Arpab, molestie sessuali e negligenze in orario di lavoro

Lei è una dirigente e lui anche: palpeggiamenti, chat e telefonate erotiche, pizze, pane e cornetti

A farne le spese sarebbe stata una dirigente dell’Arpab, l’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente della Basilicata che, stanca di subire ha segnalato tutto al direttore generale chiedendo di adottare i provvedimenti necessari a far cessare l’incresciosa situazione. Anche perché il presunto molestatore avrebbe commesso un altro abuso, in pieno smart working: anziché lavorare faceva tutt’altro.

Messaggi, telefonate, palpeggiamenti, tutto durante l’orario di lavoro anche in smart working. Il molestatore si lascia andare a resoconti anche fotografici quando da casa, anziché dedicarsi ai doveri di ufficio, fa tutt’altro. “Nel mese di marzo 2020 lui inizia continuamente a chiamarmi – racconta nella sua segnalazione dell’aprile 2021 al direttore generale la dirigente –  per raccontarmi delle sue attività ludiche e ricreative durante lo smart working, mostrandomi le foto del pane appena sfornato fatto da lui, i cornetti, le pizze che aveva imparato a fare, tutto durante l’orario di lavoro”. Questo tipo di messaggi sulla sua attività casalinga, sempre in pieno orario di lavoro, sarebbero durati fino l’estate in smart working.

Dal pane si passa ad altre ricreazioni. “Un giorno di marzo, dopo aver chiesto se fossi in ufficio o a casa, avendo detto che ero in ufficio si rammaricava del fatto di non poter fare una video chiamata erotica”

E avanti così con l’invio continuo di foto e di messaggi: “mi stavo addormentando sul computer, svegliami con una bella foto, caccia la coscia”. Siamo in agosto quando le scrive: “qui la figaggine fa vibrare le mutande”. E ancora; “io volevo parlare di sesso”. Saltiamo al febbraio quando scrive: “o me la dai adesso o dopo non ce la faccio”…”Ho una dannata voglia di percorrere quelle gambe…”

La donna ad aprile scorso nella sua segnalazione al direttore generale dell’Arpab denuncia anche molestie fisiche: “in ascensore allungava le mani nel tentativo di toccarmi le gambe, tentativi reiterati nel tempo ogni volta che capitava anche solo per un momento di trovarsi da soli, con palpeggiamenti improvvisi e ripetuti tentativi baciarmi”.

L’Ufficio procedimenti disciplinari, dopo la segnalazione della dirigente presunta molestata, individua, nei confronti di lui, due possibili illeciti disciplinari: molestie sessuali e negligenza nell’esecuzione dei compiti assegnati quando in modalità smart working “si dedicava ad attività estranee a quella lavorativa per dedicarsi alla propria vita personale, familiare e alle proprie passioni”.

Il direttore generale dell’Arpab nella sua segnalazione del caso all’Ufficio Procedimenti Disciplinari scrive che dalla descrizione dei fatti si evidenzia un comportamento “indesiderato, sconveniente e offensivo, con atteggiamenti “malaccetti di tipo fisico, verbale e non verbale”.  

A quanto pare si apre un procedimento disciplinare a cui il presunto molestatore si oppone con argomenti tecnici, giuridici, formali. “La contestazione – scrive lui – mi è stata comunicata l’11 maggio 2021…ad oggi il procedimento non è stato concluso e il provvedimento non è stato notificato nelle forme di legge e, comunque, non è stato eseguito, per cui l’azione disciplinare è decaduta per violazione del termine”, eccetera eccetera. Non stiamo qui a spiegarvi le ragioni tecniche delle contestazioni. Il 18 ottobre scorso, lui riscrive, per un ulteriore istanza di annullamento del procedimento. Questa volta in ballo vi è la composizione dell’Ufficio Procedimenti Disciplinari che non sarebbe stato costituito secondo i regolamenti. Il presunto molestatore chiede tra l’altro di sapere se anche la dott.ssa Tizia, cioè lei, la presunta molestata, sia stata sottoposta a procedimento disciplinare.

A quanto pare nei lunghi mesi da marzo 2020 fino all’aprile 2021, anche lei avrebbe commesso negligenza nell’esecuzione dei compiti assegnati, per causa delle continue conversazioni in chat e a telefono con lui. Ci sarebbe, dunque anche a suo carico un procedimento già deciso dalla Commissione disciplinare. Procedimento che non sarebbe possibile comunicare formalmente al direttore generale, in quanto lo stesso direttore non avrebbe ancora nominato un componente in sostituzione di quello andato in pensione.

Che dire, se molestie ci sono state, è questione che riguarda la Procura e non sappiamo se lei abbia fatto denuncia.

Nella pubblica amministrazione, negli enti regionali, nelle aziende partecipate succede di tutto. Nomine ad personam di dirigenti con costi inutili, dirigenti condannati e per i quali non è stato mai adottato un provvedimento di sospensione o di licenziamento. Ma di questo parleremo nelle prossime settimane.