Perdita acque di strato al Centro Olio di Viggiano: impianto sempre più obsoleto

L'Osservatorio popolare della Val d'Agri : da oggi in poi siano usate celerità e tempestività nei controlli

L’Osservatorio popolare della Val d’Agri, interviene sull’incidente al Centro Olio di Viggiano in cui si è verificata una perdita di acque di processo.

Di seguito la nota:

“Dobbiamo registrare ancora una volta un incidente nel cuore industriale delle attività estrattive della Val d’Agri, il Cova di Viggiano. Si, di Viggiano, perché il Cova dell’Eni è ormai anche un monumento tutto viggianese e gli appartiene nel male e nel bene da quel lontano 1996 in cui iniziò a trattare il greggio lucano. L’ennesimo incidente al Cova conferma che l’impianto sta diventando ogni anno più vecchio ed obsoleto e questo non sarà, purtroppo e nostro malgrado, l’ultimo dei problemi annoverabili ad esso già solo semplicemente per l’avanzata età di costruzione ed esercizio del centro oli Eni.

Venerdì 31 ottobre, da quanto abbiamo appreso a mezzo stampa all’interno del perimetro dell’impianto di trattamento si è avuta una perdita di acque di processo annunciata anche dall’azienda milanese sul sito di Eni Basilicata a questo link ufficiale.

Eni, si legge nelle battute finali del comunicato, ha tempestivamente informato Enti ed Autorità competenti che immediatamente si sono messe al lavoro per i prelievi ed i dovuti accertamenti cosi come confermato dalle dichiarazioni del neo direttore dell’Arpab Antonio Tisci, al quale noi dell’osservatorio Popolare della Val d’Agri, facciamo gli auguri di buon lavoro in questo non facile comparto che è quello dell’estrazione petrolifera in regione.

Ciò che ci dispiace in primis è l’incidente perché a noi piace chiamare le cose con il loro nome, Eni ama chiamarle spesso anomalie, noi no. Ci dispiace anche l’immediata banalizzazione dell’incidente attraverso la rassicurazione scritta nel comunicato dell’azienda, ed amplificata dalla stampa locale, che le acque sversate erano già state trattate al 99,99% prima di essere perse dalla condotta, ma nel restante 0,01% cosa c’è ?

Ecco questa piccola percentuale dello 0,01 a noi valligiani interessa di più, molto di più, della percentuale del 99,99% di acqua trattata perché in processi industriali cosi complessi, pericolosi e segreti, quello 0,01% può essere letale e compromettente per le nostre matrici naturali già in più circostanze messe a dura prova dall’estrazione in valle. Si pensi ad esempio all’incidente delle 400 tonnellate di greggio che Eni, non noi dell’Osservatorio, ha dichiarato di aver perso dai serbatoi nel gennaio 2017 e che dai dati in nostro possesso sono state recuperate in una quantità non superiore alle 340 tonnellate, anche qui proviamo a chiedere conto, ancora una volta, delle restanti tonnellate di greggio non recuperate fino ad oggi e non solo ad Eni ma anche ad Arpab.

E con questo comunicato chiediamo alla neo governance Arpab che la tempestività e la celerità di cui si fa cenno, sia nel comunicato ufficiale dell’Eni che annuncia la perdita sia nelle dichiarazioni del direttore Tisci che annuncia l’intervento tecnico istituzionale, siano usate da oggi in poi anche e soprattutto con noi quando facciamo una richiesta di accesso ad atti ufficiali di Arpab o del Dipartimento Ambiente ed Energia perché è un nostro diritto. Ci sta bene che l’Arpab sia intervenuta subito al Cova per valutare l’entità dell’incidente di questi giorni ma ora vogliamo che la stessa celerità sia usata per restituirci i risultati delle analisi e per le risposte a tutte le nostre istanze. Solo cosi potremmo parlare finalmente di un nuovo corso virtuoso dell’Arpab che preveda anche e soprattutto un confronto pubblico ed aperto con le associazioni ed i cittadini della Val d’Agri e dell’intera regione. Perché speriamo vivamente come dice Tisci “che il tempo in cui ci si affidava ciecamente alle rassicurazioni delle compagnie petrolifere è definitivamente concluso” ma speriamo anche che non inizi il tempo delle tempestive e celeri affermazioni dell’Arpab se poi non sono confortate da analisi celeri, efficaci e soprattutto certificate.

Inoltre chiediamo quando il sito del Cova, in fase di bonifica (lo ricordiamo) diventerà SIN cioè sito di interesse nazionale per ricevere l’attenzione che merita anche a livello nazionale.

Chiudiamo il nostro comunicato ribadendo che lo 0,01 sembra poca cosa ma non lo è perché noi non vogliamo più banalizzare nulla di quanto accade al COVA perché lì dentro il processo industriale non è affatto banale e perché ne va della nostra salute ed anche della nostra dignità.

Osservatorio Popolare della Val d’Agri