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Sud sprecone? I conti tornano e dicono il contrario

17 luglio 2021 | 10:29
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Sud sprecone? I conti tornano e dicono il contrario

Demoliti i luoghi comuni con l’analisi del dati dell’Agenzia per la coesione territoriale

Come tutti gli anni, nel silenzio generale, ai primi di luglio sono stati resi disponibili i Conti Pubblici Territoriali dalla Agenzia per la Coesione Territoriale.

Sul sitovengono riepilogate le spese pubbliche per ogni regione relative a: politiche sociali(37,81% del totale), sanità (11,46%), opere pubbliche e attività produttive (9,58%), mobilità (4,05%), reti infrastrutturali (9,6%),  amministrazione generale (10,08%), servizi generali (7,06%), cultura e conoscenza (7,06%), acqua (1,02%) e ambiente (1,46%).

Luoghi comuni demoliti

La risultante (tab. 1) sfata molti luoghi comuni, specialmente quello che il Sud dreni la gran parte della spesa pubblica. tab1

Infatti la spesa pubblica maggiore è al centro con 20.247 euro pro-capite, seguito a ruota dal Nord Ovest con 19.291 euro e dal Nord Est con 18.167. Un vero e proprio crollo di spesa pubblica c’è invece al Sud con 14.327 euro e nelle Isole con 15.310 euro pro capite.

Giusto per non ridurre sempre la questione al tema Nord – Sud appare difficile intuire i motivi per cui anche al Veneto competano solo 16.003 euro di spesa pubblica rispetto ai 29.652 del Friuli o rispetto ai 19.002 dell’Emilia Romagna.

Ma cosa giustifica una spesa pubblica così diversa da regione e Regione? Perché c’è una differenza di più di 4.000 euro pro capite in meno al Sud rispetto al Nord Ovest per esempio o di 5.000 rispetto al Centro e di 3.000 rispetto al Nord Est?

Guardando il dato globale pare difficile da spiegare e quindi occorre esaminare i dettagli, e poiché più del 50% della spesa pubblica riguarda la spesa per le politiche sociali e per la sanità riportiamo le due tabelle di dettaglio.

Politiche sociali

tab2

Neanche il leghista più sfegatato riuscirà mai a spiegare per quali ragioni in Campania per le politiche sociali si spendono meno di 4.900 euro pro capite mentre in Lombardia se ne spendono quasi 6.900.

Credo che questo derivi da una disattenzione costante nei confronti del Mezzogiorno da parte dei suoi stessi rappresentanti, ben spiegata in due libri da Marco Esposito (Zero al Sud e Fake Sud).

Sanità

Passiamo alla sanità (Tab.3). Qui qualcosa che dia maggiore oggettività sulla differenza di spesa tra la Lombardia (2.583 euro pro capite) e la Campania (1.675 euro)  di quasi il 36% c’è ed è legata all’anzianità della popolazione. Però l’analisi della distribuzione per fasce di età tra la Campania e la Lombardia non può spiegare tanto divario. Infatti nella fascia di popolazione tra i 30 e i 60 anni troviamo più o meno la stessa percentuale di popolazione mentre al di sotto dei 30 anni c’è un 3% in più in Campania mentre sopra i 60 anni c’è il 3% in più in Lombardia.

Il fatto è che per valorizzare i contributi per la sanità si usa una tabella che pesa in modo diverso le risorse necessarie per coprire le spese sanitarie in funzione dell’età. Ho qualche dubbio che ci sia una base totalmente oggettiva e che non ci sia una sovrastima a favore delle classi di età avanzate ma in ogni caso dovrebbero intervenire anche altri elementi per giustificare le diverse necessità delle singole regioni oltre all’età. tab3

Ad esempio le economie di scala e di scopo o le infrastrutture che rendono accessibili facilmente o meno i centri di cura. In Basilicata, su un territorio grande la metà del Veneto, vi risiede un decimo della popolazione e con una viabilità rarefatta e la completa assenza di trasporti pubblici adeguati. C’è in tutta la regione un solo centro per le cure tumorali a Rionero: un calvario arrivare fare le chemio e tornare a casa in giornata.

Discriminazione territoriale

In altri termini c’è una base negoziale molto forte per la distribuzione delle risorse tra le regioni.

Fatto è che solo negli ultimi dieci anni (tab. 5)  se il Sud avesse avuto le stesse spese pubbliche medie della Lombardia avrebbe avuto 778.891 milioni in più e le isole 287.332 milioni in più. tab4

Se si pensa che il PNRR su cui si sono scatenati tutti gli appetiti del Nord Italia e di Confindustria tanto da far nascere il governo Draghi cuba 209 miliardi ci si può rendere conto di quale sia la situazione discriminatoria dei territori meridionali nella distribuzione della spesa pubblica.

Le analisi antropologiche

Ovviamente di questi numeri, per giustificare il divario Nord – Sud, non c’è alcuna traccia nei libro di Emanuele Felice (ex responsabile economico del PD e ora nella task force per il Sud del governo Draghi) ‘Perché il Sud è rimasto indietro’, come non c’è nessuna vergogna in chi, come il neo illuminista Luca Ricolfi, ha pubblicato libri di pura fantasia onirica come ‘Il sacco del Nord’ giustificato solo dalle invenzioni numeriche del Ricolfi stesso.

Per questi, come per altri signori, le uniche spiegazioni del divario Nord Sud sono di antropologiche.

PIL e fisco

A giustificare il vero sacco, che è quello del Sud, i leghisti portano l’argomentazione del PIL e del conseguente gettito fiscale. Il Nord produce e guadagna e quindi ha diritto a maggiori risorse.

A prescindere dal fatto che questi differenziali di spesa provocano di per sé differenziali di PIL, per esempio con una maggiore spesa sociale e sanitaria si assume più personale, si alimenta il turismo sanitario eccetera, la nostra Costituzione prevede all’art. 3 che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.” e all’articolo 53 che: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.” Basterebbe questo per smontare l’assunto leghista, ma esaminando le entrate tributarie per regione, sempre dai conti pubblici territoriali, e mettendoli in relazione al PIL si vede che la % di entrate tributarie e contributive sul PIL è sostanzialmente omogenea sul territorio nazionale e in alcune regioni del Sud c’è addirittura una % superiore a quella di alcune regioni del Nord.

Evasione e paradisi fiscali

Mi spiace per i tanti leghisti e per Felice e Ricolfi, ma neanche le argomentazioni sulla evasione fiscale può aiutare a giustificare questo scempio sia perché stimare l’evasione fiscale è complesso sia perché c’è una evasione legale fatta dai gruppi economici del Nord Italia che pagano le tasse in Olanda che vale probabilmente come e più della evasione fiscale dei ‘poveri’.

Appare inoltre difficile comprendere come la Basilicata, ad esempio, che ha un PIL pro capite intorno ai 23 mila euro abbia una incidenza di entrate tributarie sul PIL analoga a quella del veneto che ha un PIL pro capite intorno ai 33 mila euro a dispetto dei criteri di progressività impositiva.tab5

Autonomia differenziata

Quindi se vi chiedete che fine abbia fatto la strombazzata autonomia differenziata sappiate che la lettura di questi numeri lo spiega. Infatti non c’è niente e nessuno che possa giustificare il fatto che in uno Stato, che si definisce e autoproclama unitario, a Reggio Calabria la necessità di asili nido sia zero e che tale necessità ci sia solo a Milano o nel Nord. Così come nessuno è in grado di spiegare come vengono costruiti i coefficienti perequativi alla base della ripartizione tra le regioni di questa spesa.

La Costituzione violata e la Corte di giustizia Europea

Questi numeri pongono un chiaro tema di violazione costituzionale e ci sarebbe a mio modo di vedere sufficiente materia per ricorrere alla Corte di Giustizia Europea.

Qui non si tratta di difendere il diritto dei meridionali o dei settentrionali ma il diritto di tutti gli italiani. Perché un lombardo che decide per motivi suoi di trasferirsi al Sud si deve vedere deprivato dai suoi diritti? Per contro perché mai un cittadino meridionale che si trasferisce al Nord dovrebbe all’improvviso trovare tutto a portata di mano dalle infrastrutture ai servizi?

Parliamo molto dell’utilizzo dei soldi del PNRR, meno delle infrastrutture di cui il Sud è stato totalmente deprivato ma mai di come la spesa corrente generi discriminazioni tra i cittadini che decidono di vivere in territori diversi dello stesso Stato. Eppure parliamo di cifre enormi e solo negli ultimi 10 anni.

Pietro De Sarlo