Prometeo in scena a Metaponto e Maratea

Il 26 e 27 agosto in scena la mitica storia del titano che ruba il fuoco agli dei per donarlo agli uomini, disubbidendo a Zeus

La mitica storia del titano che ruba il fuoco agli dei per donarlo agli uomini, disubbidendo a Zeus. È “Prometeo”, interpretato da Edoardo Siravo (premio alla carriera ai Premi Flaiano 2020) il 24-25 agosto alle Tavole Palatine di Metaponto ed il 26-27 agosto a Maratea nella Villa Tarantini. Adattamento e regia di Patrick Rossi Gastaldi. In scena Ruben Rigillo, Silvia Siravo, Gabriella Casali e Alessandro D’Ambrosi; le musiche originali sono di Francesco Verdinelli, mentre la produzione è dell’associazione culturale Laros di Gino Caudai.

“La centralità di Prometeo in tutta l’opera è costante: un ribelle contro Zeus e i nuovi dei, che piegano ogni cosa alla loro volontà- spiegano gli organizzatori- Il protagonista appare così portatore di un valore che non può non suscitare simpatia nello spettatore: la solidarietà verso gli uomini e la volontà di aiutarli a progredire, facendo loro conoscere il fuoco. E lo spettacolo porta alla luce una domanda ancora bruciante: merita l’uomo questo supplizio atroce, senza pace e senza fine, che Prometeo, innamorato dell’umano, subisce?”

Prometeo è il dio amico degli uomini e loro benefattore, il Titano che li favorisce dando loro il fuoco contro il volere di Zeus. Il fuoco significa il sapere e Zeus rappresenta lo status quo, la situazione dominante dell’Occidente attuale. Prometeo «colui che riflette prima», il Titano che ama il genere umano, altro non è se non la metafora d’una lotta inesausta, identica a se stessa nell’apparente trascorrere del tempo: lotta contro il potere dei pochi, affidato all’ignoranza dei molti. Ed è questo il segreto che Prometeo ha carpito ai numi: senza il fuoco della conoscenza lo sfruttato è il miglior alleato dello sfruttatore, perché non ha coscienza dei diritti. Prometeo non è un solo mito, è un modo d’essere dell’uomo nella storia di tutti i tempi. Come un passero intrappolato, piuttosto che vivere in gabbia si rompe le ali contro le sbarre per riconquistare la libertà di volare, così l’uomo sfida le imposizioni e mette in gioco la vita, se il potere prova a imporgli un’ideologia di annientamento della sua libertà di scelta.

La scintilla del fuoco, da Prometeo sottratto all’egoismo degli dèi, accende una luce in un mondo popolato da esseri confusi e atterriti, che si aggirano «simili a larve di sogni», sulla terra desolata, e li guida verso una vita più consona alla loro dignità di uomini. Egli è dunque il fiero eroe ribelle alla tirranide, dotato di una fede incrollabile nell’uomo.

Una condizione senz’altro riconducibile alla nostra attuale in cui anche ciascuno di noi, forse confuso e spaventato, dovrà portare con sé la fiaccola del fuoco sacro della conoscenza per non essere mai asservito al potere ma sempre artefice del proprio destino.