Non si può morire così: Rossella è vittima del lavoro che gli altri non fanno

E' possibile che su una strada quasi deserta una ragazza finisca sotto le ruote di un autobus?

Rossella è morta. Investita da un bus mentre attraversava sulle strisce pedonali quella strada maledetta che attraversa la zona industriale di Melfi. I sindacati e non solo, gli stessi operai avevano segnalato più volte agli organi competenti la pericolosità di quella zona scarsamente illuminata che poteva mettere a rischio l’incolumità dei lavoratori che vi transitano in uscita ed in ingresso dalle aziende per raggiungere le fermate degli autobus. Le autorità competenti chi sono? La politica e il  Consorzio Industriale in primo luogo. Ebbene, adesso il presidente della Regione, Vito Bardi, dichiara che al doveroso silenzio nell’immediatezza della dipartita della ragazza dovranno seguire i fatti.

Si cominci dalle responsabilità di chi pur sapendo del rischio non avrebbe assunto in tempo utile le necessarie iniziative. Certo, saranno gli inquirenti a stabilire le cause e la dinamica dell’incidente, tuttavia una riflessione è necessaria partendo da una domanda: è possibile che su una strada quasi deserta una ragazza finisca sotto le ruote di un autobus? È possibile.

Quella possibilità non è una fatalità è la probabilità che in certe condizioni qualcosa accada. Chi non ha valutato attentamente e con ragionevolezza quelle condizioni, è responsabile di questa tragedia. Chi tratta le aree industriali come zone naturalmente brutte e periferiche, chi si nascondende dietro la mancanza di risorse o dietro i cavilli burocratici, è indegno di coprire ruoli di responsabilità.

La circostanza dell’incidente non pone soltanto questioni di sicurezza, ma fa luce su criticità ben più gravi: incuria, strafottenza, negligenza nella gestione del territorio e delle sue peculiarità. Fa luce anche sulla pornografia della retorica. Non basta sollevare le questioni  e poi dimenticarsene per mesi, per anni, nella passiva attesa che quacosa accada nel bene o nel male. In questa regione, qualunque cosa accada, la soluzione che non risolve nulla è sempre la stessa: “convocare un tavolo, aprire una discussione”. Per favore, smettetela.

Rossella non è vittima della strada, è vittima del lavoro. Ma è anche vittima di una politica, vecchia e nuova, e di un ceto dirigente vecchio e nuovo, incapace di guardarsi intorno, di ascoltare, di vedere, di valutare. Non si muore mai per caso: Rossella è vittima del lavoro che gli altri non fanno. Speriamo non sia morta invano.