Indotto Eni Viggiano, lavoratori in sciopero della fame

Da domani la protesta di 7 dipendenti posti in cassa integrazione a zero ore

Lunedì 16 novembre a partire dalle ore 6:00, davanti ai cancelli della Garramone, azienda dell’Indotto Eni di Viggiano, partirà lo sciopero della fame  7 lavoratori, posti ingiustamente in Cassa Integrazione a zero ore ( F.I.S.); Lo annuncia, in una nota il coordinatore della Uil Area Viggiano, Giovanni Galgano.

I 7 lavoratori coinvolti -spiega Galgano- hanno peraltro appreso della loro prossima condizione, a mezzo raccomandata inoltrata agli stessi da parte delle Direzione aziendale.

Una lunga storia, una vera e propria Odissea di confronti sindacali, iniziata lo scorso marzo quando Eni ha deciso prima di ridurre drasticamente le attività esplicate dai lavoratori, poi assegnate, con fare scellerato, ad un’altra azienda, raggirando il Patto di Sito, permettendo così a quest’ultima azienda di  entrare nel Centro Oli di Viggiano con l’assegnazione di una diversa commessa ormai dismessa da due anni …  Quando si dice che “si entra dalla finestra e magicamente si esce dal portone”, ove il portone rappresenta un ventaglio di opportunità.

Oggi -aggiunge l’esponente Uil-siamo giunti al capolinea, dopo 7 lunghi mesi di andirivieni, tra responsabilità, pazienza e attese, viste le tante richieste di incontro inoltrate a Confindustria, in merito alla situazione interna alla Garramone, richieste rimaste tutte ovviamente inevase .

Nel frattempo Eni ha ridotto ulteriormente le attività , eliminando postazioni di lavoro che si tramutano in miseria e cassa integrazione. Più volte, è stata richiesta una cassa integrazione equa, eppure questi 7 lavoratori devono pagare per tutti, sia per  le scelte che per i raggiri delle regole  da parte della Commitente.

Mentre i tempi della burocrazia politica e non solo si allungano, vedesi  convocazione del tavolo della trasparenza , la gente vive un  disagio profondo dato dalle sempre piu’ numerose incertezze, per il presente ed il futuro, sia dal punto di vista occupazionale che salariale .

Sono mesi che stiamo cercando di sensibilizzare le Istituzioni al problema petrolio in Val D’Agri -prosegue Galgano- ma nulla, anzi per Confindustria Basilicata è tutto a posto. Il tutto a posto forse va tradotto nel pensare ed avallare  la guerra dei poveri e tra poveri; no, per noi non è così, ed è necessario reagire – nell’assoluto rispetto di tutte le norme in vigore – perché la comunità lucana ha il diritto di conoscere e sapere che il petrolio estratto da Eni non è una risorsa per tutti ed a beneficio di tutti ma è un business di pochi .

Siamo stanchi di litigare, di scioperare e soprattutto di “sentirci” impotenti anzi “ solo sentirsi” perché in realtà abbiamo tanta voglia di affermare e difendere il diritto al lavoro perché abbiamo ragione da vendere, e non abbiamo timore nel dire al Padrone ed ai suoi Padroncini che i tempi devono cambiare.

E’ finito il tempo del ricatto, delle ingiustizie e delle finte interpretazioni .

Invitiamo le istituzioni regionali, prefettizie e quelle comunali, ad adoperarsi affinché la questione petrolio sia discussa e soprattutto risolta una volta per tutte . Chiediamo alla classe politica nella sua interezza, di chiedere venia, per non essere riusciti, a suo tempo, a fare del giacimento lucano il trampolino di lancio per l’economia e in Basilicata, per non aver mostrato lungimiranza nel fare dell’Indotto di Viggiano, il fulcro del rilancio a 360 gradi della terra lucana.

Ora-conclude il coordinatore Uil- è giunto il tempo di riparare agli errori commessi negli anni, non ne tollereremo altri, è tempo di salvaguardare i livelli occupazionali raggiunti, le condizioni economiche cui i lavoratori hanno diritto e non da ultimo la dignità dei lavoratori e del lavoro. Bisogna riportare in Val D’Agri il senso di giustizia e di rispetto delle regole .