Il rebus del “Petrolgate 3″: i dilemmi e i rinvii

No Triv Basilicata commenta il rinvio dell'udienza preliminare al Tribunale di Potenza

Di seguito il comunicato di No Triv Basilicata sul rinvio dell’udienza preliminare del processo Petrolgate 2.

“Dopo il rinvio del 13 settembre 2020 del processo denominato “Petrolgate 2”, che vede come imputato Enrico Trovato,  già dirigente responsabile del Distretto Meridionale – Eni e gestore del Cova di Viggiano per fatti commessi nel periodo compreso tra il 23 settembre 2014 e il 31 gennaio 2017, il 1 luglio il Gup Antonello Amodeo del Tribunale di Potenza ha dovuto rinviare al prossimo 14 ottobre 2021 l’udienza preliminare per poter poi eventualmente rinviare a giudizio gli indagati nel procedimento denominato “Petrolgate 3”.

Tutto ebbe inizio dall’Ordinanza del Gip Ida Iura dell’aprile 2019, quando la posizione del Trovato venne distinta dai precedenti dirigenti responsabili (Gheller e Palma), in virtù della rilevanza e della legittimazione giuridica che il reato di disastro ambientale assumeva a far data soltanto da un’importante sentenza di merito del 2015.

La strategia di Eni è palesemente condizionata da tentativi “creativi” in cerca di risvolti al contempo mediatici e pattizi, visto che il differimento a tutti i costi di fronte alle responsabilità di disastro ambientale non sarebbe in grado di produrre il tradizionale effetto di dissolvimento per scadenza termini. In questa chiave di lettura, il rinvio del “Petrolgate 2” a settembre è stato chiesto ed ottenuto dal collegio di difesa del Cane a 6 zampe per avere “tempi ragionevoli per consentire il completamento delle attività di bonifica” – le cosiddette attività di Messa in Sicurezza dei 26 ettari dell’area a valle del Cova di Viggiano, inquinati dallo sversamento di oltre 400 tonnellate di greggio dai serbatoi bucherellati, accertato dopo anni di inerzia soltanto ad inizio febbraio 2017.

Il pm avrà tempo fino al 30 settembre per formulare la nuova accusa su ex dirigenti e responsabili Eni e componenti del Comitato Tecnico Regionale di Basilicata sulla qualificazione o meno del capo di imputazione dal c.d. “reato innominato” al molto più oneroso reato di disastro ambientale, per consentire al Giudice per l’Udienza Preliminare di aprire con la massima necessaria chiarezza l’udienza del 14 ottobre, ed esprimendosi inoltre sulla legittimità o meno delle numerose richieste di costituzione di parte civile già preannunciate lo scorso 3 giugno.

Come si vede, in un contesto teso e complesso, che non esclude affatto la possibilità di riunificazione di quelli che per comodità possiamo definire “Petrolgate 2” e “Petrolgate 3” in un unico processo, possiamo agevolmente immaginare l’incessante attivismo a tutto campo di Eni nell’approntare e sostituire scenari flessibili ed intercambiabili. Una decisione illuminata dalla concretezza e dall’evidenza della persistenza dei danni procurati potrebbe sembrare ad Eni l’ipotesi peggiore, in virtù della sua limpidezza a tutto tondo e della sua “rigidità”.

Tale scenario sarebbe interpretato dalla Company come una dichiarazione di guerra, prospettando una battaglia campale in i cui confini politici e giuridici sarebbero azzerati senza condizioni. Uno scenario improntato alla conservazione del discrimine del 2015 porterebbe viceversa al raffinato gioco delle compensazioni dei “sacrificati”, agendo sulla consolidata pratica della microfisica dei distinguo e dei poteri.

Potrebbe andare “tutto liscio”, così come potrebbero (in tempi di “Amaragate” e di ricatti incrociati a colpi di dossier ed ammiccamenti massonici) aprirsi nuovi varchi e nuove contraddizioni, tra cui, non ultima, quella forse più politica, quella di un potenziale conflitto tra gli indagati del Comitato Tecnico Regionale di Basilicata e i plenipotenziari del fossile. La decisione del Gup del Tribunale di Potenza di rinvio ad Ottobre rappresenta quindi ben più che un “semplice” rinvio, ravvisando al contempo una delicata quanto dirimente questione di interpretazione giuridica ed un atto di riscossa dei diritti territoriali.

In tal senso esprimiamo l’auspicio che l’estensione temporale della vigenza del reato di disastro ambientale anche agli anni immediatamente precedenti il 2015 possa inaugurare una stagione processuale riguardosa dei diritti dei viggianesi, degli abitanti della Val d’Agri, dei lucani tutti, dei milioni di persone che coltivano e utilizzano l’acqua del fiume Agri e della diga del Pertusillo.

Coordinamento Nazionale No Triv