Vaccini, efficacia in base all’età: AstraZeneca dai 18 ai 55 anni

AstraZeneca, Pfizer/Biontech e Moderna percentuali di efficacia diverse in base all’età e non solo

La Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia italiana del Farmaco ha approvato il vaccino di AstraZeneca, che in questo modo potrà essere utilizzato anche in Italia. L’ok arriva il giorno dopo quello dell’Ema. La Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia raccomanda l’utilizzo del vaccino AstraZeneca preferibilmente per chi ha meno di 55 anni. L’azienda nei suoi studi clinici ha infatti arruolato un numero più basso di anziani e dunque ci sono meno dati sulle persone nelle fasce di età più avanzate. Ora spetterà a Governo e Regioni regolamentarne la somministrazione, inserendo il nuovo vaccino nella campagna già in corso.

“Con l’ok ad AstraZeneca entriamo in una fase espansiva della vaccinazione e serve tutto il personale che abbiamo selezionato”. E’, secondo quanto si apprende, uno dei passaggi dell’intervento del ministro della Salute, Roberto Speranza, durante il vertice con i presidenti delle Regioni. “Dobbiamo stare molto attenti a quello che ci dirà Aifa – ha sottolineato il ministro – anche in altri paesi europei le agenzie nazionali danno dato indicazioni abbastanza stringenti, come la Germania che ha autorizzato l’utilizzo del vaccino fino a 65 anni. Noi aspettiamo la nostra autorità nazionale”.

Diversa l’efficacia emersa dai test clinici che hanno portato all’approvazione dei vaccini. Per AstraZeneca l’efficacia stimata è del 70,3%, anche se l’Ema ha segnalato la mancanza di dati certi, come già detto, sull’efficacia oltre i 55 anni di età. Nel documento prodotto dall’Aifa, infatti, si “raccomanda l’utilizzo preferenziale” del farmaco sui soggetti di età inferiore ai 55 anni.

Le differenze tra i vaccini: Pfizer, Moderna e AstraZeneca si differenziano innanzitutto per la tecnologia utilizzata. I primi due si basano sulla tecnologia dell’mRna messaggero: il vaccino contiene l’acido ribonucleico (Rna) sintetico che ha al suo interno le istruzioni per produrre le proteine specifiche del coronavirus. In questo modo, avvenuta la vaccinazione, il sistema immunitario impara a riconoscerle e a contrastarle.

AstraZeneca è invece più tradizionale: sfrutta un vettore virale di scimpanzé basato su una versione indebolita di un comune virus del raffreddore, che contiene il materiale genetico della proteina spike del virus Sars-Cov-2. Dopo la vaccinazione l’organismo impara a riconoscere la proteina e quindi la combatte attraverso il sistema immunitario.