Processo petrolgate 2 rinviato a settembre 2021: “Eni cerca una via d’uscita”

No Triv: la compagnia petrolifera è stata costretta ad ammettere il danno e a subire conseguenze minori avanzando richiesta di applicazione della pena su richiesta delle parti

Nel prosieguo del procedimento penale a carico di Enrico Trovato, finalizzato alla verifica delle citazioni ed eventualmente all’apertura del dibattimento, nell’ambito del processo denominato “Petrolgate2”, l’udienza fissata innanzi al Collegio penale presieduto dal giudice Rosario Baglioni alle ore 9,45 di oggi, lunedì 14 settembre ( “Enrico Trovato 1164/2019 RGT”), si è conclusa con un rinvio dibattimentale al 13 settembre 2021.

Presente in aula l’avvocato Brusa del Foro di Milano, difensore di Enrico Trovato,  già dirigente responsabile Distretto Meridionale -Eni e gestore del Cova di Viggiano nel periodo compreso tra il 23 settembre 2014 e il 31 gennaio 2017. All’imputato, giova ricordarlo, sono state revocate solo da qualche mese le misure cautelari personali degli arresti domiciliari.

Presenti tutti gli avvocati delle parti civili (per il Coordinamento nazionale No Triv l’avvocato Giuseppe Vendegna), assente “non pervenuto” il rappresentante del MinAmbiente.

Per comprendere quanto accaduto, nonché il motivo della denominazione del processo, bisogna ricordare che nell’Ordinanza del Gip Ida Iura dell’aprile 2019 la posizione di Trovato viene distinta dai precedenti dirigenti responsabili (Gheller e Palma), in quanto il reato di disastro ambientale assumeva rilevanza e legittimazione giuridica soltanto a partire dal 2015.

Fondamentale inoltre è il contesto in cui il nuovo processo dibattimentale avrebbe avuto avvio, considerato che il cosiddetto “Petrolgate 1”, riguardante altri reati incentrati sulla contraffazione dei codici CER , la realizzazione di illeciti profitti da smaltimento irregolare delle acque di strato tramite reiniezione nel pozzo Costa Molina 2, trascinamento delle ammine ed altro (per cui con lunga requisitoria l’ex pm Triassi lo scorso 6 luglio aveva chiesto un totale di 112 anni di reclusione, oltre a 2 milioni di euro di sanzioni amministrative, nonché sequestri per confisca equivalente per circa 150 milioni di euro), si trova ancora in fase di chiusura delle indagini preliminari.

Infatti, l’avvocato rappresentante civile di Eni ha preliminarmente chiesto ben due anni di differimento, ritenuti “tempi ragionevoli per consentire il completamento delle attività di bonifica” (le cosiddette attività di Mise (Messa In Sicurezza) delle aree inquinate (formalmente 26 ettari dell’area a valle del COVA di Viggiano inquinate dallo sversamento di oltre 400 tonnellate di greggio accertato soltanto ad inizi febbraio 2017).

La richiesta del collegio difensivo del signor Trovato, formulata ai sensi dell’Art. 652/bis del Codice di procedura penale, riguardante l’efficacia della sentenza penale di assoluzione nel giudizio civile o amministrativo di danno, dopo breve verifica ed ascolto dei pareri delle parti civili, è stata accolta dal Presidente Baglioni, che, preso atto dell’istanza, ha sospeso il processo fino al 31 luglio 2021 e rinviato la ripresa del dibattimento al 13 settembre 2021, individuato quale prima data utile.

La prima impressione è che, messa alle corde dalla schiacciante evidenza dei fatti, Eni voglia trovare una via di uscita meno onerosa possibile, pur di evitare la condanna per disastro ambientale, ben sapendo di dover sacrificare il Trovato quale “capro espiatorio” e  di ripresentarsi fra un anno in Tribunale con risarcimenti effettuati e “pulizie” fatte. Resta il fatto che la compagnia petrolifera è stata costretta ad ammettere il danno e a subire conseguenze minori avanzando richiesta di applicazione della pena su richiesta delle parti.

A questo punto, sarà compito delle associazioni valdagrine e lucane, nonché delle cittadine e dei cittadini valligiani, intensificare le attività di osservazione e monitoraggio delle iniziative che Eni vorrà mettere in campo.

Coordinamento nazionale No Triv