“A San Martino d’Agri è stato sconfitto l’ancien régime”

A scardinare il "feudo locale" ci ha pensato una lista Civica, Libera mente, a cui ha lavorato attivamente Fabrizio Conte

Non tutta la Basilicata è come Lauria, dove l’ha spuntata, da sindaco, il noto senatore ed ex europarlamentare Gianni Pittella, al centro di una saga familiare e di un “feudo” più che secolare. Dalla Lucania interna, però, emergono anche segnali del tutto opposti. È il caso di San Martino d’Agri, nel cuore dell’Appennino Lucano. Anche qui c’era un fortino politico, quello dei Robortella. Con un padre, Pasquale, già sindaco più volte del Comune tra gli anni ’90 e oltre, poi alla Provincia e alla Comunità montana con ruoli di primo piano, e infine consigliere regionale, in area De Filippo. E c’è un figlio, Vincenzo, anche lui consigliere regionale dell’era Pittella (Marcello). Entrambi sono stati sconfitti, come candidati sindaci di San Martino, negli ultimi anni. Il figlio Vincenzo nel 2016, e il padre Pasquale alle Amministrative del 3 e 4 ottobre scorsi.

A scardinare il feudo locale ci ha pensato una lista Civica, Libera mente, a cui ha lavorato attivamente Fabrizio Conte. “Il logo non è stato scelto a caso – spiega Fabrizio – l’obiettivo era rivolgersi ai cittadini senza fare le solite promesse, senza far valere il peso di un nome, di una famiglia”. In qualche modo “volevamo dire no alle restaurazioni e alla vecchia politica, tanto nota nei nostri piccoli Comuni”. Osserva Fabrizio: “Abbiamo evitato ogni scontro, l’obiettivo era solo quello di far votare i cittadini liberamente”.

Ed è andata bene sia nel 2016 che nel 2021. “Possiamo dire che San Martino si è lasciato il passato alle spalle ed è ripartita”, aggiunge, soddisfatto, Fabrizio. Che lamenta però come in campagna elettorale alcuni quotidiani locali hanno provato a tirare la volata all’ancien régime. “Strada spianata per Robortella”, titolava qualcuno, settimane addietro. La storia però ha avuto un esito diverso. C’è una ventata di aria nuova in questo piccolo centro che si è lasciato definitivamente il passato alle spalle. Altrove è andata in modo differente. L’espressione entusiastica e trionfante di Gianni Pittella da Lauria, infatti, qualche istante dopo la proclamazione a sindaco, sembra invece definire un quadro già visto. Il quadro in cui è dipinto un feudo antico e irremovibile. Tramandato dai padri, ai figli, e chissà, forse anche ai nipoti. Antropologia culturale di un Sud che resiste al cambiamento. Ma c’è anche un altro Sud, che ha imboccato una strada diversa, e già partendo dai piccoli paesi dice in modo perentorio “no alle restaurazioni”.