Vaccini covid, Fiasl Basilicata: liberare infermieri da esclusività

Il sindacato propone una soluzione "al flop del bando lanciato dal commissario Arcuri"

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C’è una soluzione al clamoroso flop del bando lanciato dal commissario Arcuri per reclutare il personale necessario a somministrare i vaccini anti-Covid. La propone la Fials, il sindacato autonomo più rappresentativo nel comparto sanità.

“I ritardi di consegna della Pfizer– spiega Giuseppe Costanzo, segretario provinciale di Potenza – hanno inevitabili ricadute sull’organizzazione della campagna vaccini anti Covid. Occorre intervenire subito con misure idonee a superare questi ostacoli imprevisti”

“Bisogna – propone Costanzo – spezzare il vincolo di esclusività degli infermieri pubblici. Anche tenendo conto del fatto che, ancora una volta, la relativa indennità è stata negata a questi professionisti. Se vogliamo realmente risolvere la questione del bando Arcuri disertato dai professionisti sanitari, bisogna prepararsi, reclutando contingenti sufficienti a coprire h24 la campagna. Data l’emergenza, si consenta ai dipendenti disponibili di partecipare, una volta terminato il turno. La norma già c’è: l’offerta di prestazioni aggiuntive, previste con i 110 milioni stanziati nella Legge di bilancio 2021″.

Sono mancati all’appello in tutta Italia gli infermieri, spiega il segretario provinciale della Fials, ma non è un problema di adesso: “Già prima della pandemia è stata documentata una carenza di circa 130mila unità, di cui almeno 30mila sul territorio. Dati raccolti e diffusi dalla Fnopi (la federazione degli ordini delle professioni sanitarie) ma poi recepiti nel Recovery Plan,

“Negli ultimi mesi – conclude Costanzo – è stato doverosamente rinforzato il SSN per reggere allo stress test che stiamo subendo. E’ stato giusto invertire la rotta rispetto ai tagli più che decennali patiti dall’intero sistema. Ma non è bastato. Perché nel frattempo sono stati lasciati scoperti i posti di lavoro meno appetibili, come quelli nelle Rsa, dove non a caso gli infermieri che operavano nel privato o nel terzo settore hanno scelto di riversarsi nel pubblico. Una evenienza drammatica ma largamente prevedibile, viste le condizioni di lavoro spesso al limite della tollerabilità”.

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