Basilicata, in un anno si sono dimesse 147 lavoratrici

I dati del Rapporto redatto dall’Ufficio della Consigliera regionale di parità con l'Ispettorato territoriale del Lavoro di Potenza e Matera

Le donne lucane lasciano il lavoro per “la mancanza di sistemi di welfare” che consentano di conciliare il lavoro con la maternità. Ha un peso maggiore sulla scelta di licenziarsi la mancanza di strumenti di flessibilità e conciliazione dei tempi della famiglia con quelli del lavoro nell’organizzazione aziendale, dichiarata da 92 lavoratrici su 147. Incide, invece, per 47 donne su 147 l’assenza di adeguati strumenti di welfare sociale. E’ il principale dato emerso dalla presentazione alla stampa della “Relazione annuale per il 2020 delle dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e lavoratori padri in Basilicata”.

Il rapporto è redatto annualmente dall’Ufficio della Consigliera regionale di parità insieme all’Ispettorato territoriale del Lavoro di Potenza e Matera. Nel 2020 sono stati 155 i provvedimenti di convalida emessi dall’Ispettorato del lavoro, in netto calo rispetto al dato dell’anno precedente di 212 convalide. L’impossibilità di conciliare i tempi di vita con i tempi del lavoro è stata avvertita in maniera consistente dalle lavoratrici impiegate nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (99) o in altre attività di servizi (31). Sette uomini su otto hanno lasciato il precedente lavoro per passare ad altra azienda, solo 1 per ricongiungersi con la famiglia. Altro dato emerso il netto calo delle convalide nella provincia di Matera rispetto allo scorso anno: 39 casi a fronte dei 97 del 2019.

“Il Rapporto – dichiara la Consigliera regionale di parità, Ivana Pipponzi – è un documento redatto ogni anno unitamente all’Ispettorato territoriale del Lavoro di Potenza e Matera. Annualmente viene redatto dall’Ispettorato nazionale del Lavoro, e successivamente da quello territoriale. Attraverso questa Relazione vengono riportati i dati delle dimissioni, disaggregati per provincia, sesso, numero di figli e causale. La motivazione prevalente fornita dalle lavoratrici madri è data dalla “impossibilità di conciliare tempi di vita e lavoro”; anche se il dato complessivo registra una flessione del 40%, frutto del blocco dei licenziamenti e della nuova modalità lavorativa dello smart/home working c.d. emergenziale (misure che hanno consentito alle lavoratrici di restare a casa e non essere perciò costrette a scegliere tra lavoro e cura della famiglia). Dalla lettura di questo documento, di grande valore istituzionale/politico, emergono le problematiche connesse al divario femminile nel lavoro ed alla tutela della genitorialità ed è strategico per programmare interventi significativi per le politiche attive sul lavoro femminile e sul welfare. Il Rapporto è il frutto di un’azione sinergica tra il mio Ufficio e l’Ispettorato territoriale del Lavoro di Potenza e Matera volta alla prevenzione ed al contrasto delle discriminazioni di genere sul posto di lavoro; azione implementata grazie anche al “Centro di Ascolto delle vittime di discriminazione di genere”, istituito nel maggio del 2017”.

Hanno preso la parola oltre la Consigliera Pipponzi, il direttore regionale dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro Potenza e Matera, Michele Lorusso e il dirigente generale del Dipartimento Politiche di Sviluppo, Canio Alfieri Sabia. In videoconferenza sono intervenuti la Consigliera nazionale di Parità, Francesca Bagni Cipriani, e il direttore centrale tutela, sicurezza e vigilanza del lavoro, Orazio Parisi.