Cova Viggiano: Arpab e Regione insieme verso il “tuttapposto” di Stato?
Libera Basilicata, l’Osservatorio Popolare della Val d’Agri, l’ISDE, il Laboratorio per Viggiano sono molto preoccupati circa gli esiti degli studi condotti
Il focus organizzato da Arpab il 25 gennaio 2021, sui monitoraggi in Val d’Agri, con particolare riferimento alle “deposizioni”, se da un lato ha consentito di acquisire nuove conoscenze, dall’altro ha accresciuto le preoccupazioni delle associazioni coinvolte. Libera Basilicata, l’Osservatorio Popolare della Val d’Agri, l’ISDE, il Laboratorio per Viggiano sono molto preoccupate circa gli esiti degli studi condotti. Il tema delle “deposizioni”, così come quello del particolato intorno al COVA, è in realtà un tema secondario considerando il tipo di impianto e le sue emissioni, rispetto invece alle emissioni di altri inquinanti di ben altro peso! Si è chiesto pertanto all’ARPAB maggiore trasparenza e puntualità anche in merito ai risultati ottenuti per tutti gli altri monitoraggi relativi a tutti gli altri inquinanti.
Circa le deposizioni, a parte lo scontato “TUTTAPOSTO”, la relatrice ha messo in evidenza che, nelle immediate vicinanze del COVA, l’entità delle deposizioni è tipica di un’area industriale! E’questa una notizia che ci preoccupa ulteriormente considerato che l’area è “incastonata” in un territorio agricolo e di notevole interesse ambientale. L’area industriale è antecedente al COVA e le attività presenti non emettevano sostanze inquinanti in atmosfera. Dalla relazione si evince che le deposizioni “tipiche di un’area industriale” si hanno entro i 20 metri dal COVA: è pertanto ipotizzabile che solo con l’avvento del COVA l’inquinamento dell’area abbia cominciato ad avere tale portata. E questo non è “TUTTAPOSTO”!
La seconda relazione, era dedicata ai sedimenti. Sembrerebbe in tal caso che si avvalori la tesi che gli idrocarburi rilevati siano essenzialmente quelli naturali che potrebbero essere affiorati insieme a gas e petrolio nel comune di Tramutola e trascinati dal torrente Caolo. Queste argomentazioni potrebbero farci riascoltare il “TUTTAPOSTO” anche riguardo all’inquinamento dei terreni e dei sedimenti. Potrebbero essere giustificati, allora, i nostri dubbi a proposito del progetto “valori di fondo” che dovrà analizzare i terreni dell’area per evidenziare quali sono quelli non inquinati. Un progetto redatto dopo oltre 30 anni di estrazioni petrolifere con perdite di greggio e infiltrazioni dannose, più volte denunciate. In merito è in corso un processo, iniziato il 21 gennaio scorso nel silenzio dei media, che vede imputati l’ENI, alcuni suoi dirigenti e funzionari di pubbliche amministrazioni per disastro ambientale. Il timore è invece che tale progetto potrebbe rendere “naturali” quelle sostanze che attualmente sono inquinanti preparando un possibile “TUTTAPOSTO”!
Per quanto riguarda le acque, siamo stati informati che l’Agrobios ha consegnato alla regione una relazione in cui si mette in evidenza che lo stato del Pertusillo non dipenderebbe dal COVA ma da altre attività antropiche! In merito a questo punto abbiamo chiesto che si facciano indagini più approfondite utilizzando tutte le tecnologie e le professionalità altamente specializzate del CNR e ricorrendo, anche, all’ Istituto per l’Ambiente Marino Costiero di Taranto specializzato sulle acque.
Nel corso dell’incontro, si è poi accennato alla nuova legge sugli odori che è in fase di approvazione in Regione Basilicata. Una legge riguardante il tema delle molestie odorigene per cui come associazioni abbiamo più volte richiesto che si superasse da parte dell’ARPAB l’uso dei soli nasi elettronici, tecnologicamente superati da tempo, e stabilire invece nell’area una rete PID (sensori innovativi per la rilevazione dei composti organici volatili) abbinata al sistema Odorlab (sistema innovativo di monitoraggio e campionamento degli odori basato sulle segnalazioni della popolazione ed utilizzato dall’Università di Bari), come suggerito tra le conclusioni della VIS (Valutazione di Impatto Sanitario). Vista l’importanza della legge abbiamo chiesto da tempo, finora invano, che si contatti il maggiore esperto nazionale ed internazionale nel campo, il prof. de Gennaro dell’università di Bari!
Aspettiamo comunque con ansia i successivi incontri organizzati da ARPAB, soprattutto quelli relativi alle immissioni in atmosfera! Auspichiamo che si smetta con questo semplicistico “TUTTAPOSTO” e che si facciano valutazioni con serietà e professionalità, visto che:
- gli idrocarburi non metano, tra i maggiori inquinanti dell’industria petrolifera continuano anche in Regione Basilicata a non avere un limite di legge (mentre costantemente raggiungono nell’area valori molto elevati, pari anche a oltre 20 volte il vecchio limite di legge non più in vigore);
- i limiti di legge per gli inquinanti normati sono molto elevati;
- per quanto riguarda le emissioni ai camini (i cui dati finalmente saranno acquisiti in continuo da ARPAB) SI RICORDA CHE LA REGIONE BASILICATA IN PIENA PANDEMIA, LUNGI DAL RINNOVARE L’AIA, NE HA PERO’ FATTO UN’INTEGRAZIONE E MODIFICA AUMENTANDO I LIMITI DELLE EMISSIONI AI CAMINI DANDO DI FATTO AD ENI LA POSSIBILITA DI EMETTERE PIU’ SOSTANZE INQUINANTI. TUTTO QUESTO, SUBITO DOPO CHE IL 17 NOVEMBRE 2019 CI FU IL SUPERAMENTO DEI LIMITI DI LEGGE DELL’ANIDRIDE SOLFOROSA CHE RAGGIUNSE NELLA CENTRALINA VIGGIANO 1 (NON SAPPIAMO AI CAMINI…) ANCHE IL VALORE ORARIO, POI INVALIDATO, DI 216,16 µg/m3 CONTRO I 280 µg/m3 DEL (molto alto) LIMITE DI LEGGE!
Concludiamo ricordando che come associazioni non smetteremo di essere sentinelle di prossimità, trasparenti e non allarmiste. Chiediamo dunque che eventi come quello del 25 gennaio organizzato molto opportunamente dall’Arpab abbiano traccia indelebile on line con le intere registrazioni e le slides di tutti i relatori perché siano a disposizione di tutti i cittadini anche gli interventi a margine delle relazioni. In questo caso invece, sono state consegnate, contrariamente a quanto annunciato, e su sollecitazione di singoli partecipanti, solo le slides della presentazione della dott.ssa Accoto di Agrobios e non anche quelle del dott. Vito Rosa del CNR e non c’è traccia sul sito del resoconto dell’incontro.
Sarebbe anche questo un modo di fugare ogni dubbio sulla possibilità che si tratti solo di un’operazione di facciata che potrebbe coprire invece una volontà da parte degli Enti pubblici di “mettere a posto le carte” perché ENI inquini entro “i limiti di legge”! E questo non è “TUTTAPOSTO”!
Libera Basilicata – presidio della Val d’Agri
Osservatorio Popolare della Val d’Agri
Laboratorio per Viggiano
ISDE