L’eolico selvaggio, il petrolio e la sindrome di Stoccolma in salsa lucana

L'energia sporcata. Gli aspetti ideologici e patologici della vicenda ambientale e del falso sviluppo in Basilicata

Oggi, tanto per cambiare, ci troviamo di fronte all’ennesimo progetto per la produzione di energia sporcata. Si tratta di un impianto eolico composto da 17 aerogeneratori del tipo Vestas V150 di potenza pari a 4,2 MW, per una potenza complessiva di 71,4 MW. I comuni interessati sono Montemilone, per il parco eolico, e i comuni di Venosa, Banzi, Palazzo San Gervasio, Genzano di Lucania e Spinazzola, per le opere connesse. Questo progetto è l’ennesimo mostro che si mangia la ricchezza del territorio. L’Associazione Antigone2 di Oppido Lucano ha presentato le osservazioni di merito.

La Cogein S.r.l., proponente, ha già fatto sapere che “tutte le opere di progetto non ricadono neppure parzialmente all’interno delle aree ricomprese nel sistema Rete Natura 2000, ma la vicinanza di alcune opere previste rispetto a siti Natura 2000 potrebbero generare impatti derivanti dalla loro realizzazione. Allo scopo è stato previsto apposito Studio di Valutazione di Incidenza Ambientale. Ulteriori impatti potrebbero verificarsi sulla componente paesaggistica.”

Non vogliamo per l’ennesima volta addentrarci nelle questioni tecniche, normative, giuridiche finalizzate a confutare le presunte ragioni di utilità e necessità di un impianto eolico. Questa volta ci interessa il lato “ideologico” e “patologico” della vicenda ambientale in Basilicata.

La Cogein S.r.l. nelle sue controdeduzioni alle osservazioni si difende accusando l’Associazione di “avversità ideologica”. È una strategia ricorrente da qualche anno, quella di collocare gli oppositori dell’eolico selvaggio nel novero del “populismo ambientalista”.

Ora, noi abbiamo letto tutta la documentazione del caso e la faccenda ci sembra simile alle altre: tutto a posto. La normativa, la retorica sul rispetto dell’ambiente, dei corsi d’acqua del paesaggio, dei beni culturali e archeologici, e così via. Le relazioni scritte a puntino con le medesime frasi ricorrenti nelle altre. Ma ripetiamo non è questo oggi che ci interessa.

Oggi ci interessa dire che quell’impianto violento, al pari degli altri, non si deve fare. Anche se fosse tutto a posto noi siamo certi che nulla è a posto. Quell’impianto, come tanti altri, non serve ai lucani; quella rete infrastrutturale di cavi, stazioni elettriche, opere varie di connessione non serve ai lucani. Serve, invece, a chi, sullo scempio del territorio, deve fare soldi.

Siamo contrari all’uso sconsiderato delle terre e dei paesaggi, al consumo di beni comuni per fini privati. Se questa è avversità ideologica bene, siamo ideologici; se questo è populismo ambientalista bene, siamo populisti. In Basilicata abbiamo superato abbondantemente i 1500 impianti: torri di ferro e piattaforme di cemento che invadono le terre, le contrade, le case, le persone. Una violenza inaudita e consentita dalle istituzioni e dai servitori del denaro. I vostri impianti, che siano legali o illegali, per noi sono un simbolo di ingiustizia.

Non è energia pulita quella prodotta sporcando la vita dei boschi, dei fiumi, dei paesaggi, delle bellezze naturali. Di questo siamo convinti. Così come siamo convinti che non è ricchezza quella prodotta attraverso l’inquinamento  dell’aria, dei laghi, dei fiumi, della flora e della fauna, o sacrificando la salute fisica e psichica delle popolazioni.

Gli affaristi dell’energia sporcata e i petrolieri, sono loro “ideologicamente” contaminati dalla sete di denaro. Ma questo i lucani continuano a non capirlo, mentre i loro rappresentanti nelle istituzioni regionali e locali si lasciano consapevolmente avviluppare nella logica del falso sviluppo, accettando oboli ed elemosine senza fiatare.

Siamo vittime di una specie di sindrome di Stoccolma, ormai. In molti settori della popolazione si sono sviluppati sentimenti positivi nei confronti dei predatori; si sono sviluppati sentimenti negativi nei confronti di chi si oppone ai predatori; si è sviluppato un senso di fiducia nei confronti dei predatori. Perciò tanta gente ormai si rifiuta di prendere la parola contro questi carnefici e non vuole in alcun modo inseguire strade di emancipazione e di liberazione. Ci sembra che molti lucani “trascorrano la loro vita a sottintendere, a girare la testa e a tacere.” Liberiamoci, oppure altri si libereranno di noi.

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