La sovranità alimentare. Rete per la Terra e il sistema etico intorno al cibo e all’agricoltura

Esiste un’esperienza straordinaria in Basilicata: di “devianza”, di segnali “deboli” che indicano una strada per superare la crisi

Esiste un’esperienza straordinaria in Basilicata, collegata a diverse ramificazioni nazionali e internazionali, fino a costituire un sistema alternativo al verbo neoliberista in economia e nel mercato del cibo, al dominio dell’agricoltura e dell’allevamento industrializzati. L’alternativa al caporalato e alle mafie, all’inquinamento. Un campo in cui si “predica” e si pratica la sovranità alimentare, a livello mondiale.

Si tratta delle iniziative di Rete per la Terra, AltrAgricoltura, Movimento Riscatto, Alleanza per la sovranità alimentare, No Cap, Forum delle Terre di dignità, LiberiAgricoltori: una rete interessante di soggetti, azioni e pensieri che va oltre la testimonianza.

Loro parlano di Sovranità alimentare, dei diritti dei contadini: il diritto alla terra, all’acqua, ai semi, alle risorse finanziarie, al reddito, al lavoro, ai beni comuni, ad un territorio tutelato, ad un cibo sano e garantito socialmente e culturalmente.

Loro agiscono contro il caporalato e le mafie, contro lo sfruttamento nei campi, contro l’abbandono delle aree rurali, contro la speculazione alimentare.

Loro agiscono per affermare una società umana e umanitaria a partire dall’uso etico e democratico delle risorse naturali e alimentari.

Quindi non parlano, fanno. Non sono testimoni di una possibilità, ma attori di una trasformazione necessaria.

Hanno messo in campo una radio-tv, si chiama “Iafue per la Terra”.

Hanno realizzato il progetto ‘Donne braccianti contro il caporalato’ è frutto dell’intesa tra l’associazione internazionale anti-caporalato NO CAP (impegnata nel promuovere e valorizzare le aziende agricole che rispettano la legalità e i diritti dei lavoratori), il Gruppo Megamark di Trani (leader della distribuzione moderna nel Mezzogiorno con oltre 500 supermercati) e Rete per la terra (associazione e rete tra imprese che promuovono pratiche agro-ecologiche di lavoro della terra).

Hanno creato bollino ‘Nocap’ e il marchio etico e di qualità ‘IAMME’. I prodotti biologici IAMME – Nocap sono già presenti sugli scaffali dei supermercati del Gruppo con una linea di rossi (passate, pelati, salse pronte) e una di prodotti freschi ortofrutticoli.

IAMME mira a contrastare il caporalato e, in generale, il lavoro irregolare nel settore agricolo – una piaga che non riguarda solo gli immigrati ma anche le donne braccianti del territorio – garantendo ai produttori un prezzo giusto per i loro prodotti e a lavoratori e lavoratrici il pieno rispetto dei loro diritti, a partire dall’applicazione dei contratti collettivi del lavoro.

I segnali deboli

Seguendo a distanza questa esperienza, mi sono chiesto da quale punto di vista sociologico sarebbe utile spiegarla. Ho trovato una delle chiavi di lettura tra i libri di Edgar Morin.

Questa esperienza è un “segnale debole”. Scrive Morin: “C’è tutta una conoscenza da sviluppare a partire dallo studio dei segnali deboli che sono indicatori di vitalità e creatività oppure di declino e di morte”. Quelli vitali e creativi lasciano intravedere un futuro migliore. Lo sviluppo dell’agro-ecologia per esempio, nonostante il dominio dell’agricoltura e dell’allevamento industrializzati, è uno dei segnali deboli che indicano un futuro migliore per l’alimentazione delle città e la vita delle Campagne. Queste iniziative sono ignorate dagli Stati e dai politici che favoriscono le grandi monocolture e gli allevamenti industrializzati. (Morin, 2020).

E dunque possiamo dire che l’esperienza di Rete per la Terra (uso questa nominazione, per sintesi e per comodità, in modo da comprendere tutto il campo associativo coinvolto) è un forte segnale debole che indica una strada per un futuro migliore, nel solco di una metamorfosi etica, culturale, e sociale, sempre più indispensabile al destino del Pianeta.

La devianza

Quelle di Rete per la Terra sono un’azione deviante e una proposta deviante. Perciò innovative. Chi le dipinge come antiscientifiche e anti moderne sbaglia. La verità è che sono il simbolo della trasformazione e dell’innovazione che viaggia in “direzione ostinata e contraria” al neo liberismo e ai suoi disvalori, quelli sì arcaici e distruttivi.

“Le devianze – dice Morin – hanno prodotto grandi innovazioni. Il capitalismo era una devianza del sistema feudale; il socialismo è comparso come una devianza nel mondo intellettuale a partire dal pensiero di alcuni sconosciuti come Marx, Proudhon e altri. Quando una devianza riesce a radicarsi, a creare una tendenza, questa tendenza diventa una forza storica. Allora è in corso una trasformazione.”

Rete per la Terra è una devianza nel sistema di controllo del cibo e delle risorse alimentari della terra e del mare. Una devianza nel dominio della grande industria di trasformazione e distribuzione dei prodotti agricoli, una devianza nella dittatura dei monopoli e degli oligopoli, delle mafie, una devianza nel sistema di profitto che distrugge la qualità dei prodotti e degli alimenti. Potremmo continuare a lungo. Il fatto è che Rete per la Terra è una devianza. Tuttavia fa ancora fatica a innescare un processo di tendenza, ma la strada è segnata, il percorso è in azione. Per questo le sue iniziative meriterebbero una grande adesione popolare.