Centro di Dialettologia, Del Puente: “non vedo tracce concrete di un impegno a proseguire il progetto”

La direttrice del Centro, dimissionaria, replica all'assessore Cupparo: il risultato è che 7 giovani hanno perso il lavoro e la Basilicata il suo ruolo di riferimento per gli studi nazionali e internazionali

Riceviamo e pubblichiamo la nota della Professoressa Patrizia Del Puente direttrice del Centro internazionale di Dialettologia, dimessasi nei giorni scorsi, che replica all’annuncio dell’assessore regionale Cupparo sulla convenzione che verrà firmata a breve tra Regione e Unibas per il progetto di dialettologia. 

“Sono molto lieta di apprendere che i rapporti tra il Dipartimento dell’assessore Cupparo e l’Università della Basilicata sono finalmente divenuti cordiali e collaborativi, dopo una lunga fase in cui l’interlocuzione era obiettivamente difficile. Sono anche lieta che l’assessore Cupparo abbia, a quanto pare, messo da parte le riserve, in passato espresse più volte tanto in pubblico quanto in privato, sul valore e la dignità dell’Università. Nulla da dire, poi sull’elencazione dell’assessore Cupparo di date e documenti, ma alcune domande, a questo punto, sono d’obbligo.

Perché l’assessore Cupparo, che come egli stesso scrive, è così legato alla verità dei fatti, ha omesso la cronistoria di tutto ciò che è accaduto nei mesi precedenti al novembre 2020?

Perché l’assessore non scrive anche del mio disperato quanto inutile e reiterato tentativo via mail e via telefono di avere un appuntamento o, almeno, di avere la sua attenzione sul fatto che da settembre i ricercatori del C.I.D avrebbero iniziato a perdere il lavoro?

Perché l’assessore Cupparo non dice che faticosamente una rappresentante dei ricercatori ad agosto riuscì ad avere un appuntamento veloce quanto inutile a Francavilla con lui?

Perché non dice che a quella rappresentante assicurò una risposta in pochi giorni che non è mai arrivata?

Perché gli uffici regionali dell’assessore non hanno mai risposto riguardo alla richiesta di prolungamento delle attività del C.I.D. da finanziare sulle economie risultanti e inoltrata via pec dal precedente RUP universitario a luglio? Perché non hanno risposto nemmeno all’altra richiesta formale, con uguale oggetto, inoltrata in pec dal DG dell’Università (allora nuovo RUP) in data 8 ottobre?

Perché l’assessore solo a novembre ha deciso che non si potesse consentire il prolungamento in questione, ma bisognava avviare una nuova convenzione?

Se davvero l’avvio di una nuova convenzione ora finalmente si profila, mi illudo che i miei sforzi, fino alla recente conferenza stampa, vi abbiano in qualche misura contribuito. In ogni caso, non posso fare a meno di notare che la soluzione adombrata implica una interruzione dei lavori del Centro Internazionale di Dialettologia, interruzione che ha causato la perdita del lavoro anche delle due ultime ricercatrici in carica, quando sarebbe stato possibile e facile, come più volte sollecitato da me e dall’Università, adottare a tempo debito una proroga che avrebbe consentito di salvaguardare le esperienze e le professionalità maturate e di procedere in maniera pienamente produttiva. Né avrebbero ostato a ciò le tanto sbandierate irregolarità formali di cui l’assessore ha parlato, irregolarità che al limite avrebbero impedito il pieno rimborso all’Università delle somme spese, ma nulla di più. Né vedo – ed è la cosa più grave – tracce di un impegno a proseguire il progetto al di là dei diciotto mesi già a suo tempo finanziati.

Su un punto ho il dovere di essere chiara: in quanto docente di Glottologia e linguistica con ampia esperienza di studio dei dialetti sono stata nominata, nel 2018, direttrice del Centro Internazionale di Dialettologia dall’assemblea dei soci, costituita dall’Università della Basilicata e dall’Università di Palermo. In questo ruolo ho agito, cercando di onorare nel modo migliore il mio mandato, soprattutto in considerazione del fatto che lo Statuto del Centro ne prevede una durata almeno fino al 2024 e che era quindi mio dovere operare su una prospettiva temporale di più ampia durata, evocando anche la prospettiva di una istituzionalizzazione. Quello che l’assessore Cupparo, forse più aduso a confrontarsi con situazioni di siffatto genere e, invece, totalmente aliene dal mio modo di vivere e pensare, riconduce allusivamente alla tipologia dei “centri di potere” è stato per me un centro di dovere e di servizio, al quale ho prestato la mia faticosa opera con grande dispendio di energie e di risorse, anche economiche, personali. Se avessi voluto crearmi un centro di potere avrei intentato la strada della politica. L’ho fatto, invece, nell’interesse della scienza e della società della Basilicata, cercando peraltro di offrire delle possibilità non effimere a un gruppo di giovani lucani che nel lavoro del Centro sono cresciuti e maturati.

Il mio mandato, comunque ora in scadenza, sarà immediatamente rimesso, come già dichiarato nella conferenza stampa, all’assemblea del Centro; e nelle attuali condizioni non ho alcuna intenzione di ripropormi, non per personali risentimenti, ma perché non vedo fino in fondo garantito il lavoro già svolto né scorgo prospettive di sviluppo del progetto più a lungo termine, almeno fino al 2024 indicato dallo Statuto. Se l’Università della Basilicata e l’Università di Palermo riterranno che questa mia analisi sia errata troveranno certo qualcuno in grado di far meglio di me e nomineranno un nuovo direttore, possibilmente in maggiore sintonia con l’ente finanziatore. Contro l’argumentum ad crumenam la scienza e la passione intellettuale e civile hanno sempre difficoltà a combattere.

Alla fine di tutto il risultato è che 7 giovani hanno perso il loro lavoro, la Basilicata il suo ruolo di regione di riferimento per gli studi nazionali e internazionali di dialettologia e le lucane e i lucani tutti la possibilità di vedere le loro lingue salvaguardate e valorizzate. A chi legge tirare le conclusioni