“Non siamo servi sciocchi dei sindacati”. La protesta di alcuni operai della Stellantis-Fca di Melfi

“In questi anni chi ci rappresenta ha fatto i propri interessi, ha usato i nostri diritti per trattare con l’azienda. E mentre loro qualche vantaggio l’hanno ottenuto, siamo noi a romperci la schiena sulla linea”

Sullo sfondo ci sono i 1500 esuberi e l’ipotesi, non ancora ufficiale, di sopprimere una linea alla ex Fca di Melfi (oggi Stellantis) entro l’estate. Sta di fatto che le prime assemblee in fabbrica del 2021 sono state animate da un certo malcontento operaio, nei confronti di sindacati ritenuti “poco efficaci”.

“Ci troviamo a denunciare un sistema clientelare e opportunistico da parte dei nostri rappresentanti in azienda e dei segretari”, lamentano alcuni lavoratori che hanno chiamato in redazione. A cosa si riferiscano è presto detto. “In questi anni chi ci rappresenta ha fatto i propri interessi, ha usato i nostri diritti per trattare con l’azienda. E mentre loro qualche vantaggio l’hanno ottenuto, siamo noi a romperci la schiena sulla linea”.

E ancora: “Quando siamo passati sotto Stellantis nessuno ha fiatato, dopo 2 mesi, cioè oggi, i nostri rappresentanti parlano di procedure di raffreddamento e di possibile sciopero”. A questo punto, aggiungono gli operai Stellantis, “facciamo lo sciopero, ma poi quando dovremo trattare le condizioni non mandiamo loro, ci andiamo noi che stiamo ai cancelli e sulla linea”.

L’attacco non è rivolto “ad un sindacato piuttosto che all’altro, ma ad un sistema che non può più continuare così. Noi ci logoriamo e qualcuno prende i premi”. E’ “ora di cambiare” e di invertire un meccanismo di “rappresentatività che va solo a nostro svantaggio. Non siamo sudditi – concludono – ma operai, esseri umani, non certo servi sciocchi”.

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