La lettera di Alessandra: “All’Unibas non viene garantito il diritto allo studio”

Studentessa di architettura ci scrive per raccontarci la sua esperienza tra covid, green pass e frequenza alle lezioni

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una studentessa dell’Università della Basilicata che racconta perché è stata “costretta a sospendere gli studi”.

Buongiorno, sono una studentessa di architettura dell’Unibas attualmente con la carriera in sospeso. Ho letto il vostro articolo riguardante le sedute di laurea non trasmesse in diretta per chi non può accedere per il numero dei posti disponibili in aula magna. Volevo dirvi che il problema all’Unibas è molto più grave di quel che sembra. Io ho dovuto sospendere la mia carriera universitaria in quanto in base alle leggi del governo di obbligo di green pass in università non posso più accedere in ateneo.

Vi spiego quello che è successo. Dal 6 agosto sono stata a stretto contatto con segreteria, rettore, professori, rappresentanti degli studenti e in fine garante degli studenti. Non essendo munita di green pass e non potendomi permettere un tampone ogni due giorni mi è stato negato il mio sacro santo diritto allo studio. Inizialmente tramite una comunicazione dell’ateneo restava garantito il diritto allo studio tramite la dad ma così non è stato. Sono stata in contatto con il garante degli studenti per svariati mesi, il rettore e la responsabile di Architettura si sono detti “disponibili” a risolvere ogni problema ma anche in questo caso non è stato così.

Ho atteso che il co-rettore partecipasse ad un incontro nazionale per capire come mai tutti gli atenei di Italia adottassero la didattica mista e l’Unibas no, e bene la risposta è stata che gli altri atenei non dispongono dei posti necessari in aula per garantire il distanziamento mentre l’Unibas sì. Ora io mi chiedo come mai se ci sono intorno agli 80 iscritti annuali ai corsi di architettura le aule dispongono di 30/40 posti prenotabili dal portale di ateneo esse3, per l’Unibas i posti sono sufficienti? In più alcuni professori adottano la didattica mista e altri no, altri adottano la dad per loro esigenze personali tranquillamente, invece per le necessità degli studenti non se ne tiene conto.

Tutto questo non riguarda solo chi per motivazioni personali ha scelto di non avere il green pass ma anche chi lavorando non può essere presente in aula o chi semplicemente dopo la grande crisi che ci ha colpito negli ultimi anni non ha dei genitori che possono permettersi di pagare l’affitto. Quindi in poche parole il sacrosanto diritto allo studio “garantito” dalla costituzione e dallo statuto di ateneo che esplicita la chiara negazione della discriminazione di qualsiasi genere non viene rispettato.

Questo è il magico mondo dell’Unibas, e io ad oggi a 8 esami da una laurea magistrale quinquennale mi trovo ad essere stata costretta a sospendere il mio corso di studi a causa delle inadempienze di professori che per due anni hanno lavorato in dad e improvvisamente si sono dimenticati come si fa.

Lettera firmata

Saremo lieti di ospitare un’eventuale replica dei responsabili chiamati in causa dalla studentessa.