Fatti e misfatti del Governo Draghi: dai giornaloni ai sepolcri imbiancati

“Se i culi dei potenti italiani fossero di carta vetrata i giornalisti in gran maggioranza sarebbero senza lingua”. I tempi cambiano e la carta vetrata è stata sostituita da dolci foglie di lattuga

Negli anni sessanta Ennio Flaiano diceva: “Se i culi dei potenti italiani fossero di carta vetrata i giornalisti in gran maggioranza sarebbero senza lingua”. I tempi cambiano e la carta vetrata è stata sostituita da dolci foglie di lattuga, ma l’effetto della viscida bava prodotta dai giornalisti lumaconi della gran parte della stampa italiana, la più blasonata, è ancora più disgustoso.

La lattuga, sul sedere di Mario Draghi, poi deve essere particolarmente dolce, tanto che la bava assume consistenza oleosa. Ecco quindi il Corriere della Sera e il Sole 24 ore che sembrano usciti da una friggitoria di borgata mentre la Repubblica e La Stampa paiono stampati direttamente su carta oleata.

Sui giornalisti televisivi stendiamo un velo pietoso e facciamo finta di non vedere quel rivolo biancastro che gocciola ai lati di labbra umettate di continuo per lo sdilinguamento quotidiano.

Sbaglio?

Un incipit farisaico

Partiamo dal discorso al Senato, quando a giustificarsi per le poche donne ministro, San Mario Draghi disse: “Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi.”

Io Donna, rotocalco semi rosa del Corriere della Sera, come titola?: “Il discorso di Draghi: ambiente, giovani e «vera parità di genere»” e giù apprezzamenti da femministe e non: un tappeto di viscida bava!

Capisco tutto ma la domanda che dovrebbero fare giornalisti degni di nota è: “Possibile che in questo Paese non ci sia un pugno di donne in grado per curriculum e inclinazioni di fare il ministro?” A me vengono in mente più nomi della bisogna, a Draghi no e getta la palla sugli spalti. Un colpo di linguazza et voilà: il Corrierone raccoglie.

E poi, anche se la legge non prevede sanzione è sempre una legge! A cui un primo ministro dovrebbe attenersi.

Se così non è la prossima volta che mi fanno una contravvenzione per superamento dei limiti di velocità con la mia moto risponderò: “Ma basta con questi farisaici limiti di velocità! La vera sicurezza è nell’allargare le strade!

Draghi copia

Provate a scrivere su google “Draghi copia da Giavazzi”. Troverete il Fatto Quotidiano e alcune testate minori, poche, che spiegano il misfatto.

A parte il fatto che già il copia incolla dal Vate del neoliberismo più sfrenato e ottuso che abbiamo in Italia la dice lunga sulla svolta keynesiana del gesuitico ex allievo di Caffè San Mario Draghi, ma due righe due sul Corrierone, Repubblica, Il Sole e via cantando non le trovate neanche a piangere.

È vero che ormai si tratta di fogliacci propagandistici letti solo dalle casalinghe di Voghera, ma mezzo caffè di Gramellini forse la notizia lo meritava.

Le banalità che ami tu …

… cantava Paolo Conte. Sostituite il ‘tu’ con “la Stampa” o “Corsera” e il gioco è fatto.

Il resto del discorsetto di Draghi è un insieme di luoghi comuni, come le vergognose quattro righe sul Mezzogiorno. La visione sul futuro del Paese non si trova neanche a farla verde ma cosa scrive Francesco Giorgino, direttore del Master in comunicazione della Luiss  e spesso ospite del Sole 24 ore, sul discorso di Draghi? Slurp, slinguazzo in bocca e: “Intonazione non dubitativa, intensità di voce rassicurante e consapevole, orientazione frontale, postura decisa, economia di gesti e di mimica facciale, scarsa …”

A leggerlo non si sa se piangere o ridere, ma poi se si pensa al fatto che la Luiss dovrebbe formare la classe dirigente del futuro il pianto prevale. Una rinfrescata a Giorgino sul significato di “culto della personalità” occorrerebbe darla. Roba da Soviet di periferia anni sessanta.

La compagine di governo

Il governo dei migliori inizia con uno strafalcione del neo-ministro dell’Università Bianchi che dice: “L’ho  imparato ieri”. Infortunio identico capitato già a Zingaretti, e per questo crocifisso. Per molto meno la ministra Fedeli aveva vinto la nomination a “regina degli strafalcioni” e la ministra Azzolina era stata messa al rogo per aver confuso “infrazione” con “effrazione”.

Capita, ma al governo dei migliori non può capitare, anzi …

Interviene quindi la linguista, giusto per rimanere in tema, Licia Corbolante che ci spiega che in realtà non si è trattato di un uso dialettale bensì di una “variazione diatopica”. Che diamine, non è un “malapropismo” che, si sa, può fare solo uno Zingaretti qualsiasi ma non uno del governissimo dei migliorissimi!  Che volete: linguisti si nasce!

Alla Camera no

Non so esattamente i precedenti, ma Draghi alla Camera non replica il discorso fatto al senato. Solo una comunicazione scritta.

A me pare una scorrettezza istituzionale, in nome dell’efficienza o di cosa? Non so, ma la performance generale non mi è parsa delle migliori.  Lo abbiamo visto tutti in TV: non sa come muoversi, sbaglia i tempi, non saluta la bandiera. Come tutti gli anziani si commuove e si entusiasma facile. Applaude, subito fermato, fuori luogo: mi pare un po’ vecchio. Vi vedo mentre iniziate a chiedervi: “Se queste cose le avesse fatte Conte quanto sarebbe stato massacrato?”

 Non solo, ma Draghi cambia Arcuri con il generale Figliuolo, senza avvisare neanche Speranza, continua con i DPCM, contestati a Conte, e agisce nell’ombra e in solitudine e senza informare la pubblica opinione ma neanche i ministri o il parlamento e nessuno dice nulla.

Fa come Alemanno: “Chiamo esercito”, ma senza gli sfottò della italica stampa.

Ci sono poi alcuni ministri tecnici, formatisi alla Leopolda e spacciati per grillini e di stretta osservanza draghiana,  che hanno dato in passato prova di ‘familismo’ .

Passare dalla “transizione” alla “transazione” è un attimo.

Fu vera inefficienza?

Tra i motivi addotti dal Colle per la nomina di Draghi ci fu quello della gestione del piano vaccinale, di cui si sa Draghi è esperto. Per non saper né leggere né scrivere mi ero scaricato le tabelle del 11 febbraio 2021, le ultime dell’era Conte, dal sito del ministero della Salute e ne avevo dato pubblica testimonianza.

L’Italia risultava prima in Europa per numero di vaccinazioni con entrambe dosi. Quarta, dopo Danimarca, Malta e Slovenia, per percentuale di vaccinati sempre con entrambe le dosi rapportati alla popolazione. Non eravamo messi male neanche con i vaccinati (prime e seconde dosi) sulla popolazione: eravamo noni e la Germania era al 14° posto. Qui le tabelle.

E oggi?

Sul numero di vaccinati dal primo posto siamo passati al terzo. Sul secondo parametro dal quarto posto siamo ora al diciannovesimo, su 26. E siamo messi male anche sulla percentuale delle dosi totali, dove siamo scesi dal nono al sedicesimo posto.

Un imbarazzante confronto tra i risultati del governo Conte e quello dello strafigo al massimo livello San Mario Draghi (vedi figure al fondo dell’articolo). Avete visto qualche riflessione su questi dati sulla stampa nazionale?

Non è che la Missione di Draghi era di far tornare il Paese ad essere la solita Italietta di incapaci?

Sepolcri imbiancati

Nel suo discorso al senato Draghi aveva citato Papa Francesco. Qui sì che il fariseismo di Draghi c’è tutto, ma dobbiamo leggerlo su Le Monde e non sulla stampa nazionale, sul Corriere, su La Repubblica o guardalo nei tg nazionali.

Nella sua fantastica ed osannata presenza all’ultimo vertice europeo San Mario Draghi, che già aveva dato prova di grande umanità con la crisi Greca, sigh!, ha impedito un gesto di solidarietà dell’Unione Europea che voleva inviare 13 milioni di dosi gratis in Africa . Gesto peraltro micragnoso, visto come ci riempiamo sempre la bocca di Europa grande e ricca potenza, ma confortante: piccolo segnale che anche tra gli incapaci e boriosi funzionari europei ci fosse rimasto un briciolo di umanità.

Assordante il silenzio generale. Che fine hanno fatto le organizzazioni umanitarie? Quante vite si sarebbero potute salvare con 13 milioni di dosi in Africa? Non interessa nulla a nessuno eppure l’Africa è più vicina di Berlino.

Visione anni settanta

Sulle donne, oramai al vertice di tante società e istituzioni italiane, sulla capacità della Pubblica Amministrazione di affrontare l’emergenza nonostante i tagli scellerati fatti dai neoliberismi, sulla legalità e sulla mafia, da anni trasferitasi ai ricchi appalti pubblici che si fanno solo al Nord, sulla necessità di stabilire rapporti con l’Africa e il Far Est per una nuova centralità del Mediterraneo, sulla necessità di una visione solidale con i paese emergenti da parte dell’Europa il settantatreenne Draghi mi pare che abbia una visione vecchia e superata, una visione da anni settanta.

In più la porta avanti senza un dibattito pubblico e senza mandato elettorale ma solo di lobby economiche e politiche che hanno trovato inopinata sponda dove mai avrebbe dovuto esserci.  E non possiamo non chiederci quanti siano i silenzi dei media nazionali su vicende ancora più oscure e meno nobili.

Pochi giorni di Draghi e siamo già tornati a pieno titolo la Repubblica delle Banane di sempre.

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Pietro De Sarlo