lo sfogo di Anna: “Se devo morire di cancro voglio farlo a pancia piena”

Un’altra storia di ingiustizie, di precarietà e di povertà nella zona franca di Tempa Rossa e dell’indotto Total

Anna è una madre con figli a carico, sola. Senza casa, con debiti pregressi da onorare per causa di vecchie vicende familiari. È qualificata Hse, sicurezza sul lavoro. Vive in un paese a ridosso del Centro Olio di Tempa Rossa, della Total, in Basilicata, dove si estraggono 50mila barili al giorno. Ha lavorato sul campo per conto di aziende subappaltatrici della multinazionale francese, per qualche tempo, dimostrando le sue capacità e la sua professionalità. “Ma se non hai la politica che ti protegge, o il capetto locale che ti tutela, rimani fuori. Soprattutto se sei una di quelle persone che parlano, che reclamano diritti, che non si nascondono dietro il silenzio per paura di “ritorsioni. A quel punto, anche se sei specializzato, preferiscono gente senza titolo, anche con la terza media, purché raccomandata, al posto tuo.”

Oggi Anna ha un lavoro precario di 600 euro al mese, non nel suo settore: “devi prendere quello che ti capita ed è già una fortuna, anche fare le pulizie”. Già, se hai un mutuo da pagare, dei figli da mantenere a scuola, 600 euro ti servono per sopravvivere. “Sopravvivere? Non direi, è una via crucis ogni mese”.

Anna non sa se alla scadenza, tra poche settimane, il contratto le sarà rinnovato. È da due anni che bussa alle porte di tutti per reclamare un diritto e per far cessare le ingiustizie. “Non mi vergogno, ho bussato anche alle porte della politica, ma la risposta è sempre la stessa: devi avere pazienza.”

Pare che in questi giorni abbiano assunto personale con la tua qualifica almeno in un’azienda, che ne dici? “E che devo dire, non mi sorprende, i soliti giochi tra i soliti potenti di questa terra disgraziata”.

E i sindacati? “Loro sono meglio della politica, non hanno debiti elettorali da pagare. Non sono iscritta, ma confido nel sindacato, anche se almeno per quanto mi riguarda qui non cambia nulla.”

Parli di debiti elettorali, in che senso? “Qui c’è gente che è stata assunta con tutta la famiglia, fratelli, sorelle, cognati, amici e compari di tizio e caio, a prescindere dalla specializzazione o dalla situazione reddituale. Sono voti: famiglia grande molti voti, famiglia piccola come la mia 4 voti”.

Anna, ci dispiace molto. Stiamo raccontando queste storie per provare a sollevare le coscienze di quanti fanno finta di niente e continuano a sostenere questo sistema malato di ingiustizie. “Fate bene, speriamo che sia utile. Dal canto mio continuerò a combattere con tutte le forze che mi rimangono. Sa che cosa dico sempre? Se devo morire di tumore voglio farlo a pancia piena. E se decido di emigrare un giorno, voglio che mi fai un’intervista a video, con la mia faccia. Oggi no, non posso, mi scaverei definitivamente la fossa, se c’è una speranza di assunzione, quella speranza svanirebbe per sempre”.

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