Coronavirus, Fondazione Gimbe: meno contagi grazie alla zona rossa di Natale

“Le zone rosse sono l’unica arma contro l’epidemia. I ritardi nelle consegne dei vaccini costringono le Regioni a rallentare la campagna”

Il Natale in zona rossa sembra aver funzionato. Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe nella settimana 13-19 gennaio evidenzia un netto calo dei nuovi contagi (ben il 20% in meno della settimana precedente), una minor pressione sugli ospedali e la diminuzione, seppur lievemente, del numero dei decessi (-4,4%). «Dopo due settimane di lenta risalita di tutte le curve che riflettevano gli allentamenti pre-natalizi – spiega Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe– si cominciano a vedere gli effetti del Decreto Natale, che ha di fatto “colorato di rosso” l’intero Paese». A fronte dei ritardi di consegna dei vaccini e delle incognite legate alle varianti del virus, aggiunge Cartabellotta, «bisogna prendere definitivamente atto che solo le zone rosse, come quelle di Natale, sono la vera arma per piegare la curva del contagio, destinata a risalire nelle prossime settimane per le minori restrizioni nelle Regioni arancioni e gialle, la riapertura delle scuole e il potenziale impatto delle nuove varianti».

Nella settimana 13-19 gennaio, sono diminuiti i nuovi casi (97.335 contro 121.644 della precedente rilevazione) a fronte di un significativo (e«anomalo») calo del rapporto positivi/casi testati (19,8% contro 29,5%) dovuto al nuovo metodo di conteggio che include anche i tamponi rapidi. «Dal 15 gennaio il bollettino del Ministero della Salute include anche i tamponi antigenici rapidi. In tal senso, il crollo del rapporto positivi/persone testate è di difficile interpretazione e non confrontabile con la settimana precedente, dove il calcolo era effettuato solo sui tamponi molecolari».

Per quanto riguarda i vaccini al 20 gennaio (aggiornamento ore 21.48) sono state consegnate alle Regioni 1.558.635 dosi, di cui 1.250.903 già somministrate (80,3%), con inevitabile rallentamento negli ultimi giorni per i ritardi segnalati. Solo 9.160 persone hanno completato il ciclo vaccinale, mentre 13.534 persone avrebbero già dovuto ricevere la seconda dose. «Tenendo conto dei possibili ritardi di consegna, anche comunicati last minute come nel caso di Pfizer – dice Cartabellotta – è fondamentale che in questa fase le Regioni accantonino i vaccini per la somministrazione della seconda dose. La campagna vaccinale non è una gara di velocità: l’unità di misura su cui confrontarsi, sia con gli altri Paesi, sia tra le Regioni, non è infatti il numero di dosi somministrate, ma la percentuale della popolazione che ha completato il ciclo vaccinale, garanzia di efficacia del 94-95% nel prevenire la malattia Covid sintomatica».