Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: “in Basilicata regna la confusione”

Cifarelli (Pd): "La litigiosa maggioranza destroleghista lucana tratta una materia così delicata e strategica per il futuro delle nostre comunità in modo sconcertante"

Qual è la posizione della Regione Basilicata circa le iniziative di sistema della Missione 4: Istruzione e ricerca, Componente 2: Dalla ricerca all’impresa, previste dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza ? E’ quanto chiede il Capogruppo regionale del Partito Democratico Roberto Cifarelli.

“Per capirci -spiega Cifarelli-ci riferiamo gli investimenti per circa 6 miliardi di euro per i prossimi 5 anni destinati alla ricerca in filiera che puntano a: rafforzare la ricerca e favorire la diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata condotta in sinergia tra università, enti di ricerca e soggetti pubblici o privati impegnati in attività di R&S; sostenere i processi per l’innovazione e il trasferimento tecnologico;) potenziare le infrastrutture di ricerca e innovative, il capitale e le competenze di supporto all’innovazione.

La litigiosa maggioranza destroleghista lucana tratta una materia così delicata e strategica per il futuro delle nostre comunità in modo confuso e sconcertante. Infatti, non è più un mistero l’imbarazzo che traspare dai tanti soggetti che partecipano ai diversi incontri previsti dai Tavoli Tematici costituiti dagli stakeholders istituzionali, sociali e imprenditoriali, coordinati da una Cabina di regia composta dai rappresentanti dei Centri di ricerca, Università, Imprese, Direzioni Generali, ed Enti sub-regionali con l’obiettivo di cogliere le opportunità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza .

L’imbarazzo – aggiunge l’esponente Dem – è dovuto dall’essere partiti nella scorsa primavera con il discutere la proposta di candidatura della nostra regione per uno dei Centri Nazionali di Alta Tecnologia sulla tematica Ambiente ed Energia e, con il passare dei giorni, ritrovarsi in autunno a dibattere di bandi sugli ecosistemi innovativi e quant’altro.

Certo, il Governo nazionale nel rivedere le strategie di intervento ha di fatto cancellato i Centri nazionali su Energia ed Ambiente, ma è altrettanto vero che il Governo regionale ed in particolare l’Assessore all’Ambiente ha costituito i tavoli tematici quando già era tramontata la possibilità di candidarsi per un Centro per l’Alta Tecnologia in materia di ambiente ed energia e, in modo disinvolto, ha di fatto cambiato “le carte in tavola” senza condividere un’idea guida alternativa a sostegno della crescita territoriale.

Siamo alle solite. La confusione politica-programmatica e la poca condivisione delle informazioni non ha aiutato la struttura tecnica, composta da eccellenti professionalità, ad occuparsi in modo proficuo di una vicenda complessa come l’istituzione dei Centri Nazionali di Alta Tecnologia che, lo ricordiamo, sono una rete diffusa di università, enti pubblici di ricerca, altri soggetti pubblici e privati impegnati in attività di ricerca, riconosciuti come altamente qualificati. Essi sono organizzati in fondazioni o consorzi – specifica Cifarelli – secondo un modello Hub & Spoke e, in tutta Italia saranno 5 dedicati alla ricerca di frontiera relativa ad ambiti tecnologici coerenti con le priorità dell’agenda della ricerca europea e con i contenuti del PNR 2021-27.

Per ogni programma è previsto un finanziamento tra 200-400 milioni di euro e, infine, sviluppano la ricerca di frontiera relativa ad ambiti tecnologici intorno a queste tematiche: 1. Simulazioni, calcolo e analisi dei dati ad alte prestazioni 2. Tecnologie dell’Agricoltura (Agritech) 3. Sviluppo di farmaci con tecnologia a RNA e terapia genica 4. Mobilità sostenibile 5. Bio-diversità. E’ chiaro che la tematica energia non è più presente tra le priorità e, quindi, pare evidente che l’Assessore Rosa ha abbandonato l’idea iniziale di un Centro di Alta Tecnologia per l’Ambiente e Energia per passare surrettiziamente alla trattazione di altri interventi relativi al tema della ricerca: ma per fare cosa? Secondo quale disegno? Con quali obiettivi?

Questa “eterogenesi dei fini” in salsa lucana evidenzia da un lato il sapore propagandistico di tante iniziative che, invece, avrebbero bisogno di una maggiore contezza da parte della giunta regionale e dall’altro il disordine dei ruoli e delle competenze assessorili tenuto conto che la delega alla ricerca è attestata al Dipartimento Politiche di Sviluppo non certo al Dipartimento Ambiente. In questo caos “creativo” – conclude il Capogruppo Cifarelli – non è chiaro il ruolo della Regione circa gli obiettivi programmatici da realizzare e le conseguenti ricadute sul territorio e appare incredibile come le straordinarie opportunità di modernizzazione messe a disposizione dall’Europa e dal Governo nazionale possano essere trattate con tanta inconsapevolezza ed infruttuosa mania di protagonismo. Il tutto nel più fragoroso silenzio del Presidente della Regione Bardi. In una regione normale tutto ciò sarebbe impensabile, ma si vede che in Basilicata questo rappresenta lo spirito del tempo”.