Basilicata. Vito Bardi non sa di che parla, ma non parla di quello che sa

Mentre i giovani continuano ad emigrare, il presidente della Regione si augura un ritorno di quelli già “fuggiti”. Ci sarebbe molto da ridere se non ci fossero tanti motivi per indignarsi

“Credo sia giusto che i giovani siano andati fuori dalla Basilicata per ottenere maggiori possibilità, però mi auguro che ci possa essere un ritorno di questi giovani e che questa possa essere un’esperienza positiva per un ritorno nel territorio”. Lo ha detto il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi. Chiaro?

Inaccettabile che il presidente della Regione si affidi agli auguri autoreferenziali, il presidente della Regione deve lavorare per creare le condizioni affinché chi desidera tornare in Basilicata possa farlo avendo le ragioni per farlo.

E vediamo cosa sta facendo – usiamo il gerundio tanto caro a Bardi – la Giunta regionale e la maggioranza che la sostiene per creare quelle condizioni.

Il presidente richiama gli investimenti per l’Unibas, ma niente di particolare. Le risorse, di derivazione ristorni petroliferi, sono sempre le stesse e il famoso corso di laurea in medicina è una foglia di fico fatta diventare ad arte un’impresa epocale di natura sovra umana. Quel corso è associato alla scuola di ingegneria, una stravaganza tutta lucanica. Sessanta studenti non cambiano i fatti di oggi né il passato né il futuro. Come abbiamo già scritto aspettiamo che qualcuno dimostri che quel corso in medicina non sia il solito carrozzone al servizio di clientele e carriere. Ci auguriamo che non sia un ulteriore impaccio per il servizio sanitario regionale che rischia di sottostare ai voleri dei futuri “luminari” in cerca di posizionamenti nei dipartimenti ospedalieri o in fuga da quei dipartimenti. Aspettiamo.

Intanto, i giovani ricercatori del Centro Internazionale di Dialettologia, uno per volta stanno lasciando la Basilicata, grazie all’impegno volontario di Bardi e di Cupparo di fermare e distruggere un percorso straordinario di ricerca e di cultura, oltre che di sviluppo per la Basilicata.

C’era l’opportunità di otre 300 posti di lavoro qualificati per giovani in maggioranza laureati che l’assessore Francesco Cupparo si è fatto “volontariamente” togliere da sotto il naso. Ricordate la vicenda Exos, l’azienda texana del settore delle tecnologie aerospaziali che avrebbe investito 10 milioni di euro in Basilicata e che poi sono finiti in Piemonte?

I concorsi e le selezioni, le nomine sia nel pubblico che nel privato si scontrano con le solite magagne politiche: favoritismi, raccomandazioni, clientele. Vedi Total, vedi Arpab, vedi nomine in alcuni enti sub regionali o in aziende a partecipazione pubblica.

Intanto i trasporti fanno acqua da tutte le parti, interi territori e paesi continuano a vivere in isolamento dal resto del mondo: strade comunali e provinciali impraticabili persino a piedi. Il servizio sanitario è un recipiente di confusione, ritardi, inadempienze, sfiducia.

Bardi e i suoi forse non sanno che c’è bisogno di un clima pubblico accogliente, di infrastrutture culturali e civili agevoli, di un welfare efficiente. C’è bisogno di una giustizia che funzioni, di una burocrazia credibile, di una sanità affidabile. Insomma, c’è bisogno di un ambiente politico, istituzionale, sociale ed economico che dia un senso alla scelta di ritornare, un’affidabilità alle prospettive di permanenza in un luogo. Altro che auguri.

Le politiche degli incentivi – quelle di Cupparo con i soldi del petrolio e della UE – quasi tutte concentrate sull’illusione di creare lavoro, non producono grandi effetti: i giovani emigrano lo stesso e non tornano senza motivo. Il problema del lavoro è centrale ma non esclusivo. Il contesto è fondamentale quanto il lavoro. E non solo il contesto fisico – infrastrutture, funzionamento dei servizi, eccetera – ma il funzionamento e la qualità dell’intero sistema che ruota intorno all’abitare nel territorio – città, quartiere, regione –  in cui si lavora.

I giovani, in sostanza, hanno bisogno di fidarsi del territorio. L’affidabilità di un territorio è data da diverse variabili sociali, politiche, culturali. Al centro delle variabili immateriali troviamo la fiducia. Il capitale di fiducia sviluppa convivenza civile di qualità, senso di sicurezza, senso di comunità e di reciprocità.

In una regione dove si truccano i concorsi, dove si inquina impunemente, dove il welfare non funziona, dove l’Università serve soltanto a chi non può permettersi il fuori sede, dove circolano corruzione, privilegi, raccomandazioni, dove l’ambiente naturale è sottoposto a continui saccheggi, la fiducia scarseggia insieme a tutto il resto. Si verifica un fenomeno che possiamo definire “deprivazione della speranza”.

Ecco, caro Bardi, lei non deve augurarsi nulla e nemmeno fare le cose difficili che non sa fare. Lei deve semplicemente evitare che il suo governo distrugga quello che di buono già esiste. Per il resto aspettiamo tempi nuovi.