Il servizio sanitario mi ignora e calpesta la mia dignità: sono una persona non un fantasma

Michele, 74enne di Stigliano (Matera), senza una sedia a rotelle non può uscire di casa

Non è affatto bello dover elemosinare un sacrosanto diritto. Ma deve essere arrivato al limite della sopportazione, Michele, 74 anni, di Stigliano (Matera), per affidare ai nostri taccuini il suo appello. “Ho chiesto all’Azienda sanitaria una carrozzina per potermi muovere, sto impazzendo dentro queste quattro mura”.

La storia. Michele non ha avuto una vita facile da quando, “dopo una brutta febbre” a soli 19 mesi di età, è affetto da poliomielite. Una malattia affrontata sempre con coraggio. Sposato, con figli, da alcuni anni è in pensione. A peggiorare le sue condizioni, nel 2013, una leggera ischemia, dopo la quale “il mio arto destro, già fortemente indebolito dalla poliomielite, ha iniziato a perdere anche quel po’ di funzionalità che gli era rimasta”. E poi ancora, nel 2017, prima l’asportazione di un occhio per un brutto papilloma e qualche giorno dopo la frattura del femore. Dopo un ricovero di 3 mesi, sempre peggio con la gamba destra, sino al riconoscimento, da parte dell’Inps, del 100% di invalidità. “Da quel momento, finché mio figlio stava qui con noi in paese riuscivo a spostarmi, poi con la sua partenza al nord, è diventato tutto più difficile”.

Da luglio chiedo una carrozzina, ma l’Asl mi ha ignorato”. Tra tutti i malanni e gli acciacchi patiti, forse l’affronto peggiore Michele l’ha subito dal sistema sanitario pubblico che avrebbe dovuto tutelarlo, proteggerlo. “Lo scorso mese di luglio – racconta – il fisiatra dell’Azienda Sanitaria, dopo avermi visitato, ha richiesto all’Asm una carrozzina elettrica perché io potessi spostarmi, poiché ho forti tremori e difficoltà di equilibrio con le stampelle”. Il rischio è di finire rovinosamente a terra. Michele chiedeva quindi una carrozzina per poter aggirare barriere architettoniche e dislivelli. Per potersi spostare da casa sua sino al centro del paese. “Per respirare un po’”. Ma da quel momento, il silenzio della sanità pubblica si è fatto assordante. “Il 13 gennaio scorso – spiega – è stato il mio avvocato a scrivere una pec all’Azienda Sanitaria di Matera, poi anche al direttore generale, ma ad oggi non solo non è arrivata la carrozzina, ma neanche una riga di risposta”.

Dovrei fare un gesto estremo per essere ascoltato?” La grande fortuna di Michele è avere una moglie sempre vicina. “E’ una santa donna – confessa – va a fare la spesa, fa tutto ciò che è necessario per me e per lei”. Ma anche per lei non deve essere facile. “E’ da un anno che dormo da solo in un lettino – è il suo sfogo – la notte mi muovo, dormo male, sono agitato. Non potevo tormentare anche lei”. Con la pandemia, anche mentalmente Michele sta peggio. “Mi sento costretto in quattro mura. Solo tv, cattive notizie. Non so più com’è fatta l’aria di fuori”. E ancora: “L’altra notte, con la neve, mi sentivo così oppresso che ho aperto il balcone e mi sono trascinato fuori, con temperatura sotto zero. Sempre meglio che stare in gabbia”. Questo per dire quanto gli pesi il non potersi muovere e il rimanere bloccato sempre e per sempre dentro casa. “E’ assurdo. Il fisiatra ha fatto richiesta ‘motivata’ di una carrozzina. Non ho avuto nessuna risposta. Cosa si deve fare per vedersi riconosciuto un diritto dall’Azienda sanitaria, un gesto estremo?”

L’Azienda Sanitaria faccia il suo dovere. Michele ha estremizzato il concetto. Non farebbe mai un gesto insano, ma l’esasperazione è una condizione terribile, con cui nessuno dovrebbe fare i conti. “Chiuso dentro 4 mura non resisto, impazzisco”, è il messaggio che l’estroverso 74enne ribadisce più volte. A intervenire, per non provare vergogna, dovrebbe essere la direzione sanitaria di Matera. Non si ignorano i bisogni dei più fragili. Michele non ha chiesto la luna. Non ha fatto pressione neanche per il vaccino, pur essendo in una classe protetta. Ha chiesto, su prescrizione di un medico della stessa Asl, una carrozzina elettrica per poter prendere “aria” e arrivare al centro di Stigliano. Per uscire dall’isolamento e scambiare, a distanza, chissà, anche quattro chiacchiere con qualcuno. Non c’è peggior male dell’indifferenza. Mista alla negazione dei diritti di un malato. Tutto ciò è vergognoso. Si faccia al più presto!