La disperazione di Teresa: “Per un debito di 4mila euro mi pignorano la palazzina da 1,5 milioni di euro”

Sabato 13 novembre è previsto sgombero, già rinviato il 13 ottobre scorso: "ma io non intendo uscire da casa mia, non solo perché non saprei dove andare, ma perché è totalmente ingiusto ciò che ci sta capitando. Qualcuno vuole insabbiare la verità"

“Vi chiedo di dare notizia della mia storia, raccontata in sintesi nella nota che allego, per cui ci hanno pignorato 4 appartamenti per un debito di 4 mila e cinquecento euro. Sabato 13 novembre è previsto lo sgombero,  già rinviato il 13 ottobre scorso, ma io non intendo uscire da casa mia, non solo perché non saprei dove andare, ma perché è totalmente ingiusto ciò che ci sta capitando: per 4 mila euro non si pignorano 4 appartamenti!”

Questo è l’appello della signora Teresa che noi accogliamo e perciò pubblichiamo integralmente la sua nota. L’appello è stato inviato a molti organi di stampa oltre che al presidente Mattarella, al ministro dell’Interno, al ministro della Giustizia, al Tribunale di Trani, alle procure di Trani e Lecce, alla Direziona nazionale antimafia, al Csm.

“Io Cataldo Teresa sono una donna e una mamma italiana truffata dalla Giustizia e tradita vigliaccamente dalle istituzioni. Facendo mille sacrifici e rinunce, io e mio marito Antonelli Mauro siamo riusciti a costruire una casa per noi e i nostri tre figli; abbiamo comprato un terreno in periferia di Terlizzi (oggi vico II Macello n. 3) ed abbiamo costruito la nostra casa, per poter abitare assieme ai nostri figli e poter chiudere la nostra esistenza tra gli affetti (secondo il desiderio di tutte le famiglie). Invece no!

Ad un certo punto, senza che noi ne sapessimo nulla, in modo inizialmente invisibile, nasce nella testa di qualche faccendiere locale, che ha le amicizie ‘giuste’, il progetto di una lottizzazione che vede anche la nostra casa all’interno di essa (come un fastidio da rimuovere). Che si fa allora, si rinuncia alla lottizzazione?  Ma certo che no, ci mancherebbe; si elimina la famiglia, anzi si eliminano (e senza pudore) ben quattro famiglie.

E siamo arrivati ad oggi!

Questa volontà di eliminarci viene di fatto realizzata attraverso un’esecuzione immobiliare che pende al tribunale di Trani (numero 184/2012 R.G.Es) in cui è previsto lo sgombero tra pochi giorni, ovvero il 13 novembre 2021.

L’esecuzione immobiliare in danno della mia famiglia è lo specchio di quanta illegalità si trova in alcune sezioni dei tribunali (e per quel che mi riguarda Trani). Essa è nata per un debito di poco più di 4 mila euro; per soli 4.752,84 euro ci viene fatto un pignoramento su tutti e quattro gli appartamenti, il cui valore di mercato è di certo di oltre 1 milione di euro, anche se sottostimato dal perito del tribunale in poco meno di ottocento mila euro (e qui è la prova del fatto che con la nostra palazzina familiare davamo fastidio a ‘qualcuno’).

Tutti dicono che non è possibile tutto questo, ma garantisco che se è anche pare incredibile, è così – e a riprova della verità di quanto dico dal punto di vista tecnico e giuridico, ho chiesto al mio nuovo avvocato di controfirmare questa mia lettera.

Ma c’è dell’altro, che solo a pensarci su genera rabbia

Il debito di quattro mila euro rinviene da una condanna alle spese del 2011 che riguarda il solo mio marito, Antonelli Mauro, in una vicenda giudiziaria civile come tante (nella quale pare che abbia pure ragione lui). Nel frattempo, era accaduto che dal regime patrimoniale di comunione tra coniugi, che avevamo all’epoca dell’acquisto del terreno su cui abbiamo costruito la nostra palazzina familiare, siamo passati a quello della separazione, con atto notarile dell’anno 1984. In conseguenza di ciò, l’unico chiamato a rispondere di quel debito di 4 mila euro (vero o farlocco che sia) era mio marito e solo lui, non io; non potevano pignorare la mia quota di proprietà immobiliare se col debito io non ho a che fare, la legge così dice.

E loro che fanno? Vanno avanti anche contro di me, come un caterpillar

Le stranezze sono tante: il CTU del tribunale, anche se richiestogli, non dice nulla nella perizia di quella che è la provenienza del bene che vogliono toglierci e della sua appartenenza anche a me. Ad un certo punto, nel fascicolo della procedura esecutiva, viene prodotto un estratto di certificato di matrimonio che però posticipa di dieci anni il matrimonio che io ho contratto con mio marito: e così dal 7 ottobre 1969 risultiamo sposati il 7 ottobre 1979! Un errore? Non ci credo manco se mi ammazzano!  Perché lo hanno fatto? Forse per introdurre un elemento che consenta di poter dire che il bene è solo di mio marito.

Ma in verità, l’acquisto del terreno dove abbiamo costruito la nostra palazzina è dell’anno 1976, quando ero già sposata ed ero in comunione dei beni con mio marito; evidentemente ‘qualcuno’ avrà capito che come hanno condotto avanti la procedura esecutiva non si poteva fare, non si poteva agire contro di me, ed ha escogitato l’idea di posticipare, sulla carta, la data del mio matrimonio ad un’epoca successiva all’acquisto del terreno. Ma mio marito c’era già accanto a me nell’anno 1976 e l’acquisto e la realizzazione è stata fatta in comunione dei beni con me: quindi metà della palazzina è mia.

La LEGGE dice che io avrei dovuto essere messa al corrente della procedura e che non posso subire la diminuzione di valore della mia proprietà se non c’entro col debito e non sono in comunione legale dei beni col debitore; ma niente da fare, nessuna legalità si può sperare se esiste il progetto di un ‘qualcuno’ che, per speculazione e vil denaro, con le amicizie ‘giuste’ al posto ‘giusto’, a mezzo di coperture e insabbiamenti, ottiene di poterci eliminare.

Negli anni, mio marito ha taciuto al resto della famiglia il problema, certo di risolverlo (in fondo erano pochi soldi, anche a voler considerare quelli che una banca ha chiesto intervenendo nella procedura e che sono assolutamente abbordabili da noi), ma non c’è stato Santo in paradiso.

Solo da poco ho appreso che negli anni mio marito, a mezzo di tanti avvocati, ha chiesto, più volte, al giudice dell’esecuzione di ridurre il pignoramento solo ad uno degli immobili (appartamento o terreno, quello che volevano) perché lo prevede la legge (art. 496 c.p.c.), ma il giudice ha sempre detto di no, ritenendo legittima la condotta di chi per soli 4 mila euro pignora un patrimonio immobiliare di 200/300 volte superiore; stesso discorso per tutte le opposizioni e le istanze fatte, di sospendere ed estinguere!

Mi risulta che tutto il terreno che circonda la mia casa (che è terreno urbano) e che è di circa 800 metri quadri non è stato mai pignorato, non essendo contemplato nell’atto di pignoramento iniziale, con la conseguenza che chi ha comprato non può appropriarsene, ma ora che conosciamo meglio a che “illegalità” sono giunti, io lo temo ci toglieranno anche questo! Io non so quanto c’entrino e se c’entrino, ma mi è stato detto che il presidente della sezione esecuzioni del Tribunale di Trani, sia il fratello del CTU della procedura in cui stanno colpendo anche me, pur senza esecutarmi, e che altro magistrato che è intervenuto nella vicenda giudiziaria di mio marito, tale…, abbia lo stesso cognome del marito dell’aggiudicataria di casa mia…; io non lo so se c’entrino, ma tutto ora mi parla di sospetto!

Sono passati gli anni, mio marito ha speso tanti soldi della nostra famiglia per difenderci ed ha coltivato speranze, per ritrovarci tutti, alla fine, ad essere sbattuti fuori di casa da uno Stato che agisce peggio della peggio mafia che dice di combattere. E magari avessimo avuto a che fare con la malavita, di certo qualcosa ce lo avrebbe lasciato.

Oggi io vivo nel terrore di essere buttata fuori casa e di non sapere dove andare, di perdere tutto per un debito minimo e nemmeno io, a botta di illegalità commesse con le coperture giuste da pezzi dello Stato e nell’inerzia della Procura che nicchia quando, come sa, ove dovesse scavare, troverebbe le responsabilità anche di alcuni giudici che questa storiaccia l’hanno consentita; dimagrisco alla giornata, ingoio veleno ogni giorno, vedendo la paura crescere attorno a me, vedendo mio marito colto da un senso di sgomento e fallimento per non aver risolto una situazione banale, vedendo i miei figli rimproverare il padre che ha taciuto pensando che avrebbe risolto tutto da sé, e respirando un’aria di disfatta il cui tanfo è costantemente nelle mie narici.

Io sono una dei tanti uccisi dalla giustizia italiana e chiedo, anzi pretendo, che chi di dovere avvii un’ispezione presso il Tribunale di Trani per verificare la legittimità degli atti della vicenda espropriativa che mi sta coinvolgendo.

No, mi dispiace… IO NON CI STO!”

Cataldo Teresa, Terlizzi (BA)