I messaggi forti, e preoccupanti, del neonato governo Draghi

Alla lettura della lista dei ministri lo choc è stato forte, ma ora tutto è chiaro!

Lasciamo da parte i destini del M5S, ormai omologato e condannato alla irrilevanza, e guardiamo ai messaggi forti.

Il primo messaggio della composizione del governo è la saldatura degli interessi del Nord d’Italia con quelli nord europei, entrambi spesso opachi e poco chiari.

Sui temi forti ci sono uomini forti come Cingolani, transizione ecologica che di là delle illusioni vendute da Grillo ne gestirà i tanti piccioli, idem per Colao alla transizione digitale, e Garavaglia, uomo forte della lega, al turismo, che la Lega vuole presidiare e non certo per lo sviluppo della spiaggia di Mondello. D’altro canto il turismo invernale è stato il più colpito dalla pandemia, dove ci saranno tanti ristori da gestire e dove il bacino elettorale legato al turismo è grande.

A completare la saldatura sugli interessi del Nord e dell’Europa germanofila un uomo di stretta osservanza draghiana, Daniele Franco, che dall’economia terrà saldi i cordoni della borsa e i rapporti con Bruxelles.

Scordatevi conferenze stampa e trattative all’ultimo euro a favore dell’Italia a cui ci aveva abituati Giuseppe Conte. Si farà tutto tra uomini che si conoscono, uomini che sanno bene chi e come tutelare e senza pubblicità, uomini d’onore.

La sponda leghista che completa il forte blocco del Nord è Giorgetti che si occuperà dello sviluppo.

Un’altra prova di ‘maturità’ che sarà presto chiesta ai pentastellati sarà il rinnovo delle concessioni ai Benetton. Volete che vi scriva già ora le ‘alte’ motivazioni che venderanno a noi inutili idioti?

Sulle infrastrutture c’è un uomo, Enrico Giovannini, con un buon curriculum, Istat e lavoro, ma che di infrastrutture ne sa zero spaccato.

Segno che le infrastrutture non sono di interesse, anche perché per farle ci vogliono anni e un governo nato unicamente per difendere alcuni interessi di corto respiro e scarsa visione non ha tutto questo orizzonte temporale per occuparsene seriamente.

La ciliegina più amara è Mara Carfagna al Sud. Ha fatto bene alle pari opportunità ma onestamente è una persona con uno spessore tecnico troppo fragile per comprendere e gestire i problemi di un’area del Paese che sta scivolando sempre più verso il baratro. Un segno più che evidente che a Draghi del futuro del Sud gli interessa un fico secco. Un vero schiaffo.

Avevo già scritto che il mood di Draghi e dei suoi simili era, ed è, ‘se parte il Nord parte il Paese’. Affermazione mai provata ma che da più di 160 anni persevera in tutti i governi, a dispetto di tutti gli indicatori che dicono che quando parte il Nord il sud precipita, ma come slogan è convincente.

Su questo sono affranto, amareggiato e sconsolato.

Degli investimenti del NGEU arriveranno al Sud briciole ma vi informeremo dettagliatamente, supponendo che ci sia un minimo di trasparenza e che a qualcuno di voi interessi qualcosa.

Qualcosa invece trapela del motivo per cui Conte doveva essere fatto fuori. Degli interessi dei Benetton ne abbiamo già parlato. Penso alle povere vittime e al senso di giustizia sempre tradito da questi signori e all’Italia delle stragi e dei misteri massonici mai scoperti.

E poi ricordate la manina che nottetempo aveva inserito in finanziaria i fondi per la CRI e che Conte aveva pizzicato? Era tale Roberto Garofili, ora sotto segretario alla presidenza del consiglio.

E come non ricordare il piano Colao, gettato alle ortiche e con ragione da Conte? Vi avevo già raccontato cosa ne pensavo: una sommatoria di interessi particolari e senza visione dell’imprenditoria del Nord.

Insomma poteva sopravvivere Conte dopo avere, anche se con garbo, toccato gli interessi dell’Europa, del Nord assistito e abituato a fare carne di porco di soldi pubblici nel modo più opaco possibile? E poi toccare anche i Benetton. ancora ancora. ma la Croce Rossa? Ma andiamo!

La conferma plateale di tutto ciò è nella conferma di Speranza. Il Colle aveva motivato la nomina di san Mario con la necessità del piano vaccini, dando ad intendere che quello che c’era non andava. Ho già spiegato  che era una scusa e la nomina di Speranza lo conferma. Poteva mai rischiare che all’improvviso saltasse una macchina affiatata e oleata?

In ogni caso Draghi il manuale Cencelli lo conosce bene. E quindi un contentino a tutti i partiti con ministeri, poltrone e strapuntini e un contentino anche ai ‘maturi’ del M5S doveva darlo.

Un poco di campagna acquisti, visto che tra un annetto sarà candidato al Colle, ai parlamentari di questa legislatura era necessario.

Marta Cartabia ci spiegherà, anche se con parole nobili e diverse dalle mie, che la prescrizione non si può toccare altrimenti quelli che possono permettersi avvocati all’uopo strapagati per tenere fuori corrotti, corruttori e delinquenti di ogni ordine e grado a che servirebbero? Qualcuno seriamente pensa che la giustizia italiana possa essere riformata? E in un annetto poi? Siamo seri:

Dal banchetto avanza sempre un poco di trippa per i gatti. Cosa c’è di meglio degli esteri, in un paese che dai tempi di Craxi non ha politica estera e se l’ha la fa il ministero dell’Economia a Bruxelles?

E tutto ciò con un risultato elettorale del movimento alle scorse politiche del 33%, che solo la DC ha superato nella storia.

Grazie Grillo, grazie Di Maio veramente complimenti … e le Stelle stanno a guardare!