Basilicata. Pandemia o non pandemia qui la faccenda è grave e anche seria

Quando il lievito madre è guasto, in qualunque forno il pane va in malora: bisogna ripartire dalla semina

La situazione è complicata. Probabilmente nessuno di noi vorrebbe essere al posto di Vito Bardi o dell’assessore alla Sanità o di chiunque altro abbia gravi responsabilità nella gestione dell’emergenza. Cerchiamo di capire. Gli errori in queste circostanze sono possibili, anzi inevitabili. Tutti ne hanno commesso in diversa misura e dappertutto. Tuttavia, se consideriamo alcuni dati demografici e orografici del territorio regionale, emergono, deficienze particolari che rendono non del tutto spiegabili certi numeri in rapporto alla popolazione, alla densità abitativa e ai livelli di mobilità interna ed esterna. Se il governo nazionale non ha agito in tempo sulle sue stesse previsioni, qui si sono sottovalutate persino le previsioni, ammesso che qualcuno sia capace di prevedere.

L’idea che ci siamo fatti è che, al netto delle difficoltà nella gestione dell’emergenza, esiste in Basilicata un tema politico e amministrativo irrisolto all’origine e che la pandemia ha portato a galla prima del tempo.

Noi lo avevamo percepito subito dopo l’insediamento della Giunta Bardi. Emerge una grave inadeguatezza di governo, una superficialità nella gestione della cosa pubblica, una scarsissima qualità del personale politico a presidio delle istituzioni. Una maggioranza che è la somma aritmetica di interessi particolari, non sempre politici, spesso individuali o di gruppi contrapposti all’interno degli stessi partiti e della stessa coalizione. Insomma, sin dall’inizio, gli osservatori più acuti, hanno capito che questa Giunta e questa maggioranza destroide a trazione leghista non avrebbe portato a nulla di buono. Un tetto di piombo che poggia su un castello di carta.

Basta assistere ai dibattiti in Consiglio regionale per rendersi conto del peggioramento complessivo della qualità della politica. È sufficiente ascoltare gli interventi di Bardi, leggere i suoi comunicati o i suoi messaggi, per capire che egli agisce come un pesce fuor d’acqua e usa una cifra discorsiva alla bisogna. Parole di circostanza valide per un giorno o per qualche ora, già smentite dai fatti il giorno dopo. Un presidente che corre dietro alle circostanze inciampando più volte durante l’inseguimento.

Ad aggravare la situazione un manipolo di collaboratori, consulenti, gattovolpisti a loro volta inadeguati. Basti pensare ai vari Mario Araneo che gli sono intorno, basti pensare al capo ufficio stampa, responsabile della comunicazione, un certo Massimo Calenda più confuso di un camaleonte in una vasca di smarties.

Ed è questo il problema: l’inadeguatezza complessiva della maggioranza di governo. L’emergenza sanitaria è, ed è stata fino ad oggi, una prova generale di amministrazione, che chiama in causa la gestione della comunicazione istituzionale, l’organizzazione delle risorse e delle risorse umane nel comparto sanitario, la pianificazione degli interventi, una visione dello sviluppo, la gestione della trasparenza, il coordinamento degli apparati amministrativi e delle direzioni generali, il senso della responsabilità e così via. Su questi versanti la Giunta e i suoi mega consulenti, mega direttori e super manager sparsi tra le varie torri di controllo, hanno fallito. E nessuno più crede che su altri fronti, oltre la sanità, vale a dire in tutti gli altri comparti strategici per lo sviluppo, questa maggioranza possa fare di meglio. Quando il lievito madre è guasto, in qualunque forno il pane va in malora. Bisogna ripartire dalla semina: ricordiamolo dopo che questa emergenza sarà finita.

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