Chi è in attesa dell’esito del tampone non deve andare in giro: due scellerati hanno messo in pericolo la mia vita

A Bernalda entrano in casa per fare delle riparazioni ma sono in attesa dell'esito del test e non lo dicono: il giorno dopo uno di loro è positivo. L'angoscia di un uomo, affetto da una grave patologia ai polmoni

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata alla nostra redazione e al sindaco di Bernalda da un cittadino il quale racconta che dopo aver avuto tutte le attenzioni e precauzioni per evitare il contagio da covid si ritrova in attesa di tampone, insieme alla moglie, per causa di un contatto con due lavoratori uno dei quali positivo, che si sarebbero comunque recati in casa della coppia per effettuare delle riparazioni. L’uomo, che soffre di una rara malattia ai polmoni, ci ha chiesto di omettere le sue generalità per tutelare la sua privacy e quella della moglie.

Di seguito la lettera

“Prestigiosissimo Sindaco della Città di Bernalda, mi chiamo …, sono nato e cresciuto a Brescia e da qualche anno vivo a Bernalda dove mi sono sposato. Sono un disabile con una situazione handicap grave dovuta ad una serie di patologie tra cui la più importante è una malattia rara ai polmoni che purtroppo non mi permette di vivere “normalmente”. Utilizzo il supporto di ossigeno durante il giorno e di notte una ventilazione, la cosiddetta C-PAP. Sfortunatamente pure mia moglie ha dei problemi di salute, ma, nonostante ciò, facciamo di tutto per vivere la nostra vita famigliare con dignità: mia moglie ha un’attività fiorente a Matera e io sto cercando di acquisire nuove competenze professionali che mi permetteranno in futuro di poter lavorare nonostante le limitazioni della mia malattia.

Da febbraio viviamo con la massima attenzione ogni momento della nostra vita, ci siamo ahimè isolati socialmente, mia moglie ha messo in atto per la sua attività delle misure di sicurezza che vanno ben oltre quanto indicato dai vari regolamenti ministeriali e regionali, indossiamo mascherine certificate come Dpi e attuiamo ogni misura volta a scongiurare un eventuale nostro contagio. Inutile che vi dica la nostra preoccupazione nel vedere come gran parte della cittadinanza di Bernalda abbia preso “sottogamba” questa pandemia, prima durante la scorsa estate, e durante la seconda ondata poi. Mascherine non messe, assembramenti, violazioni delle semplici norme di diffusione del virus, utilizzo di dispositivi di protezione spesso logorati e malridotti, questo ci ha spinto ad alzare ancora di più il livello di difesa passiva.

Purtroppo, da ieri siamo in isolamento e in attesa di tampone perchè due lavoratori di una ditta locale sono venuti a casa nostra nonostante fossero entrambi a conoscenza di un loro eventuale contagio e, a quanto pare, uno di loro era pure in attesa di esito del tampone. Noi, come sempre abbiamo tenuto il livello di guardia alto tenendo tutte le finestre e la porta di casa aperte durante la loro permanenza per favorire il ricambio immediato di aria , abbiamo indossato tutti la mascherina, abbiamo pure cercato di disinfettare tutte le superfici che avrebbero potuto venire a contatto con loro. Spero che quanto da noi fatto sia stato sufficiente ad evitare un contagio che potrebbe avere risvolti per noi fatali.

La cosa più sconcertante è che siamo venuti a conoscenza della loro positività il giorno seguente, non da loro stessi, ma dalle solite “voci del sottobosco”. Chiesta loro conferma di quanto vociferato, hanno dato risposta affermativa. Mi è crollato il mondo addosso. Perché? Mi sono chiesto! Cosa ha spinto la scelleratezza di questi individui a presentarsi in casa di un malato polmonare in questa situazione? Cosa li ha spinti a non avvisarmi subito della loro positività? Avranno mai pensato almeno per un minuto al danno che avrebbero potuto creare? Quante persone si saranno trovate nella mia stessa situazione?

E’ veramente difficile trovare una risposta oppure potrebbe essere più facile di quanto si creda. Io attribuisco la colpa di questo in primis all’ignoranza diffusa nella nostra società, alla mancanza di educazione e di rispetto del prossimo, alla superficialità di come ancora oggi molte persone affrontano questa nostra situazione emergenziale. La colpa principale risiede in noi in quanto membri di una società in continuo declino in cui le priorità materiali superano di gran lunga il benessere culturale e sociale. Una società che si indigna – giustamente – di un cane abbandonato, ma al contempo guarda con indifferenza o diffidenza una persona in difficoltà solamente perché percepita come “diversa” o “straniera”.

Una società che lascia indietro e non protegge i più deboli siano essi indigenti, anziani o disabili non sarà mai pronta per affrontare scenari terribili come quello che stiamo attraversando e non potrà mai garantire un futuro prosperoso alle future generazioni. Sarebbe troppo facile attribuire la colpa alle istituzioni, certo avrebbero potuto fare meglio, o forse peggio, ma se non capiamo che le istituzioni siamo noi, che le istituzioni sono lo specchio della società che le ha istituite e legittimate, non capiremo mai che dobbiamo cambiare noi stessi e i nostri valori.

Io non so cosa sarà di me e di mia moglie nei prossimi giorni, spero tanto che le precauzioni che abbiamo preso siano state sufficienti per proteggerci, ma al di là di noi e del nostro destino resta qualcosa di ben più grande: il destino della nostra collettività, dei nostri valori e del nostro futuro. In queste ore per noi “drammatiche” ho capito che Sars Cov-2 è nemico del nostro organismo, ma esso trova alleati fedeli nei nostri comportamenti, nella nostra ignoranza e nel nostro disagio. Ignoranza e disagio sono nemici ben più terribili per la nostra Comunità.

Qualora decidiate di pubblicare questa mia o parte di essa vi chiedo la gentilezza di lasciarmi nell’anonimato.

Lettera firmata