La mafia albanese in Basilicata non è una sorpresa
Il commento del professor Vincenzo Musacchio sull’operazione di oggi 15 dicembre, contro il narcotraffico, della Dda di Potenza
Le mafie albanesi arrivano anche in Basilicata.Un’operazione dei carabinieri,coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, contro il narcotraffico tra l’Albania e la provincia di Matera, ha consentito arresti e sequestri. Le persone sottoposte a indagini sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare, eroina, cocaina e marijuana. L’operazione, denominata “Metalba”, in Basilicata ha coinvolto le province di Matera e Potenza.
Questi arresti tuttavia non devono meravigliarci più di tanto poiché nel terzo trimestre del 2018 (e cioè poco più di due anni fa), la criminalità organizzata albanese, secondo quanto emerge da relazioni della Direzione Investigativa Antimafia e della Direzione Nazionale Antimafia, ha trasportato sulle coste italiane sostanze stupefacenti per un valore stimato in circa quattro milioni di euro.
La prima base logistica in Adriatico è Bari, ma si sono riscontrate sedi secondarie stabili anche in Abruzzo e Molise. È chiaro da qualche tempo ormai che le organizzazioni mafiose albanesi siano sempre più interessate all’Italia, comprese regioni più piccole come Molise, Abruzzo e Basilicata dove si sarebbe consolidato maggiormente il “business” legato alla cocaina. Le sostanze stupefacenti sono tuttora trasportate in motoscafo verso l’Italia ma una più forte attività di controllo da parte delle autorità di polizia italiane ha spostato il traffico anche su ruota, con camion o auto che sbarcano nei porti di Ancona e Bari per poi percorrere la via adriatica che tocca Puglia, Molise, Abruzzo, Marche e oggi anche Basilicata, fino ad arrivare al nord dell’Italia.
Nel tempo, al pari delle mafie italiane, i gruppi criminali albanesi si sono evoluti e grazie alla produzione e al traffico di stupefacenti, hanno raggiunto un livello di pericolosità acuito anche dalle alleanze fatte con la criminalità organizzata italiana (camorra, ‘ndrangheta e mafie siciliane e pugliesi). Oggi, come livello di pericolosità, sono al primo posto tra le mafie straniere, seguite dalle mafie nigeriane, cinesi e dei paesi dell’Est (rumena e bulgara).
Sul fronte del traffico di stupefacenti, come già detto, gli albanesi ormai costituiscono una garanzia sia come fornitori di materia prima, sia come spacciatori, essendosi radicati in diversi paesi dell’Europa e avendo instaurato stabili rapporti con i trafficanti di droga in ogni parte del mondo. La gestione del traffico di droga in Italia, inoltre, è stata favorita dal progressivo formarsi di gruppi di albanesi nei principali porti italiani ed europei. La stabile presenza di albanesi in alcune aree portuali italiane ha costituito e costituisce tuttora una delle motivazioni per cui anche le organizzazioni criminali autoctone si sono avvalse del loro contributo per importare droga.
Le mafie albanesi sono molto simili alla ‘ndrangheta, per cui, la lotta per contrastarle si scontra con i problemi legati alla quasi inesistenza di collaboratori di giustizia e alla mancata collaborazione con le autorità albanesi. Le intercettazioni, ad esempio, non sempre possono essere attivate e proseguite, per mancanza d’interpreti in grado di decifrare i numerosi dialetti utilizzati dagli albanesi coinvolti nelle attività criminali e ciò, spesso non garantisce esiti affidabili delle prove raccolte in sede processuale. Il loro contrasto, dunque, non sarà facile.
Vincenzo Musacchio, giurista, più volte professore di diritto penale e criminologia in varie Università italiane ed estere. Associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Discepolo di Giuliano Vassalli, allievo e amico di Antonino Caponnetto.
Nella foto, il professore Vincenzo Musacchio