Piano Next Generation: Addio Sud, addio Italia

La Bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in discussione in questi giorni è inaccettabile. E questa volta l’Europa non c’entra, anzi!

La Bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in discussione in questi giorni è inaccettabile. E questa volta l’Europa non c’entra, anzi!

Quello che pomposamente viene chiamato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza forse andrebbe chiamato più propriamente ‘Addio Sud’ e conseguentemente “Addio Italia”.

Ma questa volta l’Europa non c’entra, anzi!

Vi siete chiesti come mai l’Italia sia il Paese beneficiario della maggiore quota dei fondi NGEU? Semplice: perché i criteri di ripartizione del NextGenerationEU seguono l’obbiettivo di ridurre la divergenza tra le economie dei paesi europei e quindi, oltre alla popolazione, sono: l’inverso del PIL pro capite, tasso medio di disoccupazione negli ultimi 5 anni, il calo del PIL nel 2020 eccetera.

Quando quegli stessi fondi devono essere invece distribuiti in Italia il criterio della ripartizione tra Nord Centro e Sud è in base alla popolazione.

Ma questo significa che il Gap di infrastrutture, servizi eccetera tra Nord e Sud rimarrà inalterato e non si genererà nessuna convergenza e quindi in nuce c’è il fallimento di tutto il pacchetto perché se non converge il Sud non converge l’Italia.

D’altro canto sono 160 anni che il Sud viene penalizzato e dove si investe e si spende meno, molto meno, che al Nord.

Così a pagina 117 della Bozza del documento Next Generation Italia si legge “Per quanto riguarda la quota del PNRR afferente alle Regioni del Sud si è utilizzata l’ipotesi che ad esse sia destinato il 34 per cento dei fondi additivi.”

 

E qui ci sono varie cose da dire

La prima è che se l’Europa avesse usato il criterio del Governo Italiano, ossia la ripartizione per popolazione, l’Italia avrebbe avuto non 209 miliardi, tra sovvenzioni per 64 miliardi e prestiti per il resto, ma solo 101 miliardi: meno della metà!

Tanto per capirci e per essere chiari l’Italia ha sovvenzioni per 64 miliardi, la Germania per 23 e la Francia 36. Se si fosse usato il criterio italiano per la distribuzione tra Nord Centro e Sud l’Italia avrebbe ricevuto 42 miliardi, la Germania 58 e la Francia 47.

Ovviamente tutti avremmo gridato allo scandalo, perché un Paese già ricco che riceve più soldi per superare periodi di vacche magre è un illogico ed è anche scandaloso e immorale.

Avremmo detto: “Già sono ricchi e poi li sovvenzioniamo anche?”

Noi invece consideriamo la norma che chi ha più difficoltà, il Sud, riceva meno sia in investimenti sia in trasferimenti dallo Stato. Il mainstream del pensiero dominante italiano, quello del PD, della Bocconi, dei liberisti e dei giornali nazionali, dice che se non riparte il Nord non riparte il Paese e quindi si ‘ipotizza’ che il 34% delle risorse finiscano al Sud ma io “ipotizzo” che saranno molti meno: as usual.

In soldoni: l’Europa ci dà i soldi per il Sud e noi li spendiamo al Nord

La seconda questione è proprio nel “si ipotizza” e non “si decide”, “si determina”, “si farà in modo che”, … ma “si ipotizza”.

Infatti la ripartizione dei fondi viene fatta in base a aree di interventi che, nel documento non vengono suddivisi tra Nord, Centro e Sud. Facciamo un esempio. La prima area di intervento è: “digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” che quota ben 48,7 miliardi. Siamo sicuri che il 34% di questa spesa finirà al Sud? No, non ne siamo sicuri: “si ipotizza”. In base a cosa non si sa. Non c’è scritto il 34%, ossia 16,56 miliardi vanno al Sud, “si ipotizza”.

Altro esempio. Per le infrastrutture e mobilità sostenibile sono previsti 27,7 miliardi. Con questi soldi “si potenzieranno le tratte ferroviarie Milano-Venezia, Verona-Brennero, Liguria-Alpi e Torino-Lione, migliorando i collegamenti con i porti di Genova e Trieste … Roma-Pescara e Orte-

Falconara … infine, si estenderà l’A.V. al Sud lungo le direttrici Napoli-Bari e Salerno-Reggio-

Calabria, velocizzando anche il collegamento diagonale da Salerno a Taranto e la linea Palermo-Catania-Messina”. E tutto questo solo con 27,7 miliardi? Credo che qualcosa si farà e qualcos’altro no e dopo il lungo elenco di infrastrutture al Nord quell’infine costituisce un indizio significativo. Infine, ossia fatto tutto il resto e forse, se avanzerà qualcosa. Quante sono le autostrade per 1000 kmq al Nord? 30. E al Sud? 18. E i Km di Alta Velocità? 630 al Nord, 355 al centro e 134 al Sud. Dopo Salerno il nulla. Se dovessimo rispettare lo spirito con cui ci sono stati dati i soldi del NGEU questi dovrebbero andare tutti al SUD, dove le infrastrutture non ci sono.

La terza questione è nella qualità degli interventi. La fiscalità di vantaggio per il Sud non ha mai prodotto risultati così come gli incentivi agli insediamenti industriali e no. Ma tant’è, si perpetua. È solo un modo per dire: abbiamo fatto qualcosa ma i meridionali non hanno voglia di lavorare.

Il tema è che in assenza di vie di commercio e di infrastrutture non c’è fiscalità di vantaggio che tenga e gli incentivi, come dimostra la storia, hanno sempre attratto al Sud solo banditi che spolpato lo spolpabile hanno chiuso i battenti.

La quarta questione è relativa alle risorse destinate agli interventi per il Sud. A pagina 117 si fa un fritto misto per cui al 34%, che “si ipotizza”, si sommano risorse già in essere e sempre usate in sostituzione e mai in aggiunta a quelle ordinarie in modo da arrivare surrettiziamente ai 100 miliardi, che invece non ci saranno mai.

Magari qualcuno superficialmente dirà che quasi la metà dei 209 miliardi finirà al Sud fregando anche l’Europa. Vale solo per i titoli dei TG: 100 miliardi al Sud suona bene, ma non è vero e servirà solo per dire nei TG degli anni prossimi: “Ma che fino hanno fatto i 100 miliardi al Sud? I terroni sono incorreggibili.”

 Dulcis in fundo manca la visione di cosa fare per lo sviluppo del Sud

Chiacchiere, ma sulle cose che possono cambiare il futuro niente. Sulla portualità del Mezzogiorno e sulle infrastrutture coerenti per lo sviluppo di un polo logistico nel Mediterraneo alternativo a quello di Rotterdam – Anversa per i commerci con il Far Est nulla. Ma su questo sono anni che scrivo inutilmente.

Mi chiedo i deputati e senatori del Mezzogiorno e lucani di tutti i partiti cosa facciano a difesa degli interessi del proprio territorio.

Insomma da mesi sentiamo parlare di MES MES e ancora MES, che produce risparmi marginali, tutti da dimostrare, sui tassi di interessi e sull’utilizzo dei fondi europei, ma nessuna discussione se non quella su quale potentato, Renziani o Piddini, ci metterà sopra le mani?

Vergognatevi tutti e forse la Presidenza della Repubblica qualcosina dovrebbe dire!

Pietro De Sarlo