“Venite, venite sta arrivando Pfizer”

La giornata di ordinaria follia vissuta da un docente al Centro vaccinale di Melfi

Attimi di tensione ed assembramenti questa mattina davanti al centro vaccinale di Melfi. Una folla di docenti mossa da un rumor che ha fatto il giro delle scuole. “Venite che alle 11 arriva il vaccino Pfizer”.

A raccontarci questa surreale mattinata è un docente che ci spiega con franchezza come sono andate le cose. “Ieri mattina – dice – ho compilato un modulo su contatti avuti e patologie, ma alla richiesta del mio dottore ho detto che avrei fatto Pfizer non Astrazeneca viste anche le informazioni che sono giunte nelle ultime giornate da parte di Ema e Aifa. Era sconsigliato sotto i 60 anni”. Cosi ieri il docente “come tantissimi altri” è giunto al punto vaccinale nella palestra contigua al Municipio di Melfi. Tutti hanno rifiutato Astrazeneca, in attesa di notizie.

Nell’aria circolava il rumor che in Basilicata c’erano scorte di Pfizer. Le news sono arrivate stamani, di buonora, con messaggini circolati veloci come il vento e che hanno annunciato “l’arrivo del siero Pfizer entro le 11”. E così è stato. A quel punto una folla di docenti, che nel frattempo aveva in massa ‘disertato’, il giorno prima, il siero ‘anglosvedese’. Inevitabile l’assembramento di professori in attesa della chiamata Pfizer.

Qualcuno ha chiesto l’intervento delle forze dell’ordine, poi giunte sul posto. “Ci chiamavano con i numeretti ma senza un ordine reale – racconta il prof esterrefatto –  Volendo, chiunque sarebbe potuto passare avanti. Sono partiti in modo inspiegabile dalla lettera E”.

Anarchia totale, in sostanza. Scarsa organizzazione. In molti sono rientrati a casa a metà pomeriggio. “Mi fa male un po’ il braccio ma è normale –  spiega il professore – poi ci hanno trattenuti una mezzoretta e oltre come da prassi”.

Ma è chiaro che è la giornata in sé ad aver determinato parecchie ansie, al di là dei piccoli dolori da vaccino. Dagli assembramenti alla polizia, per finire con una giornata che molti docenti ricorderanno a vita. Cronache di una chiamata improvvisa. E di una regola, “nessuno passi avanti”, che fatica a trovare senso. Non certo a causa dei prof.