Si rivolge al Comune per inviare un fax per farmaco salvavita, “l’apparecchio non funziona”

Una donna di Gallicchio racconta la sua "disavventura" in piena emergenza covid

Nell’emergenza coronavirus c’è chi a causa di altre patologie sta vivendo alcune difficoltà anche di carattere tecnico rischiando di non poter continuare a curarsi.  Maria Gesualdi, ci ha contattato da Gallicchio, per raccontarci la sua disavventura ma soprattutto la sua delusione.

La donna, immunodepressa, doveva inviare alcuni documenti all’ospdeale di Avellino, con gli esiti degli esami a cui si è sottoposta affinché i medici che la stanno curando decidessero se proseguire o variare la terapia di un farmaco salvavita.

Maria si è rivolta al Comune, non essendo presente in paese un esercizio pubblico con servizio fax.

“Al Comune-racconta- il sindaco mi ha detto che loro non facevano fax, e che il Municipio era chiuso, ma visto che era urgente, mi avrebbero fatto il piacere. Ora mi chiedo come si possa rispondere così e soprattutto dire che un Comune è chiuso, in piena emergenza sanitaria, se non è chiuso nemmeno in zona rossa!

Il primo cittadino poi mi ha spiegato che il fax non andava bene e che ci avrebbe provato ad inviare e visto che i documenti erano parecchi il servizio non poteva essere gratuito. Al che io gli ho risposto che avrei pagato. Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, ho chiesto se mi mettevano a disposizione un’auto della Pubblica assistenza di accompagnarmi a San Brancato a fare i fax. Io non guido e non sapevo come fare. 

Nulla di tutto ciò è avvenuto- racconta ancora Maria- Mi sono rivolta ad uno studio privato dove con tanta pazienza mi hanno fatto inviare i fax senza volere nulla in cambio. 

Ora io mi chiedo: in uno stato di emergenza quale quello che stiamo vivendo, un cittadino immunodepresso che ha necessità di curarsi a chi deve rivolgersi? Io ho pensato di farlo andando al Comune. la casa dei cittadini, ma evidentemente mi sbagliavo. E se non avessi trovato lo studio privato aperto e disponibile ad aiutarmi? Siamo cittadini solo per pagare le tasse, quando poi abbiamo necessità, come nel mio caso, diventiamo trasparenti”.

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