“Democrazia dopata in Basilicata, Bardi si dimetta”

Liberiamo la Basilicata interviene sull'inchiesta giudiziaria che coinvolge, tra gli altri, assessori e consiglieri regionali, sindaci e il segretario particolare del presidente

Liberiamo la Basilicata interviene, con una nota, sull’inchiesta giudiziaria che coinvolge la politica lucana. Di seguito il comunicato stampa.

“Liberiamo la Basilicata apprende dalle pagine dei quotidiani locali e nazionali di un terremoto politico che starebbe per colpire la regione Basilicata. Abbiamo constatato la tempestiva presa di posizione del presidente della giunta Vito Bardi il quale dichiarandosi estraneo ai fatti ha licenziato il segretario Mario Araneo dirigente a tempo determinato della giunta regionale di Basilicata. Pur tuttavia il presidente Bardi deve spiegare perché lo stesso trattamento non è stato riservato all’Assessore in quota Forza Italia Franco Cupparo con delega alle attività produttive ed all’assessore Rocco Leone con la delega al settore della sanità (oltretutto a quanto pare in questo settore si parla di nomine illegittime per cui si intravede l’immediata incompatibilità di chi ha la delega ed è indagato). Inoltre, poiché tra i nomi cosiddetti eccellenti ritroviamo anche il capogruppo in consiglio regionale di Forza Italia Francesco Piro, si ipotizza una collusione che riguarda tanto la Giunta quanto lo stesso Consiglio Regionale sia di maggioranza che di opposizione (Marcello Pittella ex Presidente della Giunta di Basilicata).

Liberiamo la Basilicata intende rivolgere a tutti gli attori in campo, siano essi di maggioranza e di opposizione di questa Regione, la seguente domanda: perché i cittadini devono subire sulla propria testa ipotesi così gravi di reato quali lo scambio elettorale politico mafioso, l’associazione a delinquere, la concussione, l’abuso d’ufficio e la turbativa d’asta? Perché occorre aspettare che la magistratura faccia il suo corso con accuse così gravi in una fase delicatissima delle indagini “è stata chiesta una proroga”? Cosa significa tutto questo che forse dobbiamo aspettare che termini la legislatura per scoprire se i fatti contestati corrispondano a verità?

Il direttivo di Liberiamo la Basilicata si sente parte lesa ed offesa, non tanto per il fatto che per competere a livello elettorale in una terra dove le lobby già la fanno da padrone, non abbiamo ottenuto alcun risultato sulla tutela della salute e dell’ambiente e siamo da sempre schedati come quelli che non vogliono le estrazioni petrolifere e che vanno combattuti a tutti i costi e con tutti i mezzi; quanto per il fatto che avevamo perfettamente ragione nelle nostre denunce e lo si evince dalla recente sentenza di condanna nei confronti di Eni sul traffico e smaltimento illecito di rifiuti pericolosi da attività estrattive, e che tanti veleni e tanti danni questo sistema di corruzione e concussione ha causato a questa nostra terra di Basilicata. Liberiamo la Basilicata si sente parte offesa e danneggiata anche perché si è trovata a dover combattere questo sistema con risorse ridotte al minimo con analisi a proprie spese, tutto con proprie risorse non un centesimo di danaro pubblico (che indaghino e sfoglino tutti gli atti pubblici, non un solo centesimo di danaro pubblico è stato richiesto e/o ottenuto da Liberiamo la Basilicata) mentre chi distrugge il territorio, fa scappare i giovani e non garantisce alcuna prospettiva di sviluppo si sarebbe addirittura alleato oltre che con le lobby anche con le organizzazioni criminali e mafiose per raggiungere il potere. E noi, a fare da cornice ed essere addirittura ridicolzati per l’esiguità delle risorse messe in campo abbiamo preteso di fare una campagna elettorale! No, non funziona così, è stato messo in atto il doping della democrazia, è stata alterata la democrazia su un territorio.

Se quanto ipotizzato dalla Procura venisse provato allora dovremmo constatare che non è possibile confrontarsi alla pari con chi ha collegamenti diretti con le associazioni mafiose, con chi materialmente realizza le turbative d’asta e con chi è al fianco delle grandi multinazionali senza che lo Stato intervenga per ripristinare la legalità sul territorio. In questo clima quanto sancito dalla Costituzione resta solo sulla carta, diventa impossibile applicarlo nella realtà, e, quindi, addio a libere elezioni, addio a libera concorrenza, ma soprattutto addio ad una società democratica, trasparente, inclusiva e senza influenze illegali. Per queste ragioni il Direttivo di Liberiamo la Basilicata chiede al Presidente della giunta regionale di Basilicata, Vito Bardi, le dimissioni, chiede alle forze d’opposizione, in primis al Movimento 5 Stelle, che affrontino il problema così come deve essere affrontato ovvero con la richiesta di dimissioni e ritorno immediato alle urne; affinché si possa fugare ogni dubbio rispetto a come siano stati scelti i rappresentanti regionali, i consiglieri e gli assessori.

La Basilicata se vuole riscattarsi e tornare a crescere non deve subire nessuna infiltrazione sia che si tratti di organizzazioni criminali e mafiose, sia che si tratti di lobby sia che si tratti di imprese con il vezzo dell’ungimento ruote per aggirare il libero mercato e la libera concorrenza. Questa nostra richiesta trova giustificazione spiegazione e ragion d’essere anche in un altro aspetto da non sottovalutare, agli occhi di tutti ovvero le gravissime ipotesi di reato in capo agli indagati (incluso un senatore della Repubblica). Gli scambi di favore e le influenze illecite che già hanno riguardato la passata legislatura si adombrano sulla presente per cui vi è il sospetto che tutto sia in continuità, il cambiamento si è realizzato solo nelle casacche politiche. È gravissimo ed intollerabile apprendere dalle pagine dei giornali che la massima espressione della Regione Basilicata ritenga di chiamarsi fuori dai fatti per il semplice fatto di aver licenziato un dirigente a tempo determinato da lui scelto per fatti che questo dirigente avrebbe commesso, ma che lui nella qualità di Presidente avrebbe firmato ed avallato (sia pure in modo inconsapevole).

Al Procuratore della Repubblica Francesco Curcio ed al Sostituto Procuratore della Repubblica di Potenza Vincenzo Montemurro in punta di piedi e con assoluto rispetto poiché i fatti sono emersi ancor prima della loro definizione e durante una richiesta di proroga delle indagini; che si faccia il più in fretta possibile in quanto le persone oggetto di indagini dispongono in questo momento dei propri uffici, senza alcuna restrizione e/o limitazione, e va evitato l’inquinamento delle prove, la cancellazione delle prove, e soprattutto che reati vengano portati ad ulteriori è più gravi conseguenze. Confidiamo nella autorità giudiziaria nella Procura della Repubblica di Potenza enel tribunale di Potenza perché il tutto venga riportato a libertà, democrazia e trasparenza.

Liberiamo la Basilicata