Covid: 259 medici morti in Italia, il numero più alto in Europa

La segretaria del Sindacato Medici Italiani scrive a Conte: "Non vogliamo ringraziamenti, ma tutele e rispetto"

“Abbiamo scritto, Presidente del Consiglio Giuseppe perché ci preme portare alla sua attenzione l’elevato numero dei medici deceduti in Italia, che sono ad oggi 259, nell’esercizio della professione, quasi due medici al giorno; ogni giorno. Tale cifra appare esorbitante se rapportata ad altri paesi d’ Europa. In Francia 50 ( di cui 5 ospedalieri ) 22 sanitari in Germania, 36 in Inghilterra , in Spagna 70 (a luglio erano 61, mentre in Italia eravamo già a quota 178). Questo è l’incipit della lettera che Pina Onotri, Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani e medico di famiglia di Roma ha scritto oggi al Presidente del Consiglio Conte.

“Qualcosa non ha funzionato nella prima ondata della pandemia, dove siamo stati colti tutti di sorpresa, e continua a non funzionare oggi, nonostante dovessimo essere più preparati. La conclusione a cui si giunge è che si continua a lavorare non in sicurezza, considerando che abbiamo più vittime tra coloro che svolgono attività ordinaria piuttosto che tra coloro che lavorano nei reparti di malattie infettive.

La metà delle vittime -continua Onotri- è rappresentata dai medici di medicina generale (medici di famiglia, guardie mediche, medici del 118) quei medici che l’informazione, anche istituzionale, etichetta come nullafacenti, restii rispetto al loro dovere, recalcitranti dinanzi alla loro mission.

Si riesce ad immaginare quanto tutto questo possa essere doloroso per tutti quei medici che da marzo scorso stanno stringendo i denti per cercare di dare una risposta a tutti i loro pazienti, siano essi affetti da covid o meno, rinunciando anche ai riposi, sacrosanto diritto per ogni lavoratore, con una disponibilità 7 h su 7 12 h al giorno, disponibilità imposta per legge, sacrificando sé stessi e le proprie famiglie?

Vorrei ricordare -aggiunge la segretaria dello Smi- che il 60% della professione è rappresentato da donne, che continuano ad essere impegnate in prima linea nella lotta alla pandemia e nel contempo continuano ad essere occupate nelle pratiche di accudimento (figli minori, genitori anziani) con tempi di conciliazione che non hanno più nulla di umano, vittime, esse stesse, di una situazione grave che sicuramente genera ansia per la propria salute e per quella dei propri cari.

Si può immaginare l’effetto devastante che una campagna mediatica denigratoria nei confronti dei medici può avere sui familiari dei morti? Dei nostri morti? Familiari a cui non viene riconosciuto alcun indennizzo perché i medici di medicina generale sono liberi professionisti.

Liberi professionisti a cui non si esita a dare ordini di servizio, fino a decidere che non hanno diritto neanche ad un giorno di riposo. Liberi professionisti a cui non si riconosce la dignità di lavoratori. Neanche da morti. Non richiamiamo qui il problema di tutto il personale sanitario contagiato. Circa 30mila nel solo mese di ottobre.

Auspichiamo che le decisioni prese per contrastare la pandemia tengano conto del grido di dolore degli operatori sanitari, ormai allo stremo delle forze, mandati in trincea a volte senza mezzi o con mezzi insufficienti.

Non siamo eroi, ma non vogliamo essere neanche imputati, additati come responsabili di inefficienze e disorganizzazione che non dipendono da noi.

Non pretendiamo gratitudine o ringraziamenti-conclude Onotri-ma chiediamo tutele e il doveroso rispetto che uno Stato dovrebbe avere nei confronti dei suoi “caduti”, nei confronti di coloro che ogni giorno onorano il giuramento che hanno prestato, anche a costo della vita”.