Un Paese incapace di curare i suoi cittadini è un Paese malato

Chi fa i conti con le risorse disponibili, anziché con la coscienza, sarà chiamato a fare i conti con la storia. Il Governo, la politica, hanno il dovere morale e costituzionale di creare le condizioni, ad ogni costo e subito, affinché nessuno sia lasciato solo in questa tragica situazione sanitaria. Ci sono valori che non si giocano in Borsa

Se c’è carenza di risorse, l’accesso alle terapie intensive va deciso caso per caso in base a diversi parametri e non solo sull’età, scrivono in una nota congiunta la Federazione degli Ordini dei Medici e la Società di Anestesia, Rianimazione, Terapia Intensiva.

Dunque, i medici delle Terapie intensive sono preoccupati. Evidentemente hanno sentito qualcosa nell’aria, un cattivo odore di cernita umana nell’accesso alle cure per i malati di Covid-19.

Il timore è che, per causa dell’impennata dei contagi, gli ospedali e in particolare i reparti di terapia intensiva possano trovarsi difronte a un ingorgo di pazienti. In queste condizioni qualcuno torna a immaginare soluzioni discriminatorie in base all’età dei malati. E chi lo pensa appartiene a quella schiera di cinici e calcolatori abituati a trovare soluzioni sulla pelle delle persone più fragili. Chi dovesse mettere in atto ipotesi del genere, compirebbe un attentato alla Costituzione e si assumerebbe una grave responsabilità morale.

L’appello di anestesisti e rianimatori va letto come un tentativo di frenare decisioni che, sia sul piano etico sia sul piano costituzionale, sarebbero devastanti per un Paese civile. I cittadini, a questo punto, devono fare quadrato intorno ai medici che hanno scelto di mantenere fede al giuramento di Ippocrate. Tuttavia, se le cose andranno peggio, sarà difficile in certe condizioni rispettare quell’impegno.

Non a caso gli stessi medici anticipano una proposta: “Se lo squilibrio tra necessità e risorse persiste, la precedenza per l’accesso ai trattamenti intensivi va a chi potrà ottenere grazie ad essi un concreto, accettabile e duraturo beneficio, applicando criteri rigorosi, concorrenti e integrati, valutati caso per caso”. I criteri esposti nel documento sono “la gravità del quadro clinico, le comorbilità, lo stato funzionale pregresso, l’impatto sulla persona dei potenziali effetti collaterali delle cure intensive, la conoscenza di espressioni di volontà precedenti nonché la stessa età biologica, la quale non può mai assumere carattere prevalente”.

Ci auguriamo che non si arrivi a quel punto terribile: decidere sulla vita delle persone in base all’età o a qualunque altro parametro.

Ora spetta ai cittadini, alle loro organizzazioni, ai sindacati difendere l’articolo 32 della Costituzione.  Il Governo, la politica, hanno il dovere morale e costituzionale di creare le condizioni, ad ogni costo e immediatamente, affinché nessuno sia lasciato solo in questa tragica situazione sanitaria.  Nessuno venga escluso dalle cure. Chi fa i conti con le risorse disponibili e non con la coscienza, sarà chiamato a fare i conti con la storia. Quando è in gioco la vita di una persona, tutti hanno il dovere di salvarla, costi quel che costi. Di  discussioni sull’economia, sul Pil, sul Mes, sui conti dello Stato, sui flussi finanziari ci siamo stancati. Ci sono valori che non si giocano in Borsa. Dovremmo avere imparato che la vita delle persone, la loro dignità, sono un bene planetario non negoziabile.