Covid e Basilicata: una ripartenza che non c’è

Summa: “La nostra regione potrebbe essere costretta ad attendere fino al 2026 per recuperare i livelli di Pil del 2019. Sette anni bruciati, frutto di assenza di programmazione”

“Le prima anticipazioni del Rapporto 2021 della Svimez per il Sud e la Basilicata non sono affatto positive. L’annus horribilis del Covid ha lasciato ferite relativamente omogenee su tutto il territorio italiano: -8,2% nella media delle regioni meridionali e -9,1% nel Centro-Nord, con una punta del -9,4% nel Nord-Est e una dinamica al Centro in linea con la media nazionale (-8,9%). Ma quello che accadrà alla Basilicata è, se possibile, anche peggiore di tale quadro critico”. Lo afferma in una nota il segretario generale Cgil Basilicata, Angelo Summa.

“La nostra regione, che ha perso ben 9 punti di Pil nel 2020, andando quindi peggio del Mezzogiorno (-8,2%) – continua Summa – avrà un profilo di ripresa nel 2021-2022 che, nelle previsioni Svimez, sarà ancor più depresso del già debole dato meridionale: nel biennio, infatti, il Pil lucano dovrebbe crescere solo di 5,2 punti complessivi, a fronte dei 6,5 del Sud e degli 8,7 medi nazionali. L’occupazione crescerebbe di 4 punti, contro i 4,4 meridionali e i 4,6 punti nazionali. Di questo passo, la Basilicata potrebbe essere costretta ad attendere fino al 2026 per recuperare i livelli di Pil del 2019. Sette anni bruciati, contro i due delle regioni del Centro Nord e i quattro-cinque della media meridionale.

Questo risultato – conclude Summa – non è il frutto di un destino cinico e baro, il Covid ha colpito la Basilicata in misura relativamente lieve se paragonato ad altri contesti, anche limitrofi. È il frutto di assenza di programmazione, spesa dei fondi strutturali più concentrata sulla quantità che sulla qualità dei progetti, assenza di politica industriale e di capacità di attrarre investimenti, paralisi amministrativa di una giunta più impegnata a litigare per le poltrone che a guardare i dati di fatto. Serve uno scatto di reni immediato: un nuovo ciclo di programmazione che rompa con le inerzie del passato e guardi a una regione aperta e proiettata sul futuro che le linee direttrici del Pnrr disegnano, non sul suo ombelico. E per questo serve anche una stagione di rinnovata concertazione con le parti sociali”.