Basilicata, emergenza Covid: la pandemia non è la vetrina delle vanità, non c’è niente da ridere

L'Istituto Superiore di Sanità bacchetta la Regione perché non fornisce i dati come si deve. Le curve del contagio, in un mese, crescono fino al 600%. Nel frattempo c’è chi – con scarsissimo senso della serietà e delle istituzioni – canta le lodi di se stesso

La curva dei contagi e dei ricoveri segna una tendenza costante verso l’alto. I duemila tamponi al giorno promessi da Bardi sono di là da venire, mentre il tracciamento dei positivi è praticamente fuori controllo. I servizi e le strutture territoriali, quelle che dovrebbero prevenire eventuali ingorghi negli ospedali, sono ancora organizzati ed equipaggiati nella stessa misura della primavera scorsa.

Eccezion fatta per il dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria di Matera, e per gli sforzi di singoli operatori sanitari, tutto il resto appare in affanno crescente. Della convenzione con i laboratori privati per l’esecuzione di tamponi, in presenza di ricetta medica e pagando solo il ticket, si sono perse le tracce sin dal momento dell’annuncio in pompa magna. Le ordinanze firmate da Bardi sono un manuale di strafalcioni e confusione. E ci fermiamo qui per non ripeterci continuamente.

È questo che preoccupa: la gestione dell’emergenza. Che la Basilicata sia considerata dal Governo nazionale zona gialla, è una “buona notizia” per tutti. Ma questo non autorizza esponenti della Giunta regionale a glorificare se stessi, ignorando le gravi criticità che caratterizzano la gestione di questa nuova ondata di contagi. Ignorare le sollecitazioni che provengono non solo dalla stampa, ma anche dal mondo sindacale e dalle categorie delle professioni sanitarie, è sintomo di una leggerezza politica e istituzionale che aggiunge nuove perplessità alle vecchie.

Nessuno si augura il peggio per la Basilicata, anzi proprio per evitare il peggio occorre stare con il fiato sul collo di personaggi come l’assessore Gianni Rosa che sul suo profilo social con un certo entusiasmo stonato, scrive: “…la Basilicata è zona verde. Un sentito grazie a Bardi e alle strutture sanitarie regionali, stiamo lavorando bene e continueremo a migliorare. Non abbiamo mai abbassato la guardia. Abbiamo un Presidente che si è messo in prima linea nella battaglia contro il Covid.”

L’assessore non sa che il verde non esiste nella ripartizione del nuovo Dpcm: i colori sono giallo, arancione e rosso, in base alla diffusione del contagio e alla tenuta del sistema sanitario. Al momento la Basilicata è zona gialla (sottoposta alle sole restrizioni nazionali). Gianni Rosa quando non dà i numeri, dà i colori.

E non sa, che l’Istituto superiore di Sanità ha bacchettato la Regione Basilicata perché non fornisce i dati sulla sintomatologia e sulla relativa gravità, dati che sono alla base degli indicatori e che dunque risultano poco affidabili ai fini della determinazione dei criteri di attribuzione dell’intensità dei contagi e della tenuta del sistema.

Caro assessore, non sarà con la propaganda spicciola, banale e falsa, che sconfiggeremo il virus. Qui la faccenda è seria, altro che “stiamo lavorando bene”: in tre giorni i contagiati ufficiali sono passati da 111 a 226, i ricoverati a 104, crescono quelli in terapia intensiva e diminuiscono solo se muore qualcuno, complessivamente i lucani attualmente positivi sono 1870, tre giorni fa erano 1575. E se confrontiamo i dati di oggi con quelli di un mese fa la crescita delle curve appare spaventosa. Positivi totali aumentati del 600%, positivi giorno sono passati dai 44 del 2 ottobre ai 226 di oggi (+500%), i ricoverati erano 16 il 2 ottobre oggi sono 104 (+650%). Soltanto il numero dei tamponi registra un andamento quasi lineare: se ne fanno pochi, male e tardi.

E meno male che state lavorando bene. Quando una regione come la Basilicata, con le sue caratteristiche orografiche e socio-demografiche, registra cifre con questi valori assoluti, la ragione risiede in gran parte nella cattiva gestione dell’emergenza e dei servizi sanitari. Altro che “stiamo lavorando bene”. Non è così che si fa, la pandemia non è una vetrina delle vanità. Abbiamo bisogno di vedervi inquieti, presenti, in maniche di camicia, sudati e stanchi. Vi paghiamo per questo. E si ricordi che essere in prima line nella battaglia significa stare in trincea non a Posillipo o al paesello. Se non vi date una mossa, Dio non voglia, rischiamo di cambiare colore. Lo lasci dire all’opinione pubblica se avete fatto bene o male, ma a fine pandemia. Noi saremo i primi a decantare le lodi della vostra gestione, ed è quello che ci auguriamo.