La crisi della libertà nell’epoca della seduzione consumistica e digitale

Attenti alla nuova dittatura del regime neoliberista: siamo liberi di accettare la detenzione volontaria nei recinti del Mercato

L’antifascismo è libertà, è lo slogan che molte persone, in occasione dell’anniversario della Liberazione, hanno postato sui loro profili social. È vero, respingere ogni forma di dittatura, combatterla è una necessità attuale.

Tuttavia, nel nostro tempo, non dobbiamo perdere di vista che la Libertà è sottoposta a forti stress, anzi non solo è in pericolo, ma ha già ceduto in buona parte al totalitarismo neoliberista.

Chiediamoci se è vero che la nostra costituzione economica sia stata disattivata, se la Repubblica per come era stata immaginata dai costituenti funzioni ancora sui fondamentali democratici. Chiediamoci se lo Stato abbia o meno abdicato al Mercato. Chiediamoci se il salario da variabile indipendente sia diventato l’unica variabile dipendente. Chiediamoci fino a che punto la sfera pubblica sia stata spoliticizzata. E infine, chiediamoci, se la visione economica che domina nel nostro Paese e in Europa, non sia quella per cui le persone debbano credere solo al Mercato, luogo in cui tutti devono aspirare a diventare virtuosi produttori e obbedienti consumatori.

Facciamoci queste domande e forse scopriremo che siamo sottoposti a regimi autoritari che usano l’arma della seduzione per farsi amare dal popolo che crede di vivere in libertà. Una libertà reclusa nel recinto dei limiti decisi dalle regole del neoliberismo delle corporation e del neo capitalismo benevolente.

Facciamoci queste domane e forse scopriremo che siamo vincolati con le nostre vite all’egemonia culturale, economica, dell’élite neo liberista. Liberi e sovrani potremmo esserlo se fossimo capaci di stabilire in piena autonomia e quindi in forma responsabile e con autentica autodeterminazione, il nostro limite, i nostri limiti. Al contrario, sono gli altri a fissare i nostri limiti.

Facciamoci queste domande e forse scopriremo che siamo tutti all’ora d’aria permanente nel panottico digitale. Sottoposti alla psicopolitica digitale: dalla sorveglianza passiva dei vecchi regimi totalitari, al controllo attivo, e da noi stessi partecipato, della tecnologia manipolata dal Mercato. “Oggi ci denudiamo di nostra spontanea volontà, senza alcuna coercizione, senza alcun obbligo. Immettiamo volontariamente in rete tutti i dati e le informazioni possibili su noi stessi, senza sapere chi sa cosa sul nostro conto, quando e in quale circostanza l’ha saputo” (Byung-Chul Han, 2016). Questa roba si chiama “crisi della libertà”.

Siamo sottoposti al permissivismo dei nuovi Poteri, quel permesso benevolo si offre a noi come libertà. “La tecnica di potere del regime neoliberista assume una forma subdola, duttile intelligente e si sottrae a ogni visibilità”. E quindi noi, sottomessi, non siamo mai coscienti della nostra sottomissione. E così ci crediamo liberi, in un recinto dove il regime non è repressivo, ma seduttivo, non dà la sensazione di sfruttarti, ma di sedurti.

Dunque il regime neoliberista è “più potente del potere repressivo, non nega o reprime la libertà, ma la sfrutta”. La libera scelta non è altro che la libera selezione tra le offerte.

In conclusione, stiamo attenti a parlare di libertà in questa epoca di repressione invisibile e impercettibile. L’antifascismo è libertà oggi rischia di essere uno slogan che surroga e semplifica la complessità della vita pubblica e della crisi della democrazia.

Il fascista, il fascismo, la cultura fascista non sono poi così difficili da identificare e quindi da combattere. Quello che appare difficile da individuare e da comprendere è il sistema di regime totalitario a cui siamo sottoposti. I nuovi poteri che si alimentano nel circuito neoliberista ci rendono schiavi di una schiavitù inedita perciò invisibile, anzi, piacevole, benevola. È quella benevolenza che rende la sorveglianza su di noi molto efficace. Non percepiamo alcuna repressione, mentre siamo sottoposti continuamente alla negazione delle libertà. Siamo detenuti volontari, e finché non prendiamo coscienza di questa condizione, sarà difficile combattere le nuove dittature. Altro che transizione ecologica, altro che salvare il Pianeta, altro che giustizia sociale: senza la liberazione dal regime neoliberista sarà tutto più difficile.