Covid: Ragazzi, tenete distanze e mascherine perché il virus esiste eccome, ve lo assicuro

Il racconto di Vito, animatore turistico di Lavello, contagiato con la sua famiglia e in isolamento da 30 giorni: "sogno la libertà"

“Se il tampone di verifica risulterà positivo, rischio l’esaurimento”. E’ infinita l’attesa. Vito, 30 anni, animatore turisico, di Lavello, è da un mese in isolamento con il resto della famiglia. Tutti positivi, curati con tachipirina, antibiotici e sciroppo. “Il virus esiste eccome”.

La storia. E’ dall’8 novembre che Vito e famiglia (padre, madre e fratello) convivono negli stessi spazi senza potersi muovere, come da disposizioni sanitarie. Proprio l’8 novembre, infatti, il papà deve fare degli accertamenti e vista la positività al Covid di un parente, si sottopone a test sierologico. L’esame riscontra l’entrata a contatto col virus, di lì la richiesta di tampone per sé e nucleo familiare. Ne consegue l’isolamento fiduciario sino al 18 novembre, data in cui eseguono il tampone al Distretto di Lavello. “L’esito in parte ce l’aspettavamo – spiega Vito – un po’ tutti a casa stavamo avendo sintomi compatibili con il covid. Tosse, male alle ossa, mancanza di gusto e olfatto”. E in effetti il 19 novembre risultano tutti e 4 positivi. “E’ partita la cura – sottolinea – antibiotici, vitamine e tachipirina”. Ma soprattutto una lunga convivenza tra le mura domestiche e l’aiuto di “alcuni familiari che ci lasciano la spesa davanti l’uscio di casa”.

“Non sono abituato a vivere in gabbia”. Ciò che più ha pesato, per Vito, è stato il dover vivere in un modo non immaginabile solo qualche mese prima. “Sono un animatore turistico, sono abituato a fare una vita solare, in mezzo alle persone. Faccio divertire, ridere e scherzare le famiglie al mare, in albergo, in montagna”, precisa. Certo nell’ultimo anno le cose non sono andate bene, causa Covid, ma comunque “tra giugno e luglio ho lavorato”. Il doversi trovare a novembre barricato in casa, per una figura così agile e socievole, è stato un trauma. “Sì – conferma – le prime settimane le ho utilizzate per riflettere, per rivalutare il ruolo della famiglia e degli affetti. Ma arriva un punto in cui desideri solo uscire, ritrovare la libertà”. A Vito non è neanche il lavoro ciò che più manca ma “il bisogno di uscire, di sentire l’aria, di assaporare l’atmosfera, anche quella natalizia”. Per questo attende il tampone, nei prossimi giorni, per potersi finalmente “liberare da quest’angoscia forzata”.

“Il Covid esiste e agisce pure sulla mente”. Vivendolo sulla sua pelle, Vito non ha dubbi: “Questo virus esiste, ti attacca e ti senti strano, tramortito. Sensazioni fisiche di spossatezza, male alle ossa. Ma ti condiziona anche la mente. Ti rende ansioso, irascibile, non saprei spiegare..”. E’ presto per dire quali siano gli effetti a lungo termine del Covid, ma una cosa è certa, e Vito così si rivolge anche ai suoi coetanei: “Ragazzi, non fate assembramenti, tenete distanze e mascherine perché il virus esiste eccome. Ve lo assicuro”.

In attesa del tampone e della ‘libertà’. In queste settimane non si è sentito del tutto assistito dal sistema sanitario. “Li vedo carenti, l’azienda sanitaria e anche i medici di base”. Comunque non si è sentito solo. Ha coltivato e “selezionato” gli amici. “Quelli veri non hanno fatto mancare il proprio affetto”. Dopo un mese di chiusura in casa, però, vuole guardare oltre la finestra. L’ultimo pensiero lo rivolge ai prossimi giorni. A ciò che sarà. “Aspetto solo il benedetto tampone, spero sia negativo. E poi voglio uscire. Fare tutte quelle piccole cose a cui di solito non do peso ma che oggi mi mancano tanto”. E’ l’aria di fuori che gli manca. In bocca al lupo e buona guarigione. A Vito e famiglia.