Corpi di donna, Ulderico Pesce porta in scena una rilettura del quinto Canto dell’Inferno

Il debutto a Rivello, nel teatro San Michele

Domani 11 giugno, alle ore 21, riapre il Teatro San Michele di Rivello con lo spettacolo-mostra: “Corpi di donna: Dante 5”, che Ulderico Pesce ha tratto dal quinto canto dell’Inferno di Dante, tra i più letti, indagati e interpretati dell’intera Commedia.

L’azione scenica si sviluppa tra i 100 dipinti originali che Salvador Dalì ha dedicato alla Commedia, uno per ogni canto, che saranno esposti nel medesimo teatro fino al 15 settembre.

“Nel lavoro teatrale -spiega Pesce-risalta la passione carnale che contraddistingue Paolo e Francesca, due anime che vagano, abbracciate, nel secondo cerchio dell’Inferno, dove sono puniti i “peccator carnali”, coloro che non sono riusciti a “controllare i propri impulsi”, che hanno fatto prevalere gli istinti del desiderio e della carne, del corpo, sulla ragione. Vengono trasportati nel turbine di una bufera spaventosa che li trascina per l’eternità. Dante, incuriosito, chiama le due anime, parla a lungo con loro, e Francesca, gli narra la loro storia d’amore, dai primi impulsi fino allo sconvolgimento della carne e poi alla morte.

La pièce si sofferma sulla passione amorosa di Francesca e Paolo, sulla pietà di Dante nell’ascoltare quella loro storia e la sua totale immedesimazione nell’amore tra i due giovani, ma narra anche l’importanza del “fedele consiglio della ragione” che frena l’istinto, armonizza l’amore e non lo porta verso la pura soddisfazione del desiderio. Il mondo narrato nella performance è l’Italia del 1300, quando le donne nobili dovevano attenersi a precisi precetti: “E mentre cammini porta la testa alta e le palpebre abbassate, senza sbattere e guarda dritto davanti a te, senza guardare intorno a te né uomini né donne, e senza fermarti a parlare con nessuno per la strada…”. In questo mondo l’azione amorosa di Francesca, appare rivoluzionaria perché, durante la lettura di un libro, in cui si narra la storia d’amore tra Lancillotto e Ginevra, non solo “osa guardare l’amante negli occhi”, ma addirittura “osa baciare Paolo”, l’amante, che è il fratello del marito Gianciotto Malatesta. Francesca è consapevole delle sue azioni, della bellezza del suo corpo, e lo afferma: “della bella persona che mi fu tolta”. Una donna moderna, che non sente la “colpa” dell’azione commessa, l’aver assecondato l’amore, il desiderio carnale, e addirittura osa accusare il marito Gianciotto di averla uccisa, assieme all’amante, in modo violento, “e l’modo ancor m’offende”. Francesca sottolinea, denunciando il suo assassinio violento ad opera del marito, – forse il primo “femminicidio della letteratura italiana” -, il diritto all’amore, ad un amore che diventa desiderio consumato nel trionfo della carnalità. Lo spettacolo a questo punto tocca il tema del femminicidio che colpisce il mondo di oggi, e fa rivivere la morte della poetessa Angela Ferrara, uccisa, in un piccolo paese della Basilicata, Cersosimo, dal marito geloso. La Francesca di Dante non ha il tempo di parlare col marito, di dare spiegazioni, viene assalita alle spalle e uccisa assieme all’amante. Angela, invece, in una sua poesia, cerca di parlare col marito, gli dice di sentirsi come una “margherita nell’assolato prato”, desiderosa di sole, di passione, e chiede al medesimo marito, rispetto e libertà, con questo verso: “se m’ami davvero non raccogliermi”.

Lo spettacolo, che sarà continuamente rinnovato grazie all’ingresso di altri artisti, andrà in scena, su prenotazione, ogni sabato e domenica mattina alle ore 11, dal 3 luglio al 19 settembre. Prenotare scrivendo una mail amministrazionecmda@gmail.com oppure chiamando ai numeri: 327/5573986; 331/4216529.

Le 100 opere di Salvador Dalì, curate da Vincenzo Ferrara, saranno in mostra al Teatro San Michele, durante gli spettacoli e dall’1 agosto al 19 settembre tutti i giorni dalle ore 11 alle ore 13 e dalle ore 17 alle ore 23.