Pozzo Pergola 1: i trucchi dell’Eni, la deriva della democrazia

Le associazioni ambientaliste: "qualche parlamentare svincolato da condizionamenti totalizzanti, farebbe bene ad esaminare e a denunziare"

Il Coordinamento No Triv Basilicata, WWF Potenza ed Arre Interne, Comitato No al Petrolio Vallo di Diano, Associazione Blocchiamo il Pozzo Pergola 1, Osservatorio Popolare Val d’Agri, Liberiamo la Basilicata, Ehpa Basilicata con una nota intervengono sul Pozzo Pergola 1 e sul parere positivo della vecchia commissione Via-Vas del Ministero all’attività di coltivazione.

Di seguito la nota

Il ruolo della Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale Via-Vas nel tortuoso iter di formulazione del parere motivato di compatibilità ambientale finalizzata all’avvio delle attività di coltivazione del pozzo “Pergola 1” e della messa in opera delle infrastrutture e dei 9 km del previsto oleodotto di collegamento all’area Innesto 3 verso il Centro Oli di Viggiano, ricopre una funzione oltremodo centrale, i cui risvolti politici, qualche parlamentare svincolato da condizionamenti totalizzanti, farebbe bene ad esaminare e a denunziare.

Dopo lunghe procedure selettive che si protraevano dal giugno 2018, alla presenza del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, la nuova commissione Via Vas soltanto lo scorso 25 maggio ha finalmente sostituito la precedente, rimasta in carica per oltre dodici anni in proroga. Eppure solo tre giorni prima, il 22 maggio, si è consentito che la vecchia commissione, che a fine 2018 aveva espresso parere negativo per lo stesso progetto, esprimesse parere di compatibilità ambientale positivo all’istanza dell’Eni, così arricchendo il bottino estrattivo della concessione Val d’Agri di un ulteriore potenziale di 40mila barili giornalieri e di milioni di metri cubi di gas.

Si tratta quindi della stessa commissione che a fine 2018 aveva espresso, per lo stesso progetto, parere negativo. Nonostante le manifestazioni pubbliche, le corpose osservazioni scientifiche; nonostante la generosa opposizione dell’intera Comunità Montana del Vallo di Diano, l’aperta contrarietà di geologi, dell’autorità di bacino del Sele, la raccolta di firme, le assemblee, la cacciata dei vertici Eni e del presidente regionale Pittella dalla sede di presentazione pubblica del progetto a Marsico Nuovo, a fronte, addirittura, di un mancato rinnovo della concessione Val d’Agri, scaduta nell’ottobre 2019, ma ineffabilmente riprodottasi grazie alle proroghe automatiche del vecchio decreto Monti, la vicenda “Pergola 1” viene improvvisamente spinta verso un decisivo giro di boa, nel surreale scenario di una Val d’Agri lasciata in pasto alla Lega, di un’assise regionale di Basilicata dove il futuro economico e sociale si gioca a tressette col barile e si sognano con le autonomie differenziate chimerici fondi sovrani, mentre il governo centrale fa intendere di essere appollaiato sulla difesa ambientale e sul primato della green economy.

Strangolati, disorientati, ricattati da false promesse e da una crisi senza sbocchi tangibili, i lucani (eufemisticamente) si sono troppo a lungo distratti, lasciando campo libero ad istituzioni locali sempre pronte all’ossequio ed alla facilitazione autorizzativa.

La storia di “Pergola 1”, ben oltre le ristrettezze politico culturali dell’orizzonte della governance lucana, rappresenta un caso emblematico che qualifica e lega la “nuova” corsa all’oro sulla spinta del Memorandum del 2011 e del DL Liberalizzazioni del governo Monti/Passera/Clini (ricordiamo la conversione in Legge 24 marzo 2012, n. 27, con modificazioni, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività, in particolare l’art. 16 sullo Sviluppo di risorse energetiche e minerarie nazionali strategiche?) con le “magnificenze” dello Sblocca Italia.

A ben vedere, dopo una prima istanza del 2009, in meno di un anno dai provvedimenti del 2012, in tempi record ENI ha ottenuto ogni autorizzazione necessaria (intese regionali, compatibilità ambientale, nulla osta geologico, urbanistico, minerario). Liscio come l’olio anche il passaggio di testimone dalla Regione allo Stato in virtù delle scadenze decisorie imposte dallo Sblocca Italia. Così si ravviva lo scenario di un oleodotto che corre attraverso i monti della Maddalena, in un’area tra Agri e Sele, dove i fiumi alimentano copiosi bacini idrici, mentre viene minacciata l’unicità delle Grotte di Castel di Lepre.

Il sito di Pergola, in contrada S. Vito, in cui furono avviate le attività di prospezione e ricerca, bellissimo prima di essere devastato, è nato inquinato. E’ il paradosso di quanto ha certificarlo Arpab nel 2014 ed in successione, che ha rilevato, per le matrici di suolo e sottosuolo, una forte contaminazione da metalli pesanti e idrocarburi, con valori oltre soglia di sostanze come berillo, cadmio, rame, tallio, idrocarburi pesanti. Sembra davvero un giallo, ma ancora ad oggi gli organi competenti non hanno ancora chiarito e/o reso noti i motivi dell’inquinamento rilevato. Tutto si limitò ad un’ordinanza temporanea del sindaco di Marsico Nuovo di locale divieto di approvvigionamento idrico.

Dalle dichiarazioni stampa e filtrate dall’ultima assemblea dei soci Eni, l’AD Descalzi riveste il profilo del prestigiatore. Lui giura che spremerà tutto il possibile dai giacimenti in Val d’Agri fino al 2025, ricorrendo al side track (intervento di nuova perforazione direzionata, orizzontale o verticale, partendo da pozzo esistente) ed al work over (utilizzo di nuove infrastrutture in superficie, partendo da un pozzo esistente, per migliorane le prestazioni degli impianti e la produttività), per aggirare il rischio dei tempi e dei vincoli del PiTESAI, mentre si fa virtuoso mago dell’economia circolare e del rinnovabile a tutto campo.

Ai tempi del crollo verticale del costo del barile nelle borse internazionali, mentre si celebrano nel tribunale di Potenza ben 2 processi “Petrolgate”; quando la speranza occupazionale ha il sapore amaro della protesta degli operai dell’indotto ai cancelli del Cova di Viggiano per i mancati rinnovi e quando la decantata sicurezza si traduce in un getto di soda caustica in faccia ad un addetto del Centro Oli, siamo certi che i venditori di collanine sono finiti fuori tempo massimo che si ostinano a restare in gioco,remando contro ogni evidenza delle proprie responsabilità per i cambiamenti climatici, alimentando ipocrisie e negazionismo.

Anche per questo vale la pena sottolineare lo stretto legame che intimamente anima il rapporto tra salute, occupazione, democrazia, sui territori da riconquistare a bene comune.

Anche per questo siamo disponibili a fare richiesta di accesso agli atti, a suscitare interesse e partecipazione sui luoghi alienati a signorie. Ed in questo lungo medioevo vogliamo smascherare anche vassalli e valvassori, in realtà nuovi servitori lobbistici. A Pergola si trova l’area sismogenica “Melandro-Pergola”, probabile responsabile del terremoto del 1857, in cui persero la vita migliaia di persone. Al progetto estrattivo “Pergola 1” si è costantemente e pubblicamente opposto il compianto Franco Ortolani, ordinario di Geologia all’Università Federico II di Napoli, che senza infingimenti chiosava: «Il pozzo Pergola 1, ed eventuali altri direzionali, sarebbe ubicato in territorio della Basilicata, ma nel bacino idrografico del Fiume Sele. Vale a dire che eventuali sversamenti di idrocarburi in superficie sarebbero trasportati dall’acqua, in alcune ore, fino alla traversa di Persano, Oasi Wwf e punto di prelievo dell’acqua per irrigare la Piana del Sele». L’impatto sull’ambiente e l’agricoltura sarebbe enorme. «Dalla traversa di Persano si prelevano ogni anno circa 250 milioni di metri cubi di acqua per l’irrigazione; senza quest’acqua la piana cadrebbe in una irrecuperabile crisi socio-economica. Eventuali sversamenti di idrocarburi verrebbero trasportati nel fiume Melandro, poi nel fiume Bianco e poi ancora nel fiume Tanagro ed infine nel Sele e alla traversa di Persano inquinando l’area fluviale protetta Sele-Tanagro».

Ma oggi in Basilicata, in Campania, in Italia, davvero l’acqua vale più del petrolio?

Coordinamento No Triv Basilicata

WWF Potenza ed Arre Interne

Comitato No al Petrolio Vallo di Diano

Associazione Blocchiamo il Pozzo Pergola 1

Osservatorio Popolare Val d’Agri

Liberiamo la Basilicata

Ehpa Basilicata