Confindustria Basilicata all’attacco di chi disturba gli affari dei suoi associati

Nel mirino la proposta di legge, caldeggiata dall’assessore Gianni Rosa, che ostacola la speculazione nel settore dell’eolico e del fotovoltaico

Il mese scorso Confindustria nazionale attacca “…tempi lunghi per il rilascio delle autorizzazioni ambientali e dalla mancata attuazione di riforme e norme, soprattutto quando puntavano a incentivare le imprese o semplificarne l’attività (…) se la Via (Valutazione impatto ambientale) resta il principale ostacolo alle infrastrutture, non va meglio l’altro grande ramo del permitting ambientale, l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia)”.

In Basilicata, invece, in questi giorni, si sta consumando una guerra carsica nelle forze di maggioranza e tra i poteri economici e finanziari locali e la Regione Basilicata. Lo avevamo già scritto, intuendo il corso degli eventi in queste settimane, con un editoriale del 22 gennaio scorso.

Nel mirino la proposta di legge, caldeggiata dall’assessore all’Ambiente, Gianni Rosa, di Acito e Aleandro, che riguarda le modifiche alla legge regionale n. 1 del 19 gennaio 2010, “norme in materia di energia e Piano di indirizzo energetico ambientale” e alla legge regionale n.8/2012, “disposizioni in materia di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili”.

Che cosa prevedono le modifiche?

Non si tratta di una grande rivoluzione, ma è il tentativo di limitare nuove richieste di impianti eolici e fotovoltaici in una regione già devastata, e di ridurre l’impatto di eventuali nuovi impianti.

Per quanto riguarda il fotovoltaico la proposta  riduce la potenza complessiva consentita per un parco di pannelli a 3MW + eventualmente il 20% in caso ci sia l’accordo con il Comune interessato dall’installazione. La norma in vigore prevede invece una potenza complessiva di 10 MW + 10MW in caso di accordo con il Comune. Rimane ferma la possibilità della formula 10+10 nelle aree da bonificare.

Per quanto riguarda l’eolico è previsto un aumento della velocità media annua del vento a 25 metri dal suolo che deve essere superiore a 6 m/s anziché 4 m/s. Le ore equivalenti di funzionamento dell’aerogeneratore non devono essere inferiori a 2.500 ore equivalenti. Per quanto riguarda i requisiti anemologici le prove devono avere una durata di 3 anni anziché di un anno come prevede la norma attuale.

Apriti cielo

Confindustria Basilicata e satelliti vari prendono carte e penna e si organizzano per impedire l’approvazione delle modifiche. Un fronte trasversale con alcuni consiglieri, a quanto pare leghisti, che dovrebbe far saltare la proposta di legge.

In sintesi che cosa contesta Confindustria. “La concretizzazione della transizione energetica è subordinata allo sviluppo e realizzazione di nuovi impianti alimentati da fonte rinnovabile e le proposte di modifica alla L.R. n.1/2010 appaiono in assoluta controtendenza rispetto a tali obiettivi (…)” le imprese vedrebbero compromessi, per effetto della previsione dei suddetti limiti di potenza installabili, i loro programmi di investimento. Programmi che, come noto, sono in grado di determinare significativi investimenti sul territorio regionale e positive ricadute sia in termini di indotto sia di correlata base occupazionale, sia in fase di costruzione che di esercizio degli impianti stessi.” (…) “tali limitazioni, se mantenute, ammetterebbero unicamente lo sviluppo di progetti rinnovabili di difficile realizzazione e concretizzazione, posto che il costo dell’energia prodotta dagli stessi risulterebbe ben lontano dai livelli di mercato, e, pertanto, ne sarebbero scoraggiati fortemente i relativi investimenti, oltre che i relativi benefici annessi per il territorio nel suo complesso.” (…) “la restrizione prospettata sulla nuova soglia minima di producibilità degli impianti eolici costituirebbe una forte “barriera all’entrata” per lo sviluppo nella Regione di progetti basati su questa tecnologia (e dei relativi investimenti)”.

Dovrebbe essere chiara la posta in gioco, soldi, altro che occupazione e transizione energetica, soldi a spese dei beni comuni, del territorio, delle popolazioni.

Se siete curiosi e volete cogliere meglio la retorica di Confindustria Basilicata qui la lettera inviata al Consiglio regionale lucano.