Basilicata. Giustizia per Luca, morto all’interno dell’Ambasciata italiana in Uruguay: chi lo ha ucciso e perché?

Luca Ventre 35 anni, famiglia originaria di Senise (Potenza) voleva tornare in Italia dai suoi familiari in Basilicata dov’è nata la madre, sono sepolti i suoi nonni, e dove vivono i suoi cugini e i suoi zii. Il racconto della mamma, Palma Roseti: vogliamo la verità

La mattina del primo gennaio 2021, Luca Ventre 35 anni, muore all’interno dell’Ambasciata italiana in Uruguay a Montevideo. Scavalca il recinto, per chiedere aiuto alle autorità connazionali. Vive da tempo un forte disagio psicologico, vuole tornare in Italia, dai suoi familiari lucani. La mamma Palma Roseti e tutti i suoi cari sono di Senise in provincia di Potenza. Lì sono sepolti i nonni e vivono gli zii e i cugini. Il padre, Carmine, lavora in Uruguay. La vicenda ha già assunto i contorni di un giallo. Luca lascia una bambina di 6 mesi.

Ecco cosa scrive l’Ambasciata il giorno dopo il tragico episodio:

“L’Ambasciata d’Italia con rammarico conferma che ieri il Sig. Luca Ventre, connazionale residente nella nostra comunità, è deceduto dopo che nelle primissime ore della mattinata si è arrampicato per scavalcare il recinto dell’Ambasciata e si è poi diretto verso gli Uffici. Dopo l’arresto il connazionale è stato trasportato al Hospital de Clinicas dove purtroppo risulta sia successivamente deceduto.

L’Ambasciata, in questo doloroso momento, si stringe alla famiglia del connazionale; in particolare al padre, Sig. Carmine Mario Ventre che vive in Uruguay e con cui è in contatto, oltre alla madre, Sig.ra Palma Roseti, cui assicura la massima vicinanza e il massimo impegno affinché le Autorità uruguaiane facciano piena luce sulle cause del tragico decesso del figlio.”

Piena luce bisogna farla, anche perché la mamma di Luca non crede alla versione ufficiale dei fatti. Luca sarebbe stato aggredito da un poliziotto uruguayano che si trovava all’interno del recinto dell’Ambasciata italiana. Se la circostanza venisse confermata ci sarebbe la prima domanda: che ci faceva un poliziotto uruguayano all’interno del territorio italiano? “L’ambasciatore – dice Palma- non ha saputo dare alcuna spiegazione”

Palma Roseti, da noi contattata è determinata: “Luca credeva che sarebbe stato protetto in un luogo dove invece ha trovato la morte”. Luca, suona all’ambasciata perché voleva parlare con il capo cancelleria affinché l’aiutasse a rientrare in Italia. Disperatamente cercava aiuto. Non gli hanno aperto e lui è entrato scavalcando la recinzione.” Ma Palma aggiunge un particolare agghiacciante: Un poliziotto uruguayano, illegalmente presente in Ambasciata e quindi sul territorio italiano, ha bloccato Luca con una mossa violenta conosciuta come l’anello di judo strangolandolo, uccidendolo”.

La polizia, secondo la prima versione, sarebbe stata chiamata dalla stessa Ambasciata. Alcuni poliziotti lo avrebbero accompagnato in Commissariato e poi al pronto soccorso dove è deceduto. Ma la verità sarebbe un’altra: Luca muore alle 7,00 di mattina, il medico di turno in ospedale alle 8,00 dichiara che il ragazzo è arrivato al pronto soccorso già morto. Il padre viene informato soltanto alle 20,00: “Suo figlio è ferito e si trova al pronto soccorso”.

La mamma a proposito ci dice: “Luca è uscito dall’ambasciata a peso morto, ce l’ha detto l’ambasciatore dopo aver visionato la registrazione delle videocamere”. Ma c’è anche un testimone pronto a confermare.

Palma Roseti ha coinvolto immediatamente la vice ministro agli Affari Esteri Emanuela Del Re per reclamare la mancata protezione del figlio Luca. La vice ministra in una missiva alla mamma di Luca rassicura che: l’Ambasciata a Montevideo – in stretto raccordo con la Farnesina – si impegnerà al massimo perché sia fatta piena luce sulle cause che hanno condotto al decesso di Luca, seguendo da vicino l’operato della locale Autorità giudiziaria e intervenendo, se necessario, presso le competenti istanze uruguaiane affinché quanto accaduto sia rapidamente acclarato.

Anche il Capo cancelleria dell’Ambasciata scrive a Palma: Siamo impegnati a sensibilizzare il Ministero degli Esteri e il Ministero dell’Interno uruguaiani affinché tutte le autorità locali coinvolte svolgano una accurata indagine di cui vogliamo conoscere rapidamente l’esito. A tale proposito, sempre oggi l’Ambasciatore ha parlato telefonicamente con il Ministro dell’Interno dell’Uruguay per manifestargli l’attesa di una approfondita e rigorosa inchiesta.

Poiché i fatti possono essere di interesse anche per la magistratura italiana, abbiamo chiesto che ogni elemento relativo all’accaduto sia preservato nel caso possa risultare utile per gli inquirenti italiani…

Dunque, molte cose non quadrano in questa vicenda: che ci fa un poliziotto uruguayano all’interno dell’Ambasciata? Aveva forse la doppia cittadinanza? Come mai il padre di Luca viene informato soltanto dopo 13 ore con una infedele versione dei fatti? Che cosa non ha funzionato in quelle tragiche ore? Chi era di turno all’Ambasciata?

Nel pomeriggio di oggi, 8 gennaio, l’avvocato della famiglia di Luca prenderà visione delle registrazioni delle telecamere di sicurezza.

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