Badanti, in Basilicata oltre 20 mila e per la gran parte in nero

L'analisi di Simonetti (Tavolo nazionale anticaporalato) dopo l'inchiesta della magistratura

L’ultima inchiesta della magistratura lucana, in collaborazione con quella Moldava, ha disvelato una parte della gestione criminale del caporalato che organizza i flussi delle badanti nella nostra regione. Le innovative tecniche internazionali di accertamento e la strumentazione utilizzata hanno permesso di smantellare il gruppo italo moldavo e di indicare anche le modalità feroci di sfruttamento neoschiavistico.

Un risultato importante che pone ancora una volta la necessità di recuperare il ruolo dello Stato in questo settore del mercato del lavoro e dei relativi interventi di prevenzione e repressione del vasto fenomeno che interessa il nostro Paese. Nel 2020 oltre due milioni di badanti e colf hanno sostenuto il sistema di cura domiciliare. Oltre la metà  risulta in in nero.

In Basilicata sono impegnate annualmente oltre 20 mila badanti straniere in maggioranza in nero quindi senza assicurazione, con salari attorno ad una media di 700 euro. Nello stesso comparto lavorano anche le donne lucane anch’esse prevalentemente in nero. Gli ultimi dati Istat, ed una ricerca di Domina e della Fondazione Leone Moressa, dicono che nel 2019 in Basilicata erano regolari ed assicurate 3. 115 persone, il 52% straniere e il 47,4 italiane. A queste lavoratrici si sono aggiunte nel 2020 per la sanatoria 849 unità.

Si tratta di un settore gestito dalla intermediazione privata che presenta alti tassi di irregolarita’ e sfruttamento certamente superiore al settore agricolo che dopo le recenti norme adottate e le attività ispettive inizia a limitare il caporalato e le irregolarità. Risulta evidente che gli interventi della Magistratura non possono soli risanare il comparto. Occorre che le strutture statali, a partire dai centri per l’impiego siano in grado, utilizzando anche piattaforme informatiche, per gestire le liste di prenotazione, come accade per l’agricoltura da 5 anni, anche a livello internazionale.

La Regione Basilicata da tempo ha deliberato questa strumentazione che non viene attuata nei centri per l’impiego per la nota carenza di personale aggravata dai pensionamenti degli ultimi anni e per la scarsa informatizzazione necessaria per i sistemi di prenotazione a livello interazionale Occorre una politica di sostegno finanziario alle famiglie con reddito basso ad integrazione quanto erogato dal fondo nazionale per i disabili e non autosufficienti.

Per conoscere i flussi, il numero degli occupati, le loro condizioni salariali e assicurative è necessario il funzionamento dell’osservatorio regionale lavoro bloccato da anni oltre alla effettiva attività dell’Arlab, adesso quasi paralizzata per la mancanza del direttore da circa due anni. Rimane importante avere una politica regionale del tutto assente della nuova amministrazione. Infine si rende necessaria una più forte e incisiva iniziativa sindacale a vello di presenza e di vertenze accompagnata anche da concreti interventi della Commissione Pari Opportunità e della Consigliera di Parità in un settore che con almeno 40mila donne lavoratrici.

Pietro Simonetti, Cseres  Tavolo Nazionale anticaporalato