Potenza, lupa si accoppia con cane. Legambiente: “Non si gestisce in questo modo la fauna protetta”

Da una parte l'approssimazione di Regione Basilicata e Comune di Potenza, dall'altra l'assenza del Ministero dell'Ambiente

Dopo il video della ormai nota lupa di Potenza in accoppiamento con un cane in una zona della città, postato sul sito facebook dell’associazione Fuorisentiero (qui il link del video) e rapidamente diffusosi in rete, è necessario fare un punto della situazione per individuare le numerose e gravi falle in questa vicenda e provare a capire come giungere finalmente ad una conclusione degna che eviti di gettare ulteriore discredito su quanti si sono resi protagonisti negativi di questa storia nella quale l’approssimazione di Regione Basilicata e Comune di Potenza, ma anche la sostanziale assenza del Ministero dell’Ambiente, sono stati evidenti e hanno mortificato l’esigenza di una gestione corretta di un esemplare di specie protetta come il Canis lupus italicus di enorme importanza dal punto di vista conservazionistico. Così Legambiente Basilicata commenta in una nota del presidente Antonio Lanorte quello che è accaduto a Potenza nei giorni scorsi.

Ricordiamo -aggiunge Lanorte- che lo scorso dicembre la lupa, che si aggirava già da diversi mesi nell’area urbana di Potenza, è stata catturata, in seguito ad ordinanza comunale, da tecnici del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata e posta in captivazione presso un canile municipale. Come Legambiente sottolineò in quell’occasione, tali provvedimenti erano tutti impropri e non autorizzati, poiché l’ordinanza sindacale del Comune di Potenza non può essere considerata uno strumento di gestione faunistica e anzi costituisce un grave precedente in materia; la cattura da parte della Regione Basilicata, sebbene effettuata in area urbana, non era autorizzata, come prevede la legge, dal Ministero dell’Ambiente e non ha seguito i protocolli predisposti da ISPRA; infine, la captivazione, sebbene temporanea, in un canile anziché in una struttura idonea dal punto di vista veterinario per una specie protetta, è stata una decisione quantomeno inopportuna.

In seguito l’animale, come noto, dopo essere stato correttamente dotato di radiocollare per monitorare gli spostamenti, è stato liberato in ambiente naturale nel Bosco della Grancia a pochi chilometri dal capoluogo, ma solo dopo il rifiuto da parte del Parco dell’Appennino Lucano ad “ospitare” il lupo. Con una certa enfasi, comunque, la Regione Basilicata ha annunciato pubblicamente quello che avrebbe dovuto essere l’atto conclusivo della vicenda, se non fosse che meno di una settimana dopo, negli ultimi giorni del 2020, la lupa, come inequivocabilmente segnalato dal radiocollare, è ritornata a Potenza.

A questo punto, -prosegue il presidente di Legambiente Basilicata- constatato che l’animale preferisce frequentare ambienti urbani anziché quelli naturali, comincia la seconda parte della vicenda, quella degli ultimi tre mesi, nei quali non è stato fatto nulla di ciò che era necessario fare. La lupa ha continuato, come prevedibile, ad aggirarsi in alcune zone della città notoriamente “ricche” di rifiuti abbandonati in cui cercare cibo, ma soprattutto nulla è stato fatto per scongiurare le ibridazioni con cani domestici, assolutamente da evitare ai fini della tutela della specie, ma che puntualmente si sono verificate. Pertanto ora ci chiediamo perché il Ministero dell’Ambiente non sia adeguatamente intervenuto dopo la nostra denuncia e richiesta di intervento per ricondurre il monitoraggio e gli interventi per la gestione dell’animale nell’alveo della legalità e fuori dall’approssimazione messa in atto dal Comune e dalla Regione. E ci interroghiamo anche se e come il Ministero abbia vigilato affinché la Regione operasse secondo la legge. Tutte domande che richiamano una evidente incapacità di gestire la situazione a tutti i livelli.

Adesso -conclude Lanorte-non c’è altro da fare che ristabilire subito le regole del protocollo. Il Ministero dell’Ambiente deve attivare Ispra che deve intervenire a coordinare le operazioni. Così come fu fatto in un analogo caso a Otranto la scorsa estate dove, in tempi rapidi, Ispra mandò tecnici specializzati del Parco della Majella per la cattura e il trasporto presso un centro specializzato in Abruzzo”.