’origine”, ma è proprio così?

Prendiamo in considerazione la Basilicata, dove sono diversi i casi di candidati rientranti in queste categorie e chiediamoci, dove erano quando i propri territori gridavano vendetta per l’assalto delle multinazionali del petrolio, del vento, dell’acqua, della terra? Semplicemente non c’erano e nonostante occupassero scranni alti, nulla hanno fatto per impedire autorizzazioni suicide della propria Terra.

Un’altra incredibile anomalia è che molti di questi candidati, espressione di partiti nazionali, sono quasi tutti inseriti in liste civiche. Soprattutto nei piccoli centri, i partiti sono scomparsi, persino gli orgogliosi sovranisti rivendicano un incredibile civismo locale e per avallarlo rinunciano, momentaneamente, ad incarichi ricoperti e simboli. Ci vorrebbe una nuova branca della psicologia per interpretare tali ambivalenze, ma forse, per noi comuni cittadini è tutto, già, abbastanza ovvio, essere a capo di un territorio ti dà privilegi da feudatario, puoi imporre e disporre direttamente del destino reale delle persone. Senza un territorio come entri nella giostra dei fondi da gestire e nelle contrattazioni con le multinazionali?

Ci sono Comuni, dove sono state realizzate opere inutili, mentre quelle necessarie e a beneficio collettivo sono rimaste inattuate per favoritismi e clientelismi. Noi comuni cittadini diciamo no a queste categorie di candidati perché vogliamo Amministratori capaci di entrare nei nostri spazi emotivi, mentali ed energetici, vogliamo amministratori abili nel generare nuove possibilità per uscire dallo stallo in cui versiamo da decenni.

Vogliamo far nostro l’art. 48 della Costituzione che ci dice che il voto è “personale, uguale, libero e segreto”. Libero vuol dire anche da condizionamenti, compresa la notorietà, vogliamo nuovi pensieri capaci di trasformare la realtà e dove ognuno, a tempo determinato e pieno, stia al posto rappresentativo per cui è stato eletto. Cominciamo da qui per far sì che i politici non siano più così odiati e prevalgano i pensieri divergenti.

*Docente e attivista per l’ambiente

 

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