Covid, scuole chiuse o anche no, genitori contro genitori: e se tutti chiedessero la stessa cosa?

Bardi potrebbe imitare Emiliano e finalmente avremmo la prima ordinanza con un copia e incolla più utile

In questi giorni domina nel dibattito pubblico la questione riguardante l’apertura delle scuole elementari e medie. Alcuni Comuni, Policoro per esempio, hanno deciso di prorogare la didattica a distanza nelle scuole elementari e medie fino al 6 gennaio.

Sembrano in profondo conflitto fra loro le istanze di chi vorrebbe che in Basilicata le scuole funzionassero esattamente come nel resto di Italia (zona rossa compresa) e chi invece vorrebbe che le scuole rimanessero tutte chiuse, ma con la didattica a distanza.

Le due posizioni che sembrerebbero in conflitto sono conciliabili? Per alcuni genitori che hanno contattato la nostra redazione, la risposta è sì.

Ci sono genitori preoccupati di veder tornare i loro figli contagiati per causa della scuola, con tutte le conseguenze familiari del caso. Sono condivisibili gli appelli di chi nutre queste preoccupazioni.

Altrettanto condivisibili sono le istanze di chi invece si trova ad abitare in comuni piccoli dove ci sono pochissimi contagi e dove chiudere la scuola senza alcun motivo può causare danni importanti specie nei bambini che frequentano la primissima fase dell’età scolare.

Come contemperare allora le istanze di chi chiede venga tutelato il diritto alla salute con quelle di chi chiede la tutela del diritto allo studio? Tutelandole entrambe.

Quali i poteri dell’autorità locale in questo contesto?

La questione è stata affrontata nel ricorso innanzi al TAR Basilicata n° 479 del 2020

Nel decreto emesso sulla questione dal Presidente del Tribunale amministrativo regionale, insieme all’ordine di riesame dell’ordinanza scuole, sono state indicate le linee guida che devono informare l’esercizio del potere di ordinanza da parte del Presidente di Regione, chiarendo il tal modo anche come contemperare due valori di rilevanza costituzionale

Cosa significa questo? Che se una regione sta in zona gialla o arancione è perché la valutazione sul suo rischio epidemiologico è stata già fatta dal Ministero della salute applicando una serie di parametri fissi e le misure adatte per quel tipo di rischio sono stabilite a monte dal DPCM.

Nelle materie di competenza esclusiva del governo la regione può intervenire solo in casi molto circoscritti.

Cosa si deve fare allora se in un paese o in una zona del territorio si stanno verificando un gran numero di contagi? Il presidente della regione potrà intervenire decidendo per la chiusura delle scuole in quel territorio infraregionale.

Dice ancora il presidente Donadono, questo scenario è comunque residuale, ovverosia è l’ultima spiaggia…la chiusura delle scuole è il provvedimento più severo al quale fare ricorso solo in casi estremi, su territori infraregionali (non su tutta la regione) e per circostanze gravissime di cui si deve dare analiticamente atto nella motivazione del provvedimento emergenziale.

Prima di privare bambini e ragazzi delle possibilità concesse dalla didattica in presenza, afferma il decreto TAR, si deve far ricorso ad altri strumenti. Quali?

Ad esempio si può ricorrere alla soluzione prevista per la scuola dal presidente della vicina Puglia Emiliano con l’ordinanza n. 444 del 4 dicembre 2020 che ha introdotto la modalità didattica in forma mista.

Ecco l’ordinanza di Emiliano:

L’attività didattica si deve svolgere in applicazione del D.P.C.M. 3 dicembre 2020 vigente, salvo quanto previsto ai successivi punti 2 e 3; 2. Al fine di consentire anche in Puglia la tutela della salute pubblica attraverso la didattica digitale integrata nel primo ciclo di istruzione, per ridurre il rischio di diffusione epidemica, le istituzioni scolastiche del medesimo primo ciclo di istruzione devono garantire il collegamento online in modalità sincrona per tutti gli alunni le cui famiglie richiedano espressamente per i propri figli di adottare la didattica digitale integrata, anche in forma mista, e anche per periodi di tempo limitati coincidenti con eventuali quarantene o isolamenti fiduciari, in luogo dell’attività in presenza. Ove questo collegamento non possa essere garantito immediatamente, ogni singolo istituto, nell’ambito della propria autonomia organizzativa, deve ricercare ogni altra modalità utile a consentire comunque l’attivazione della didattica digitale integrata, anche in forma mista, e anche per periodi di tempo limitati coincidenti con eventuali quarantene o isolamenti fiduciari, agli studenti le cui famiglie ne facciano richiesta; 3. Ove necessaria una implementazione tecnologica ai fini di cui al comma 2, ogni conseguente adempimento deve avvenire con l’urgenza del caso e comunque in tempi compatibili con l’attuazione di quanto disposto al medesimo punto 2, tenendo presente che agli studenti che hanno chiesto la didattica digitale integrata, non può essere imposta la didattica in presenza

In tal modo i genitori più spaventati potrebbero veder riconosciuto il diritto a tutelare la salute propria e della propria famiglia senza nuocere al diritto di chi ha invece più timore delle conseguenze a lunga scadenza derivanti dalla mancanza di attività didattiche in presenza.

Che sia forse questo l’unico appello da rivolgere ai propri sindaci o al presidente della regione?