Sciopero dipendenti pubblici, Cisl Basilicata: necessario in questo momento

Il segretario lucano Gambardella spiega le ragioni della protesta rispondendo così alle polemiche

Il segretario della Cisl Basilicata in una nota spiega le ragioni dello sciopero dei lavoratori del pubblico impiego in programma per il 9 dicembre prossimo rispondendo così alle polemiche sull’opportunità della protesta in un momento così drammatico per l’Italia.

Di seguito la nota integrale

La lotta dei lavoratori del pubblico impiego è la nostra lotta: è la lotta di un paese che vuole guardare con rinnovata speranza al futuro. È la lotta di chi pensa che il Paese si risollevi solo con un grande investimento sulle infrastrutture pubbliche materiali e immateriali. La pubblica amministrazione è una di queste infrastrutture fondamentali. Come avremmo potuto gestire l’emergenza sanitaria senza l’infaticabile impegno dei lavoratori del pubblico impiego che in questo anno difficile hanno garantito il buon funzionamento dello Stato e degli enti locali assicurando la continuità di servizi fondamentali per la collettività? Ecco perché è del tutto speciosa la polemica sulla opportunità dello sciopero del 9 dicembre della categoria del pubblico impiego. Se non ora, quando? Trovo piuttosto surreali le argomentazioni a supporto della tesi della inopportunità dello sciopero e del tutto inaccettabili gli attacchi volgari indirizzati al movimento sindacale confederale, ma è bene precisare che il sindacato non agisce per opportunismo: agisce per tutelare i diritti dei più deboli.

I lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego hanno pagato un prezzo altissimo, anche in termini di contagi e morti nei luoghi di lavoro, a causa del Covid-19. Parliamo di lavoratori senza contratto da 12 anni, di lavoratori precari con contratti in scadenza, di famiglie che vivono sulla propria pelle l’incertezza di questo tempo. Senza la categoria del pubblico impiego verrebbero meno servizi fondamentali dello Stato, come l’assistenza sanitaria, la difesa delle fasce sociali più fragili, la sicurezza dei cittadini e via discorrendo. Lo sciopero del 9 dicembre è allora non solo opportuno ma necessario: necessario per una svolta radicale della pubblica amministrazione, ad ogni livello; necessario per avviare una profonda trasformazione del lavoro pubblico, a partire da un grande piano di digitalizzazione e formazione per mettere la nostra pubblica amministrazione al passo con i tempi e con le innovazioni tecnologiche. Per fare tutto ciò servono investimenti, serve una strategia di lungo periodo, serve la partecipazione di tutti i lavoratori del pubblico impiego.

Investire sul lavoro pubblico significa investire su servizi di qualità per i cittadini: significa dare sostanza al concetto stesso di cittadinanza che altrimenti resterebbe una scatola vuota, un diritto puramente formale. La modernizzazione del Paese non può prescindere dalla riqualificazione del comparto pubblico poiché mettere in discussione il suo ruolo significherebbe liquidare l’idea stessa di cittadinanza. Per questo scioperiamo il 9 dicembre: per il rinnovo doveroso del contrato, che significa tutela del potere di acquisto di salari fermi da troppi anni; per chiedere che una parte dei fondi rivenienti dal recovery fund vengano impiegati per un grande pano di digitalizzazione della pubblica amministrazione, propedeutico alla stessa gestione delle risorse europee e dello sforzo programmatorio e amministrativo che l’impiego di tali risorse impone; scioperiamo per dare più valore al lavoro pubblico e arricchire la pubblica amministrazione di nuove competenze e professionalità.

La battaglia dei lavoratori pubblici è la battaglia di tutti noi; è la battaglia di chi lotta per la dignità del lavoro e della persona, per la difesa dei più deboli. Oggi serve una grande alleanza tra lavoratori e cittadini per difendere i diritti di cittadinanza e lo stato sociale dagli attacchi di ben noti e ben organizzati poteri che attraverso l’attacco volgare alle prerogative sindacali e ai diritti dei lavoratori mirano a privatizzare la vita sociale, in cui ognuno si salva per sé. Questo il movimento sindacale, soggetto sociale e collettivo per antonomasia, non può permetterlo.

Enrico Gambardella, segretario generale della Cisl Basilicata