Schiave in casa nostra: donne moldave sfruttate tra Potenza e Matera

Minacciate e picchiate nel silenzio generale: nessuno si è mai accorto delle condizioni in cui vivevano e lavoravano quelle "badanti"?

Venivano scelte donne in estrema condizione di vulnerabilità e povertà, per essere mandate in Italia, a lavorare- sfruttate- nelle famiglie che avevano bisogno di assistenza per gli anziani. Dalla Moldavia alla Basilicata, decine di donne arrivavano con un viaggio al costo di 500 euro, somma che dovevano restituire ai loro aguzzini insieme a una “tangente” di 100 euro mensili. Lavoravano 24 ore su 24, in media 30 giorni su 30, e senza un giorno di riposo. Chi si azzardava a prendersi anche solo un’ora di pausa veniva picchiata o minacciata di essere mandata in strada a fare la prostituta.

Reclutate in Moldavia attraverso il passaparola o i social, una volta giunte in Italia non potevano più sottarsi allo sfruttamento del sodalizio criminale, finendo così in un buco nero fatto di minacce, botte, sfruttamento e degrado. Alle donne veniva sottratto il passaporto in modo da impedire che potessero circolare liberamente in Italia o rientrare in Moldavia una volta resesi conto che le condizioni di lavoro erano completamente diverse da quelle stabilite. “Ridotte ad una condizione di servitù”, che forse sarebbe meglio definire di schiavitù, nel prendersi cura dei nostri anziani, con una paga che si aggirava intorno ai 700 euro mensili. Somma da cui poi decurtare quanto preteso dagli sfruttatori.

Spetterà ora alle autorità inquirenti italiane, e potentine in special modo, accertare quale sia stato il ruolo delle famiglie lucane, della provincia di Potenza e di quella di Matera, in cui le vittime hanno prestato servizio. L’ipotesi di reato che si fa strada è quella di caporalato. Le donne, è emerso dalle indagini, oltre ad essere costrette a lavorare ininterrottamente, erano costrette a vivere in condizioni di degrado. Possibile che nessuno si sia mai accorto a cosa erano costrette queste lavoratrici?

Il sogno di una vita migliore svaniva già all’arrivo a Potenza: venivano accompagnate in un piccolo appartamento del centro storico in cui alloggiavano, in cambio di denaro, prima di essere smistate nelle famiglie che le avevano richieste. In quell’alloggio erano costrette a dormire per terra. Si è anche accertato, nelle attività investigative, che in alcuni casi nelle abitazioni in cui lavoravano, per mancanza di spazi adeguati, dovevano dormire nello stesso letto della persona a cui prestavano assistenza.

L’associazione “criminale”, che gestiva quella che la Procura distrettuale di Potenza (che ha indagato in collaborazione con la Procura nazionale moldava) ha definito una vera e propria tratta di essere umani, è stata sgominata all’alba di oggi con un’operazione congiunta dei Carabinieri del Comando Provinciale di Potenza e i colleghi della sezione Tutela del Lavoro. Individuati e arrestati gli aguzzini, 6 persone, 5 moldavi residenti a Potenza e un potentino che si occupava di accompagnare in auto, da un domicilio all’altro, le “badanti”. A vario titolo gli indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di essere umani, intermediazione e sfruttamento del lavoro.

Sono al momento circa 90 i casi di sfruttamento emersi dalle indagini. Molte di queste donne, una volta rientrate in Moldavia, interrogate dalle autorità giudiziarie, in modo riservato, hanno confermato il meccanismo emerso dalle attività di intercettazione eseguite durante le investigazioni.  Nella perquisizione svolta dai carabinieri nelle abitazioni degli indagati-ha spiegato il procuratore capo di Potenza in conferenza stampa- è stata ritrovata oltre una quantità notevole di passaporti, anche un  libro mastro che consente di individuare ulteriori decide di casi di donne sfruttate e vittime di tratta. Sono centinaia i casi al vaglio della magistratura italiana e moldava, dal 2018 ad oggi.