Basilicata. Una Regione con la bocca chiusa non ha gli occhi aperti

Quando le istituzioni tacciono sulle critiche e sui dubbi sollevati dall’opinione pubblica, ai cittadini arriva un pessimo segnale: “gli amministratori non sono trasparenti”

Rispondere alle domande dell’opinione pubblica non è solo questione di educazione. In una regione libera in un Paese democratico le istituzioni rispondono alle domande dei cittadini. Se questo è vero, la Basilicata non appare libera né democratica.

Quando le istituzioni tacciono sulle critiche e sui dubbi sollevati dall’opinione pubblica, ai cittadini arriva un pessimo segnale: “gli amministratori non sono trasparenti”. E quando non si tratta di trasparenza si ha la sensazione che il silenzio sia causa di imbarazzo o addirittura di inconsapevolezza: “gli amministratori non sanno che dire”.

Se i cittadini chiedono chiarimenti sulle sorti del Centro Internazionale di Dialettologia, il presidente Bardi ha il dovere di rispondere a prescindere dal fatto se egli sia o non sia educato.

Se i cittadini chiedono di sapere perché dal fiume Sauro è stata prelevata acqua pubblica per fini privati, la Regione deve rispondere entro termini ragionevoli, altrimenti si alimentano altri dubbi.

Se l’opinione pubblica chiede di sapere che fine abbia fatto la Commissione d’inchiesta sull’eolico selvaggio, il presidente del Consiglio regionale, a prescindere dal fatto se egli sia o non sia educato,  ha il dovere di rispondere, soprattutto se il chiarimento è atteso da oltre un anno.

Se i cittadini chiedono che fine abbia fatto l’inchiesta interna all’ospedale San Carlo sui disastri alla Neonatologia di due anni fa, l’assessore alla Sanità, ha il dovere di rispondere, a prescindere dal suo livello di educazione.

Se l’opinione pubblica chiede da un anno se sia vero che i rifiuti del centro olio di Tempa Rossa restino accumulati per mesi e mesi nonostante la Total sia obbligata a gestirli e trattarli in tempi decenti, l’assessore deve rispondere.

Se i cittadini chiedono se sia vero che la Total depositi centinaia di litri di prodotti chimici sotto una tettoia in piena campagna, senza alcuna autorizzazione e chiedono rassicurazioni sulla salute pubblica, l’assessore deve rispondere. E se i cittadini chiedono di sapere che fine abbia fatto il controllo annunciato sul quel deposito, l’assessore deve rispondere a maggior ragione.

Quando 8 mesi fa un’Associazione civica ha chiesto l’accesso – negato – agli atti della procedura di nomina del direttore generale dell’Arpab, la domanda è stata: perché negate l’accesso a quegli atti? Siamo ancora in attesa di risposta.

Queste sono soltanto alcune delle domande, tra l’altro le più recenti, a cui nessuno ha mai risposto. Se tornassimo indietro negli anni dovremmo fare un elenco lungo e noioso.  Dobbiamo ammettere che certe istituzioni hanno un’idea originale del principio di trasparenza. Una Regione con la bocca chiusa non garantisce che abbia gli occhi aperti sulle questioni di interesse pubblico.